Soltanto 399 esemplari, a prezzi stratosferici, per la “barchetta” che attualizza le storiche biposto Sport costruite da Bruce McLaren a metà anni 60.
Sarà una coincidenza? Non è dato saperlo. Probabilmente si tratta di un evento casuale, tuttavia è simpatico credere che le “magnifiche sorti e progressive” delle novità di altissima fascia sportiva si incontrino, oggi (giovedì 14 novembre 2019) proprio mentre nei cinema di tutta Italia debutta in prima visione il film “Le Mans 1966: la grande sfida” in cui si racconta lo scontro fra la superpotenza Ford e Ferrari alla “Maratona della Sarthe” di cinquantatréanni fa, che si concluse con la vittoria della GT40 di Bruce McLaren e Denis Hulme.
Omaggio alle prime biposto Sport costruite da Bruce McLaren
E mentre “a casa nostra” viene presentata Ferrari Roma, quinta novità di un prolifico 2019 da parte del “Cavallino”, oltremanica avviene il “vernissage” di McLaren Elva, hypercar che per impostazione delle linee, livrea esterna ed immagine complessiva rende omaggio alla storia della factory di Woking e del suo fondatore: poco più di un anno prima di vincere alla 24 Ore di Le Mans, Bruce McLaren aveva già dato vita alla propria scuderia – Bruce McLaren Motor Racing Ltd, inizialmente con sede a New Maiden, successivamente a Colnbrock, nei dintorni di Londra – ed aveva prodotto i primi modelli. Nello specifico, le M1A ed M1B, allestite appoggiandosi alla piccola Casa semi-artigianale Elva Cars (azienda che faceva parte della holding Trojan che all’epoca importava ufficialmente gli scooter Lambretta per il Regno Unito). Le McLaren degli esordi, equipaggiate con unità motrici Oldsmobile “F85” 4.5 V8 rielaborato dallo specialista californiano Traco, e più avanti Chevrolet 5.9 V8, vennero impiegate nelle competizioni della categoria Can-Am (serie che si svolgeva in Canada ed USA ed era aperta alle vetture Sport biposto appartenenti al Gruppo 7), in cui il binomio McLaren-Denis Hulme fu poi imbattibile dal 1967 al 1971.
Questo excursus storico è opportuno per meglio mettere a fuoco gli atout del nuovo progetto McLaren Elva: un omaggio alle prime biposto Sport costruite dall’azienda “Kiwi” espressamente per le competizioni, e una ulteriore dimostrazione della ampia versatilità del marchio di Woking, che nel presente 2019 ha via via presentato i modelli 600LT Spider e GT (più alcune serie speciali allestite dalla Divisione MSO-McLaren Special Operations), e lo scorso maggio ha raggiunto il traguardo delle 20.000 unità prodotte in meno di un decennio.
Dichiarata rivale di Ferrari SP1 ed SP2 Monza
Chiamata, in un turn-over con la hypercar Senna, ad occupare una posizione di vertice nella gamma “Ultimate Series” (che si caratterizza per soluzioni tecnologiche e sportive “estreme”), McLaren Elva va altresì a rappresentare un ruolo di competitor nei confronti di Ferrari SP1 ed SP2 Monza (ovvero i primi modelli “new rétro” che inaugurano la famiglia “Icona”) e della altrettanto specialissima Ecurie Ecosse LM69, cioè la “recreation” in edizione limitata della leggendaria Jaguar XJ13 che avrebbe potuto prendere parte alle gare di durata di fine anni 60 e che invece non corse mai, rimanendo per sempre una splendida incompiuta.
Prezzi e “tiratura”
Già definita la timeline di “lancio” commerciale ed i prezzi di vendita: McLaren Elva verrà prodotta in 399 unità, con importi che partiranno da oltre 1.425.000 sterline (corrispondenti a circa 1.665.000 euro, e comunque destinati a salire in funzione delle numerosissime possibilità di personalizzazione realizzabili dalla Divisione MSO su specifica richiesta del singolo acquirente). Le prime consegne sono previste per la fine del 2020.
Corpo vettura: niente parabrezza
Realizzata facendo ricorso pressoché totale alla fibra di carbonio (telaio e pannelli carrozzeria), la nuova hypercar-roadster (o, se si preferisce un eufemismo, “hyper-roadster”) McLaren Elva mette in evidenza, intorno al cockpit, un gioco di linee che, facendo ricorso ad un sistema Active Air Management System di canalizzazione dei flussi aerodinamici dalla parte anteriore del veicolo – dove è presente uno spoiler mobile, avente un’estensione verticale di 150 mm – verso la zona posteriore, “bypassa” l’abitacolo spingendo verso l’alto l’azione dell’aria. Mediante questo sistema (simile, peraltro, a quello progettato nei mesi scorsi per Ferrari SP1 Monza), si rende così superflua l’adozione del parabrezza, la presenza di finestrini laterali e di qualsivoglia lunotto alle spalle dell’abitacolo. Teoricamente, quindi, l’utilizzo del casco non sarebbe obbligatorio (da parte nostra, tuttavia, ci sentiamo di consigliarlo vivamente).
Aerodinamica raffinatissima
“Obbligatoriamente” accurata, l’impostazione dinamica del corpo vettura studiata dai tecnici di Woking per la nuova McLaren Elva è al passo con i tempi: oltre al sistema che esclude l’abitacolo dagli “schiaffi” dell’aria, la nuova hypercar inglese presenta un modulo di aerodinamica attiva che comprende un sistema di splitter e flaps laterali, un dispositivo di controllo del raffreddamento all’unità motrice e di mantenimento della giusta temperatura ai freni (carboceramici sinterizzati e dalle dimensioni generose ma non “enormi”: all’avantreno, i dischi presentano un diametro di 390 mm) ed un alettone posteriore attivo che, per questo, svolge anche una funzione di supporto nelle fasi di frenata. A contribuire all’attenzione ai pesi (la massa del veicolo non viene al momento resa nota: non si dovrebbe in ogni caso andare oltre 1.200 kg) concorrono un impianto di scarico in Inconel (materiale già utilizzato in F1) e titanio ed i cuoi terminali vengono prodotti attraverso un procedimento di stampa 3D, ed un abitacolo volutamente “minimal”, nel quale la fibra di carbonio è la finitura dominante.
Motore: è quello della hypercar Senna
Sotto il cofano – o meglio: alle spalle dell’abitacolo -, McLaren Elva viene equipaggiata con… una vecchia conoscenza: l’unità motrice 4.0 V8 da 815 CV ed 800 Nm di coppia massima presa pari pari da McLaren Senna, ed abbinata a un cambio a sette rapporti con levette al volante. I valori prestazionali sono, come è logico attendersi, di assoluto rilievo: la velocità massima non viene resa nota (superfluo in ogni caso ipotizzare che McLaren Elva sembra essere in grado di superare abbondantemente i 300 km/h), mentre i tempi di accelerazione vengono dichiarati: “Meno di 3 secondi” per lo scatto da 0 a 100 km/h, e 6”7 per accelerare da 0 a 200 km/h, come dire un decimo di secondo in meno rispetto alla hypercar Senna che si prepara a passare il testimone ad Elva di modello al vertice della gamma “Ultimate Series”.