Con un provvedimento dell’ultimo minuto la Corte Suprema ha congelato l’operazione Fiat-Chrysler. Marchionne assicura: “Non ce ne andiamo”
Con un provvedimento dell’ultimo minuto la Corte Suprema ha congelato l’operazione Fiat-Chrysler. Marchionne assicura: “Non ce ne andiamo”
.
Altro che “operazioni immediate”. Occorreranno settimane, forse mesi, prima che la Giustizia degli Stati Uniti d’America sia in grado di prendere una decisione in merito ai metodi che la Fiat intende utilizzare per l’acquisizione della Chrysler.
Quanto accaduto ieri a Washington è il classico coup de théatre, quello che non ti aspetti nemmeno a pensare nella peggiore delle ipotesi. E che fa pensare a un “balletto” che pare quello accaduto la scorsa settimana, nella proposta di acquisizione della Opel da parte di Magna.
Un colpo di scena che ha un nome, un cognome e una collocazione. Partendo da quanto accaduto, e cioè che la procedura di vendita della Chrysler alla Fiat è stata sospesa, un provvedimento che altro non farà se non creare delle incertezze su una operazione che, a meno di una settimana dalla sua messa in atto – il 15 giugno è la data entro la quale i Tribunali USA dovrebbero aver terminato l’analisi dei documenti del nuovo assetto societario e sciogliere l’amministrazione controllata per la Chrysler -si pensava che le procedure sarebbero andate lisce come l’olio.
Invece, ecco che il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Ruth Bader Ginsburg, all’ultimo minuto, ovvero quando la scadenza delle ore 16 (22 ora italiana) si avvicinava a grandi passi, ha sospeso il suo “via libera” all’operazione.
A far decidere il Giudice di New York per il rinvio della procedura di acquisizione del marchio Chrysler da parte della Fiat, è stata la richiesta di sospensione della vendita presentata alcuni giorni fa da un gruppo di creditori dell’Indiana, tre fondi pensione che puntavano il dito su un vizio nelle procedure, non trovando giusto che una parte dei capitali necessari per l’acquisizione venissero “prelevati” dai fondi cassa a loro disposizione. In pratica, si è trattato di un ricorso giudiziario, che la Corte Suprema ha accolto.
A questo punto, la vicenda si trova di fronte a una questione di quelle spinose: se, infatti, l’analisi dei documenti dovesse andare avanti per più di una settimana, per il Marchio di Detroit il futuro potrebbe non essere più sotto l’ala della Fiat (un accordo, d’altro canto, appoggiato dal Governo USA e da quello canadese, che dunque non vedono di buon occhio questo rinvio, anzi il Tesoro americano ha sollecitato la Corte), ma porterebbe con sé una parola che fa tremare: liquidazione.
E però Sergio Marchionne, il numero uno del Lingotto, ha subito dichiarato di essere “fermo nelle sue decisioni”: “Non ce ne andremo” ha dichiarato in una intervista rilasciata a Bloomberg, alla domanda se la Fiat possa ritirare la propria offerta nel caso che la procedura di acquisizione sia rinviata oltre il 15 giugno: “A questo punto, bisogna attendere. Si tratta di aspettare, e lasciare che la Legge segua il suo corso”.