Prodotta dal 1970 al 1975 in quasi 13.000 esemplari, la sportiva alto di gamma del Double Chevron è ancora oggi simbolo di classe e personalità.
Da SM a DS: come dire, cinquant’anni di distanza e un “fil rouge” di immagine, contenuti e personalità che lega due epoche fra loro lontanissime. È, in estrema sintesi, lo spirito attraverso il quale DS, marchio premium di PSA Groupe, celebra il mezzo secolo dal debutto della coupé alto di gamma Citroen SM, da molti appassionati indicata come “Citroen-Maserati” in virtù dell’unità motrice 2.7 (2.670 cc) V6 progettata sotto la supervisione di Giulio Alfieri (non va dimenticato che durante il periodo di sviluppo della vettura, il pacchetto Maserati, fino al 1968 di proprietà della famiglia Orsi, venne acquisito da Citroen).
Festeggiata a Rétromobile 2020
L’occasione per ammirare la “neo-cinquantenne” Citroen SM è andata in scena durante l’edizione 2020 di Rétromobile Paris, rassegna di Porte de Versailles – tradizionalmente organizzata nella prima decade di febbraio – che, per gli enthusiast di motorismo vintage, costituisce uno degli eventi di principale risonanza internazionale. Del resto, l’intero comparto “historic” è da tempo al centro di un notevolissimo sviluppo, tanto da poter essere portati a considerare l’auto storica (e le moto d’epoca), con il vasto indotto che vi ruota intorno, parte integrante del quotidiano collettivo. Tanto più se si tiene conto del fatto che, come ormai avviene da diversi anni, gli stessi “big player” del comparto automotive sfruttano l’immagine degli eventi dedicati al motorismo storico quale ottimo veicolo di promozione degli attuali programmi di sviluppo. È anche per questo che, accanto a Citroen SM – e, nello specifico, fra gli esemplari esposti presso lo stand del “luxury-brand” di PSA, la SM Espace prodotta nel 1971, in due esemplari destinati a compiti di alta rappresentanza, dalla Carrozzeria Heuliez -, faceva bella mostra di se la avveniristica concept DS X E-Tense, prototipo creato nel 2019 quale prefigurazione di autovettura di alta gamma secondo una “vision” rivolta al 2035. Quindi: alimentazione 100% elettrica (e dalla potenza adeguata: 540 CV e, con un re-engineering specifico per la pista, in grado di raggiungere addirittura 1.360 CV), telaio in fibra di carbonio, porte “ad ala di gabbiano”, modulo di assistenza personale ad ologramma.
“Cuore” italiano
DS X E-Tense sarà la “Gran Turismo” fra non meno di quindici anni; cinque decenni fa, questo compito venne affidato alla coupé SM. Il progetto, avviato a metà degli anni 60 – dunque in piena “epoca ID-DS”, e nella quale il leggendario modello disegnato da Flaminio Bertoni apparteneva già da tempo all’empireo dei capolavori del grande Design – era in effetti indirizzato ad un modello che ne potesse assumere un ruolo di erede, ovviamente spostando di un livello ancora superiore l’asticella della personalità, del lusso e del comfort (ovvero i tre atout sui quali da cento anni si fonda la “visione” del Double Chevron). Il tutto, condito da un’ampia dose di italianità, cioè il compattissimo motore “C114” V6 da 2,7 litri da 170 CV (in un primo tempo; successivamente, la cilindrata aumentò a 3 litri, e la potenza a 180 CV) progettato da Giulio Alfieri. La medesima unità motrice sarebbe, in seguito, stata adottata dalle coupé Maserati Merak e Ligier JS2. Lo stile del corpo vettura fu opera di Robert Opron, erede ed allievo di Flaminio Bertoni: il risultato fu una vettura modernissima per l’epoca, in possesso di un notevole fascino, che piacque molto alla clientela.
Bella ma poco fortunata
Fu soprattutto la crisi petrolifera (con relativo aumento dei prezzi dei carburanti alla pompa) del 1973 ad influire negativamente sul futuro dell’allora ancora giovane coupé-ammiraglia del Double Chevron. In più, proprio alla fine del 1973 fece la propria comparsa, sotto il (lungo) cofano Citroen SM, un V6 portato a 3 litri di cilindrata, tuttavia non più ad iniezione elettronica come la prima edizione a partire dal 1972, ma alimentato con tre carburatori Weber doppio corpo 42DCNF: questo fattore aumentò ancora di più i consumi. Fu, sostanzialmente, il canto del cigno per la “ammiraglia-coupé” Citroen, che in totale venne prodotta in quasi 13.000 esemplari: non pochi, se si tiene conto delle delicate condizioni economiche e sociali che ne accompagnarono il quinquennio di commercializzazione.