Una delle due Mustang del film del 1968 con Steve McQueen è anche quella con il valore più alto mai raggiunto ad un’asta pubblica.
Quanto vale la storia? Tanto, tantissimo. O meglio: un corrispettivo adeguato all’importanza dello strumento che ne certifica l’appartenenza ad un ben preciso contesto-mito: un ambito nel quale, in senso assoluto, il denaro assume una valenza di veicolo utile a dimostrare l’unicità di un “oggetto”. Soltanto così si possono interpretare le cifre che periodicamente vengono raggiunte dalle opere d’arte, di per se uniche in quanto espressioni dell’ingegno finalizzato ad un ben determinato momento. E l’indicazione “opera d’arte” va assegnata anche ad una vettura che, soltanto “in partenza”, venne a suo tempo allestita su uno dei modelli più longevi e conosciuti della storia; tuttavia, per il ruolo che esso ricoprì, è a buon diritto catalogabile come “one-off”, cioè un esemplare unico.
Si tratta della Ford Mustang Fastback GT390 del 1968 in tinta Dark Highland Green che, in quello stesso anno, venne utilizzata nelle riprese del film “Bullitt” nel quale Steve McQueen diede ancora una volta sfoggio delle proprie doti di mattatore della scena dal punto di vista recitativo e acrobatico, in quanto non si appoggiò ad alcuna controfigura per girare le scene di esterni (leggendaria la sequenza di ben 10 minuti dell’inseguimento lungo le impegnative salite e discese di San Francisco, con la Dodge Charger R/T – altra “muscle car” dell’epoca d’oro – della coppia di sicari assoldati dalla mafia per eliminare McQueen-Frank Bullitt).
Mai così tanto per una Mustang
Ebbene: una delle due Mustang Fastback GT390 coprotagoniste della pellicola di Peter Yates, talmente “iconica” da avere recentemente ispirato la realizzazione di una serie speciale “Bullitt” su base Ford Mustang, è stata nelle scorse ore battuta all’asta. La cifra raggiunta a Kissimmee (Florida) ad un “incanto” organizzato da Mecum (Casa d’aste specializzata proprio in muscle car), 3,4 milioni di dollari – corrispondenti a circa 3 milioni di euro -, che però diventano 3,74 milioni se si tiene conto dei diritti di asta, ne fa il valore più elevato mai raggiunto da una Ford Mustang ad un’asta pubblica. Superiore, per dire, anche ai 2,2 milioni di dollari (ovvero poco meno di due milioni di euro) sborsati nei mesi scorsi da un facoltoso appassionato per aggiudicarsi una Ford Mustang Shelby GT500 Super Snake del 1967.
Il secondo proprietario l’aveva pagata 3.500 dollari…
Quasi tre milioni e mezzo potrebbero, ad una prima occhiata, essere considerati come una cifra da sogno. E, al di là dell’effettiva entità di tale importo, per la stragrande maggioranza delle persone lo sono. In realtà, Sean Kiernan, 38enne figlio dell’assicuratore del New Jersey Robert Kiernan che nel 1974 l’aveva acquistata da un agente di polizia di New York (guarda un po’ il caso…) al quale era stata nel 1970 ceduta da un dipendente della Paramount Pictures, avrebbe voluto “spuntare” un prezzo ben maggiore: addirittura, 5 milioni di dollari, importo che anche agli esperti sarebbe apparso in un primo momento come adeguato. Kiernan, invece, dovrà “accontentarsi” di 3,4 milioni di dollari; somma, in ogni caso, più che sufficiente per assicurarsi un’esistenza serena. È tuttavia da rimarcare il fatto che, tanto il primo proprietario (il poliziotto newyorkese) quanto Kiernan padre, sborsarono entrambi 3.500 dollari per l’acquisto di una delle due Mustang “hero car” (l’altra, utilizzata nelle scene più spettacolari del film, modificata nella meccanica per esigenze di scena e per questo indicata dalla produzione come “Jumper”, venne ritrovata nel 2017 presso un demolitore nella Baja California e totalmente restaurata). A conti fatti, un ottimo affare. Particolare curioso: 3.500 dollari era anche la cifra di partenza indicata da Mecum per la Mustang passata di mano a Kissimmee: un importo ultra-superato in una manciata di secondi, tanto che nello spasio di un minuto le offerte erano già nell’ordine del milione di dollari.
Una Mustang modificata
Anche l’esemplare protagonista dell’asta da primato venne, a suo tempo, “riveduta e corretta” dalla casa di produzione del film, attraverso un programma di aggiornamento che interessò l’assetto (nuovi ammortizzatori più rigidi, barre antirollio maggiorate), il motore (nuovi condotti e carburatori maggiorati per il 6.4 V8) e l’immagine esteriore (la celebre calandra scura, i nuovi cerchi e la verniciatura Dark Highland Green. Più l’eliminazione delle luci di retromarcia, che si dice sia stata richiesta espressamente da Steve McQueen per conferire alla “coda” della vettura un’immagine più aggressiva.
Utilizzata quotidianamente fino al 1980
Dopo avere onorevolmente prestato servizio… alla polizia di San Francisco, la Mustang Fastback GT di “Bullitt”, passata di mano due volte, proseguì la propria esistenza in un modo decisamente più tranquillo: fu l’auto di tutti i giorni della madre di Sean Kiernan, una insegnante, che la utilizzò fino al 1980 per riporla in un angolo del garage di famiglia a causa della rottura della frizione. Da lì, un ventennio di oblio, durato fino all’inizio del nuovo millennio, quando cioè Robert Kiernan decise di avviarne il restauro, presto interrotto a causa del sopraggiungere di una malattia. Nel frattempo, il mondo degli appassionati aveva indicato a chiedersi che fine avessero fatto le due Mustang immortalate nel film di Peter Yates. Le “voci di corridoio”, come spesso avviene, furono molte; all’appello mancava sempre l’ufficialità. Sean Kiernan si fece avanti, un paio di anni fa, quando Ford, per il cinquantesimo anniversario del film, annunciò una serie speciale “Bullitt” per il Salone di Detroit 2018. Il “colpo” promozionale fu notevole: accanto all’allora “nuova Bullitt” (allestita sulla declinazione GT con l’unità 5.0 V8 da 475 CV sotto il cofano), la progenitrice di mezzo secolo prima fece nella mostra di se. Dopodiché, fu la volta dell’esposizione dinamica (è un’auto “viva”, ed anche questo conta moltissimo) al Goodwood Festival of Speed. Adesso, l’aggiudicazione – con cifra record – all’asta: e, in un certo senso, un secondo premio Oscar (il primo, quello “ufficiale”, venne conferito al film per il miglior montaggio).
Le muscle car valgono milioni
Le vetture di fascia supersportiva “made in Usa”, dunque, possiedono in alcuni casi valori a sei zeri. Spulciando le cronache di aggiudicazione all’asta, e soltanto ad indicare le cifre più significative., si scopre che nel 2014 una Plymouth HEMI ‘Cuda del 1971 venne “battuta” per 3,5 milioni di euro; nell’estate del 2015, alla Monterey Car Week, la stessa Mecum aggiudicò, per 2,25 milioni di dollari, una Plymouth HEMI ‘Cuda Convertible del 1970; un analogo esemplare, prodotto nel 1971, venne ceduto all’asta Barrett Jackson nel 2007 per 2,2 milioni di dollari; ancora una HEMI ‘Cuda Convertible (una delle 14 prodotte nel 1970) raggiunse nel 2011 2 milioni di dollari.