Una classe dirigente che snobba le auto italiane e offre un’avvilente vetrina mediatica ai produttori tedeschi.
Una classe dirigente che snobba le auto italiane e offre un’avvilente vetrina mediatica ai produttori tedeschi.
Si può rappresentare il proprio paese discreditando platealmente i prodotti nazionali? In Italia sembra di sì, visto che i massimi rappresentanti del nostro screditato belpaese – che con tanti sforzi cerca di superare la fase di post crisi mondiale – si ostinano ad utilizzare (in veste ufficiale si noti bene, non in privato) quasi esclusivamente auto di stato tedesche, Audi e Bmw in particolare.
Perchè non scegliere invece Lancia, Alfa Romeo o Maserati? Provate anche solo ad immaginare Angela Merkel o Nicolas Sarkozy a bordo di un’auto non tedesca o non francese. Persino il David Cameron leader di un paese che non ha più un’industria automobilistica nazionale, o la casa reale, hanno almeno l’attenzione ad utilizzare auto d’immagine inglese, come Jaguar, Rolls Royce e Aston Martin, anche se la proprietà è ormai non nazionale.
E la tesi della qualità è una scusa banale e comunque fuori luogo, al cospetto di un dovere d’immagine che è istituzionale e direttamente collegato al ruolo. Nicolas Sarkozy peraltro ha utilizzato orgogliosamente, anche in consessi internazionali, una tra le più brutte limousine della storia dell’auto, la Renault Vel Satis, senza manifestare alcun imbarazzo nel confronto diretto con Audi, Bmw e Mercedes.
Per qualche tempo una delle motivazioni più utilizzate per la non scelta è stata quella del livello di blindatura omologato. Colossale sciocchezza, problema facilmente risolvibile, ma giustificazione beffa per sudditi ignoranti.
La verità è che sull’etica del ruolo di rappresentanza del proprio paese, prevale la logica del gusto personale, in totale dispregio dei doveri connessi al ruolo. Invece lo spot mediatico gratuito che chi dovrebbe difendere, promuovere e tutelare il nostro sistema produttivo, diffonde, nel modo più eclatante, è tutta a favore dei competitor diretti delle auto italiane.
Da anni i richiami di opinionisti, media e Confindustria cadono nel vuoto e temo che non servirà neppure l’intervento sul tema che persino il quotidiano cattolico l’Avvenire ha pubblicato qualche settimana fa. Sordi, arroganti o semplicemente menefreghisti, in ogni caso protagonisti di un comportamento che offende e che deve cessare. Meno male che almeno il Capo dello Stato sta ben attento ad utilizzare solo Thesis, Maserati Quattroporte e la splendida, nostalgica Flaminia Presidenziale.
Stanno per arrivare la nuova Thema e la nuova Quattroporte. Possiamo sperare che sia la volta buona e che tutti, ma proprio tutti, coloro che rappresentano il paese in importanti ruoli istituzionali tornino a “viaggiare italiano”?