La prossima edizione del Salone tedesco delle novità automotive si svolgerà ad Amburgo, Berlino o Monaco di Baviera, le tre città individuate da VDA.
Quella cui il pubblico ha assistito nel 2019 entrerà negli archivi della storia dell’automobile per essere stata l’ultima edizione. Roba da museo, insomma. È il Salone di Francoforte, che nel 2021 non verrà più organizzato; seppure non sarà da considerare “eliminato”, quanto spostato. Per ospitare, il prossimo anno, la grande kermesse di autunno dedicata alle novità di mercato, si sono fatte avanti tre delle principali città tedesche: Amburgo, Berlino e Monaco di Baviera. A decidere per il “trasloco” dell’IAA da Francoforte ad un’altra collocazione (e vedremo più avanti quale città degli Stati federati della Germania avrà l’onore, ma anche l’onere, di ospitare la rassegna), è stata la VDA–Verband der Automobilindustrie, ovvero l’Associazione tedesca della filiera automotive che, per inciso, organizza lo stesso Salone di Francoforte.
Il toto-location
L’Associazione, dallo scorso 30 novembre 2019 passata sotto la guida di Hildegard Mueller, in passato già sottosegretaria della Cdu a fianco della cancelliera Angela Merkel, si riserva di individuare nelle prossime settimane (con tutta probabilità entro fine marzo 2020) quale, fra Amburgo, Berlino e Monaco di Baviera, sarà la città individuata per ospitare l’edizione 2021 del Salone “ex di Francoforte” (quest’ultima, dal canto suo, aveva in ogni caso dato la propria adesione, insieme a Colonia, Hannover – dove peraltro viene organizzata la rassegna, anch’essa biennale tuttavia negli anni pari, dedicata ai veicoli commerciali, industriali ed al comparto truck&bus – e Stoccarda), e proseguire così l’alternanza biennale con il Salone di Parigi, che proprio nel 2021 celebrerà i trent’anni (fino al 1991, tanto l’IAA-Internationale Automobil Ausstellung che il Mondial de l’Automobile si svolgevano a cadenza annuale).
Un addio dopo 70 anni
Il sipario sulla che si affaccia sul Meno cala, dunque; e dopo settant’anni esatti, essendo la prima edizione del Salone tedesco ospitata a Francoforte nel 1951. Prima di allora, l’appuntamento delle rassegne dedicate alle novità automotive organizzate in Germania – la cui storia risale al 1897, con una prima esposizione a Berlino – si tenne in diverse città, fino ad approdare, appunto, a Francoforte.
Occorre innovare per richiamare pubblico
Una “rivoluzione” per il Salone tedesco delle novità di mercato era, tuttavia, da alcuni mesi all’ordine del giorno, e rivolta in massima parte al progressivo calo, in termini di interesse da parte del pubblico, che le grandi rassegne di settore lamentano. Da una parte, il sempre più attivo ruolo delle piattaforme multimediali nella presentazione dei nuovi modelli e, con il continuo perfezionamento delle tecnologie informatiche, giudicate più economiche dalle stesse Case costruttrici rispetto alla ben più costosa “macchina” logistica delle trasferte verso i complessi fieristici, e più comode da parte del pubblico stesso rispetto al dovere muoversi fisicamente per osservare le novità di mercato. Gli stessi visitatori, all’atto pratico, sono andati via via calando nelle ultime edizioni: più di 930.000 nel 2015, circa 810.000 nel 2017 e soltanto 550.000 nell’edizione 2019, che era stata caratterizzata da numerose assenze “pesanti”: l’intero gruppo Fca, tre marchi su quattro per Psa Groupe (a tenere alto il vessillo del Gruppo, c’era stato soltanto il brand “di casa” Opel), gran parte dell’industria giapponese (Mazda, Mitsubishi e Nissan, Suzuki, Subaru e Toyota) rappresentata in quell’occasione soltanto da Honda; General Motors e Volvo, così come Bentley, Rolls-Royce e Lotus, che avevano lasciato il testimone dei marchi di oltremanica a McLaren e Jaguar Land Rover. Già due anni prima, tuttavia, si erano verificate notevoli defezioni: il Salone di Francoforte 2017 aveva giocoforza dovuto fare a meno di Fiat, Alfa e Jeep; Peugeot, Mitsubishi, Volvo, Nissan e Infiniti.
Non che, in ogni caso, il “Mondial de l’Automobile” veda rosa: gli annali del Salone di Parigi avevano registrato, nel 2018, l’assenza di Ford e Volkswagen, di Opel e Mazda, di Infiniti, Mitsubishi e Subaru, ma anche di Nissan e Volvo e di gran parte dell’”universo” Fca (due anni fa rappresentata, seppure con prestigio, soltanto da Maserati, con Ferrari a dare man forte al “Tridente”); in ultimo, registriamo, per l’imminente Salone di Ginevra 2020, la rinuncia di Citroen, Opel e Peugeot per Psa Groupe, di Mini, Jaguar Land Rover e Ford, di Tesla e di Volvo nonché di Lamborghini, Nissan, Mitsubishi e Subaru.