Siamo davvero alle soglie di una rivoluzione tecnologica in grado di cambiare in modo radicale l’auto?
Siamo davvero alle soglie di una rivoluzione tecnologica in grado di cambiare in modo radicale l’auto?
Sinora il mondo dell’auto è stato diviso tra quelli che credono nell’avvento delle auto 100% elettriche e quelli che confidano nelle capacità di sviluppo delle auto ibride, nelle diverse declinazioni (plug-in, EREV, micro-hybrid).
Sullo sfondo il possibile sviluppo tecnologico delle fuel cell, le celle che utilizzano l’idrogeno come produttore di energia elettrica, sulle quali si vanno consolidando alleanze impensabili tra costruttori profondamente diversi: Mercedes, Honda, Ford, Toyota.
Poi inaspettatamente e quasi in contemporanea, i due colossi, tecnologici ma anche finanziari, della connettività – Apple e Google – si affacciano al mondo dell’auto, con avvisaglie di approcci diversi ma figli della stessa logica.
Con la stessa di iPhone, la mela immagina un’auto elettrica, iperconnessa, ipertecnologica, che come l’i-Phone rispetto ad un telefono, cambia radicalmente la funzione e l’uso dell’auto, ampliandone a dismisura le funzioni di utilizzo (mobilità, connettività, informazione, sicurezza) e trasformandola in una smart car.
Google invece…quasi lo stesso, ma partendo dalla sua eccellenza, la possibilità cioè di utilizzare un sistema di guida e orientamento che sollevi totalmente gli utilizzatori della “casa tecnologica semovente” dall’onere della guida. Quindi alla base dell’idea Google non l’auto in sé ma il controllo totale della sua mobilità.
Ecco in cosa si differenziano nella base le due idee, da una parte una rivoluzione d’uso dell’auto, dall’altro una tecnologia di guida e controllo totale per l’auto, casa in mobilità.
Mentre la prospettiva prioritaria per Google è quella di ideare e fornire tecnologia di controllo totale ai produttori di auto e solo secondariamente di essere essa stessa produttore, Apple cerca la strada per un nuovo modo, totalmente originale, di proporre un “prodotto auto” completamente nuovo e diverso che replichi l’approccio vincente dei suoi precedenti, rivoluzionari prodotti.
Quindi mentre Google sperimenta a Mountain View, su SUV anonimi e tra poco city car, il suo sistema per una guida totalmente autonoma dal conducente, Apple ha fatto razzia di manager e tecnici di massimo livello provenienti da Ford, Mercedes, General Motors e, dicono in molti, sembra intenzionata a rilevare Tesla, punta di diamante della produzione automobilistica elettrica.
Le sole voci hanno fatto schizzare il valore di Tesla, che solo un anno fa sembrava sulla soglia del fallimento, ma certamente l’acquisizione accorcerebbe i tempi e aumenterebbe la fattibilità progettuale e realizzativa di una Apple iCar, così come la prospettata acquisizione di Magna Steyr.
Dopo una reticenza assoluta rispetto alle prime indiscrezioni, i portavoce di Cupertino hanno lasciato trapelare un’ammissione che si sta lavorando ad un progetto rivoluzionario di smart car, ma che comunque una iCar non potrebbe nascere prima del 2020.
Gli altri competitor dei due colossi tecnologici non sono rimasti certo a guardare e a loro volta si stanno muovendo per cogliere le opportunità che la rivoluzione aprirebbe, smart car dopo smart phone.
Sony, Samsung e i colossi cinesi della tecnologia creano divisioni, società e progetti “auto” e l’interesse per l’acquisizione di innovatori di tecnologie elettriche e di app utilizzabili per l’auto iperconnessa cresce ogni giorno di più.
E i produttori di auto? Sostanzialmente ancora indecisi tra un atteggiamento attendista e un po’ scettico del tipo “ma vediamo questi dove vogliono arrivare, noi intanto produciamo automobili e semmai faremo accordi di fornitura di tecnologia” e chi invece si va convincendo che la rivoluzione sarà reale e cambierà il rapporto di forza tra il produttore di auto ed il colosso tecnologico.
Per fare un esempio Apple, vale più di tutti i costruttori americani messi assieme (178 mld di dollari di liquidità contro i 168 mld di Ford+GM+FCA+Tesla). In questo contesto di posizioni ancora solo abbozzate, di strategie di lungo periodo da consolidare, ha fatto rumore, come al solito, per il suo approccio diretto e fuori dal coro, un’esternazione di Sergio Marchionne che non esclude la possibilità che al posto della prospettata ricerca di accordo con un altro grande produttore automobilistico, cui FCA aspira per ridurre i costi e massimizzare i ricavi, prospettiva a cui Ford e GM ad esempio hanno reagito con freddezza, si consolidi un’alleanza tra un produttore automobilistico e un big tecnologico, come Apple o Google.
Forse Marchionne ha fiutato giusto, forse siamo alle soglie di una rivoluzione dell’auto che cambia radicalmente il ruolo della tecnologia nel modo di progettare e realizzare l’automobile e nel quale saranno i big tecnologici i veri produttori.
Tra cinque anni sapremo con certezza se di rivoluzione si tratta o se, come è accaduto sino ad ora, soltanto di un normale processo evolutivo, come altri che l’hanno preceduto.