Una sanzione da 20 milioni di euro “raccomandata” dall’Agenzia di controllo sulle Borse all’Ente che regolamenta le attività finanziarie delle società.
Un ulteriore capitolo potrebbe essere pronto ad aggiungersi al già corposo “affaire” legato al clamoroso arresto dell’ex amministratore delegato della “big Alliance” Renault-Nissan-Mitsubishi Carlos Ghosn, avvenuto improvvisamente nel novembre del 2018 con l’accusa, a suo carico, di avere commesso una serie di illeciti finanziari e di avere fatto ricorso, per fini personali, a parte delle risorse dell’azienda.
Non è un vincolo
Si tratta, in queste ore e secondo quanto reso noto dalla SESC-Securities and Exchange Surveillance Commission (l’Agenzia giapponese di controllo sulle attività dei mercati finanziari), di una possibile sanzione da 2,4 miliardi di yen – corrispondenti a poco più di 19,9 milioni di euro – che l’Authority di vigilanza sui mercati ha indicato come “raccomandazione” nei confronti di Nissan. Non si tratterebbe, dunque, di un atto vincolante; quanto in una richiesta, avanzata dall’Agenzia giapponese (che corrisponde alla italiana Consob) all’Authority nazionale FSA-Financial Service Agency (ovvero l’ente di Governo locale che ha il potere di elevare sanzioni a carico delle aziende e delle società), di comminare una multa a carico di Nissan. Nella motivazione si individuerebbero, in effetti, alcune responsabilità inerenti alle retribuzioni dei dirigenti dell’azienda relativamente al periodo che va dal 2005 al 2018: l’analisi delle dichiarazioni fiscali operata dalla Securities and Exchange Surveillance Commission avrebbe portato in luce quattro anni di violazioni, dal 2014 al 2017.
Lo scorso settembre la sanzione USA
Se la multa indicata dalla SESC alla FSA dovesse trovare accoglimento e quindi venisse effettivamente comminata, andrebbe ad aggiungersi alla sanzione da 16 milioni di dollari (circa 14,54 milioni di euro) per la maggior parte (15 milioni di dollari) a carico di Nissan (Carlos Ghosn venne condannato al pagamento di un milione di dollari), decisa lo scorso settembre al termine dell’inchiesta avviata dalla SEC-Securities and Exchange Commission – cioè la Commissione USA sui titoli e sugli scambi – sulle irregolarità che sarebbero emerse nei compensi per lo stesso ex plenipotenziario Renault-Nissan-Mitsubishi. L’indagine, svolta dietro precedente inchiesta della Procura di Tokyo conseguente ad una denuncia presentata dai vertici Nissan, era stata avviata in merito ad un ipotizzato occultamento di fondi di remunerazione a favore di Ghosn: si parlò, in quell’occasione, di fondi-fantasma per oltre 90 milioni di dollari come compensi, ed una indennità di pensionamento “gonfiata” per una cifra che si sarebbe aggirata su 50 milioni di dollari. Il processo nei confronti di Carlos Ghosn, incriminato per diversi reati (dalle false dichiarazioni fiscali all’utilizzo indebito dei fondi aziendali) inizierà nella primavera del prossimo anno.
Nissan non intende contestare
Nei prossimi giorni si saprà se Nissan intenda fare ricorso: azione che, in ogni caso, potrà avvenire soltanto dopo l’ufficialità del provvedimento da parte della Financial Service Agency. Tuttavia, come evidenziato da una news pubblicata in queste ore da Asia Times, “Salvo circostante eccezionali o altri motivi, la società non intende contestare i fatti asseriti e l’importo della sanzione amministrativa pecuniaria”.