I veicoli d’epoca devono essere mantenuti nelle condizioni di origine. Il retrofit elettrico, se effettuato, deve essere sempre reversibile.
Giusto poco più di un anno fa, il “Royal Wedding” fra il principe Harry e Meghan Markle aveva richiamato su di se l’attenzione degli enthusiast di auto d’epoca per la singolare scelta dello sposo di presentarsi alla St. George Chapel del castello di Windsor al volante di una storicissima (e dall’allure intonata all’ambiente) Jaguar E-Type Cabriolet. Differenza – peraltro non da poco – con la “Open Two Seater” di Coventry dell’epoca, l’adozione di un gruppo di propulsione 100% elettrico al posto del classico “Straight Six” di origine. Era stata, quella, un’occasione d’oro per sdoganare la pratica del “restomod”, neologismo che indica l’intervento di restauro di un’auto storica, e contestualmente un progetto di profonda modifica dei suoi componenti. Una filosofia che, dal canto suo, recentemente si è ampliata al concetto di “retrofit”, vale a dire in questo caso la sostituzione del gruppo motopropulsore con un modulo elettrico “tout court”.
La novità, indirettamente amplificata dalla regale neo-coppia di sposi, fece immediatamente il giro del mondo, offrendo agli appassionati una possibilità in più per continuare ad utilizzare la propria “veterana” senza alcuna preoccupazione per eventuali blocchi futuri alla circolazione delle auto storiche, così come per scongiurare i divieti di transito nelle aree urbane delle principali città che, negli anni a venire, potrebbero limitare il passaggio anche ai veicoli d’epoca.
Elettrificare l’auto storica: è etico?
I vertici degli enti istituzionali preposti alla tutela del patrimonio storico “su ruota” europeo si sono tuttavia già interrogati su questa pratica (peraltro ancora poco diffusa), chiedendosi se la trasformazione di un’auto storica a combustione in una “elettro-vintage” sia etica. Ovvero: è possibile affrontare un’operazione di retrofit mantenendo intatto il fascino dell’auto d’epoca, oppure ciò è destinato ad, inevitabilmente, stravolgerne l’immagine, e a non poter più considerare come storica una vettura riconvertita in elettrico?
Dalla FIVA parere contrario
In questi giorni, la “Fédération Internationale des Vehicules Anciens“, sostiene che, in linea generale, no: un veicolo storico è tale se rimane inalterato nelle proprie caratteristiche. “Vietata”, dunque, almeno dal punto di vista della Federazione, la trasformazione di una vettura d’epoca in elettrico. La notizia, fra l’altro, viene diffusa proprio nei giorni di svolgimento di Auto e Moto d’Epoca 2019, rassegna di Fiera di Padova che, fino a domenica 27 ottobre, richiama migliaia di “addetti ai lavori” della filiera del motorismo vintage e centinaia di migliaia di appassionati, tutti accomunati dal medesimo entusiasmo nei confronti delle auto e moto storiche: un comparto, un tempo “nicchia” per pochi connaisseur, ed oggi sempre più centrale nel quotidiano collettivo, tanto da avere nel tempo dato vita ad una filiera parallela a quella dei veicoli di attuale produzione. Logico, quindi, che ciò faccia parlare di sé.
Auto storiche riconvertite in elettrico: gli esempi non mancano
La citata Jaguar E-Type elettrica, peraltro sviluppata “in casa” dalla stessa Casa costruttrice che mette a disposizione un kit di conversione “a zero emission”, non è che un esempio fra quelli attualmente in fase di sviluppo o già proposti sul mercato degli appassionati: ricordiamo, fra gli altri, il progetto EV Classic messo a punto nei mesi scorsi dal reparto Aston Martin Heritage; la recentissima Volkswagen e-Beetle (uno storico VW Maggiolino Cabriolet riconvertito in elettrico dalla nuova business unit indipendente Volkswagen Group Components) esposta al Salone di Francoforte 2019; e ancora: Renault e-Plein Air, un prototipo di Renault 4 in versione “spiaggina” (per fare concorrenza a Citroen e-Méhari?) allestito nei mesi scorsi dalla Marque à Losange sfruttando il powertrain di Renault Twizy; e, sempre guardando oltremanica, Swindon Powertrain, azienda già assurta alle cronache per avere sviluppato il sistema di alimentazione destinati a Mini e-Classic (e che, nei giorni scorsi, ha annunciato un progetto di realizzazione per un motore elettrico di piccole dimensioni, adatto ad essere installato su vetture di fascia sportiva, veicoli commerciali, fuoristrada e, appunto, auto storiche); sempre dal Regno Unito, all’edizione 2019 del Goodwood Festival of Speed ha fatto bella mostra di se una Ford Mustang “Model Year 1967” riconvertita in elettrico dall’azienda inglese Charge Automotive.
Retrofit elettrico: l’Italia è arrivata per prima
La possibilità di sostituire il motore termico di un autoveicolo in elettrico ha in anni recenti visto l’Italia (attraverso l’approvazione del decreto legge 134/2012 che autorizza la conversione in veicolo elettrico, e la successiva pubblicazione – gennaio 2016 – del regolamento attuativo in Gazzetta Ufficiale) occupare un ruolo di capofila fra le nazioni europee nello stabilire le procedure tecniche ed amministrative in materia di omologazione dei sistemi di conversione 100% elettrica per autovetture, autobus e mezzi pesanti. Ciò ha dunque aperto un nuovo settore: quello relativo ai kit di trasformazione, a cura di aziende specializzate e che possono essere installati da officine specializzati.
Le ragioni del “no”
I vertici FIVA, nell’analizzare la questione inerente alla conversione dell’auto storica da “termica” ad elettrica, ne soppesano obiettivamente i pro e i contro. Pure riconoscendo “Le motivazioni di alcuni proprietari che possono far decidere ad elettrificare il veicolo”, e osservando che “In conformità con la legge e le normative in vigore, tutti i cambiamenti riguardano la sfera personale”, puntano i riflettori su un’antitesi di fondo: in buona sostanza, indica un comunicato diffuso in questi giorni, “La conversione di veicoli d’epoca che in origine vengono equipaggiati con motorizzazioni a combustione i veicoli elettrici è contraria alla definizione FIVA di veicolo d’epoca, e non supporta la ‘vision’ di base che si incarica di preservare l’identità storica dei veicoli e la cultura ad essi associata”. Secondo la “Fédération”, “Le autovetture convertite in elettrico non possono essere più considerate auto storiche. A meno che le modifiche non siano soltanto ‘periodiche’”.
Cosa vuol dire “auto storica”
Ciò che, per FIVA, concorre alla definizione di veicolo storico è, nell’ordine, il fatto che esso abbia almeno trent’anni di età; che sia conservato e venga mantenuto nelle corrette condizioni dal punto di vista storico, che non debba essere utilizzato come mezzo di trasporto quotidiano, e che faccia parte del patrimonio tecnico e culturale collettivo. “A nostro avviso, la definizione di ‘storicità’ per un veicolo non va vista tanto nelle sue forme, né nello stile; quanto nel modo attraverso il quale la vettura sia stata costruita e prodotta in origine”.
Un escamotage: conservare tutti i componenti d’origine
Quanto esposto indica sostanzialmente una modifica non reversibile: la ricetta per elettrificare la propria auto storica senza rischiare di non vedersela più considerata come tale, in realtà esiste. È sufficiente tenersi da parte tutte le parti di origine, ed essere pronti a rimontarle quando necessario. “Se un proprietario, un tecnico o un’azienda costruttrice scelgano di effettuare questo tipo di conversione su un veicolo storico, FIVA raccomanda vivamente che le modifiche siano reversibili, con tutti i componenti originali contrassegnati e conservati in modo sicuro, per poter essere reinstallati al loro posto in futuro, se lo si desidera, e riportare l’auto d’epoca alle condizioni di origine”.