In occasione del Forum internazionale delle polizie locali è emerso che in Italia ci sono più autovelox che etilometri. Con differenze tra regioni.
In occasione del Forum internazionale delle polizie locali è emerso che in Italia ci sono più autovelox che etilometri. Con differenze tra regioni.
Più autovelox che etilometri. Questo il dato più eclatante emerso durante l’ultima giornata del 4° Forum internazionale delle polizie locali in fase di chiusura a Riva del Garda, in provincia di Trento.
Questa riflessione è suffragata dalle cifre: se le forze dell’ordine dispongono in media di 6,2 rilevatori della velocità ogni 100.000 abitanti, quelli per calcolare il tasso di alcool presente nel sangue sono solo 2,2. Anche in questo caso, sussistono forti differenze tra regione e regione: il maggior numero di autovelox sono percentualmente in Val d’Aosta (13,6 ogni 100.000 abitanti) mentre in fondo alla classifica la Sicilia, con 2,7. Sorta simile per gli etilometri, che non seguono la produzione di vino ma hanno criteri – anche qui – regionali: 4,4 apparecchi per 100.000 abitanti in Veneto e 0,4 in Calabria, segno che il controllo delle forze dell’ordine segue un andamento geografico incomprensibile.
Lo stesso vale per gli apparecchi che misurano il tasso di inquinamento dei veicoli: gli opacimetri sono in media 0,2 ogni 100.000 abitanti, con una punta di 1 in Lombardia (regione super monitorata da questo punto di vista) e una totale mancanza in regioni come Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Umbria e Valle d’Aosta.
Questi dai fanno sorgere un dubbio negli automobilisti: che le autorità si dotino di quegli strumenti – come l’autovelox – che aiutano a “fare cassa” mentre snobbano quelli che sono utilissimi in fase di prevenzione della salute o della sicurezza ma non portano entrate da registrare in bilancio.
“Questo studio – ha detto Michele Giardiello, direttore degli studi e delle ricerche della Fondazione ACI Filippo Caracciolo – punta a creare un’anagrafe delle polizie locali per verificare quali siano le strutture e le dotazioni in organico ai vari comandi sparsi per l’Italia, in modo da fornire uno strumento alle istituzioni nazionali e locali che vogliono riformare o ammodernare tutta la filiera”.