Il mondo dell’auto saluta Carroll Shelby, scomparso a 89 anni. Vincitore a Le Mans nel 1959, con la Cobra (1962) inventò il concetto di muscle car.
Il mondo dell’auto saluta Carroll Shelby, scomparso a 89 anni. Vincitore a Le Mans nel 1959, con la Cobra (1962) inventò il concetto di muscle car.
Alzi la mano chi non ha mai desiderato di sedersi, almeno per un momento, al volante di una AC Cobra 427. Di restare imbambolato all’ascolto del rozzo e pesante V8 che sprigiona il metallico rombo dai due scarichi laterali: un “ferro” nato dalla filosofia motoristica che più made in USA non si può, ovvero potenza e coppia a palate, rumore inconfondibile e linea vistosa. Talmente “muscolosa” da avere contribuito, una volta trasferita dalla Cobra alla Mustang, alla nascita dell’appellativo Muscle Car che, ancora oggi viene tenuta in considerazione dalle Case auto americane.
Ebbene, fra i protagonisti della nascita del concetto di auto sportiva a stelle e strisce, un posto di primo piano va a Carroll Shelby, leggendaria figura di self made man tipicamente USA, capace di creare da solo (o quasi) uno dei marchi più conosciuti dell’automobilismo tutto sport e performance.
Carroll Shelby non c’è più: il creatore, fondatore e deus ex machina di Shelby – American se n’è andato, in questi giorni, all’età di 89 anni. Un’età nella quale la maggior parte delle persone da tempo si godono la pensione. Lui no: dopo qualcosa come 60 anni nel mondo delle auto, non aveva mai smesso, di fatto, di occuparsi della realizzazione di modelli high performance. Dalla eterna Cobra (da trovarlo, nel mondo, il proprietario di un marchio che, di fronte alla miriade di “repliche” e kit car a immagine e somiglianza della 427, osservi serafico: “Lasciateli fare, sono tutte repliche ben fatte. In fondo, serve anche questo per apprezzare di più le nostre Cobra originali”), alla Mustang Shelby, fra le capostipiti del concetto di coupé sportiva all’americana.
La famiglia di Carroll Shelby, dalla sua Dallas nella quale è cresciuto e vissuto (era nato a Leesburg, sempre in Texas, l’11 gennaio 1923), ne ha dato l’annuncio solo sabato sera. I motivi della scomparsa di Shelby non sono stati resi noti; tutto fa pensare che siano la conseguenza di una polmonite contratta alcune settimane fa, aggravata dal fatto che Shelby, nella sua lunga vita, ha anche attraversato altri problemi di salute, tutti cardiaci.
Fu proprio una malformazione al cuore a impedirgli di proseguire la carriera di pilota professionista, iniziata nel 1952, a 30 anni, sulle dragstrip del Texas al volante di una già allora vecchiotta Ford V8 Coupé (lo stesso tipo che, nell’anteguerra, aveva visto gli esordi, nelle “carreteras” argentine, di “un certo” Juan Manuel Fangio) e terminata nel 1959, dopo la vittoria alla 24 Ore di Le Mans, in coppia con l’inglese di origine italiana Roy Salvadori sull’Aston Martin DBR1.
La sua fortuna nasce dal ritiro agonistico. Nel 1962 sviluppò un ibrido destinato a restare nella storia, la Cobra: telaio e carrozzeria della spider inglese AC, motore Ford V8 small-block. La vettura, omologata in categoria GT nel 1963, è una icona del motorsport a stelle e strisce. E’ stata, poi, la volta della Mustang, declinata nelle versioni GT350 e GT500; senza dimenticare la sua consulenza nel progetto Ford GT40, quattro volte vincente a Le Mans (1966, 1967, 1968, 1969) e prodotta come conseguenza del famoso “grande rifiuto” di Enzo Ferrari, nel 1964, al possibile acquisto del Cavallino da parte di Ford.
L’avventura di Shelby è continuata fino ad oggi, con la Ford Shelby GT500 Model Year 2012: una Mustang da 800 CV, finora il V8 di produzione più potente del mondo.
L’impegno di Carroll Shelby, tuttavia, non è diretto a senso unico nel mondo dell’automobile: a lui si deve la creazione della Carroll Shelby Foundation, una Fondazione che si occupa di fornire assistenza a bambini e ragazzi affetti da malattie cardiache e renali.