Dopo il terremoto e lo tsunami, i costruttori del Sol Levante tentano di rimettersi in piedi nonostante le ingenti perdite.
Dopo il terremoto e lo tsunami, i costruttori del Sol Levante tentano di rimettersi in piedi nonostante le ingenti perdite.
Il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone lasciandolo in uno scenario apocalittico, oltre a seminare morte e distruzione, ha portato ingenti danni alle case automobilistiche del Sol Levante che hanno dovuto far fronte ad un calo improvviso della capacità produttiva dei loro impianti.
Toyota ha perso la produzione di ben 200.000 veicoli nel mese di marzo e la maggior parte degli impianti Toyota e Lexus non sarà operativa fino a metà aprile a causa della mancanza di fonti energetiche. Per il momento sono in funzione solamente due impianti mentre 16 non possono lavorare: il risultato è che per adesso i modelli prodotti sono diminuiti drasticamente.
Le perdite Nissan sono stimate in circa 55.000 veicoli; inoltre, questo costruttore ha una fabbrica di motori in Iwaki City, che si trova nella zona del terremoto ed ha subito alcuni danni molto gravi. L’idea è quella di ripristinarne la capacità produttiva entro la fine di aprile. Entro metà di questo mese comunque, la Nissan dovrebbe riprendere le attività anche se l’assemblaggio di nuove vetture procederà in forma ridotta.
La Honda che ha dei centri di produzione a Tochigi, ha subito la scomparsa di un operaio e il ferimento di altri 16 lavoratori. Le perdite stimate dall’interruzione della produzione a causa del terremoto, ammontano a 46.000 veicoli e il costruttore ha deciso di diminuire di oltre il 50% la produzione delle sue sedi nel Nord America anche se non ha specificato per quanto tempo. La casa giapponese comunque non si è persa d’animo e si aspetta che i suoi siti produttivi tornino ad essere operativi entri l’11 di aprile.
Una situazione difficile, aggravata dal metodo “just in time” che prevede un approvvigionamento delle componenti per la produzione dei veicoli limitato alle necessità del momento allo scopo di abbattere i costi. Un momento complicato, che si rifletterà anche sui costruttori americani, i quali utilizzano diverse parti meccaniche provenienti dal Giappone. Nonostante tutto però, c’è qualcuno che vede la luce in fondo al tunnel, come l’analista Christopher Richter, secondo il quale i costruttori giapponesi saranno in grado di recuperare già dal prossimo anno.