Per fronteggiare il calo di produzione di autoveicoli, le amministrazioni locali studiano nuove forme di aiuto all’acquisto di auto elettriche.
Il maggiore mercato automotive a livello mondiale è anche quello più colpito dagli effetti del coronavirus sulla produzione: i dati Caam-China Association of Automobile Manufacturers (cioè l’Associazione che raggruppa le Case costruttrici cinesi) rendono noto che, a gennaio 2020, il volume di autovetture prodotte è stato del 18,7% in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E le prime proiezioni di febbraio non sembrano essere positive; al contrario, i dati – questa volta, secondo una news pubblicata dall’edizione online de La Repubblica, stimati da Cpca-China Passenger Car Association – appaiono drammatici: addirittura, il monte-vendite di autovetture in Cina sarebbe, in riferimento ai primi 23 giorni di febbraio 2020, precipitato dell’89%. Una caduta a picco, che pone in grande difficoltà la filiera cinese dell’auto: un comparto industriale su cui, a titolo di esempio, il distretto di Wuhan (epicentro del coronavirus e polo produttivo fra i più importanti in Cina) incide per un totale di 214 miliardi di dollari e contribuisce all’1,6% del Pil nazionale.
Tornano gli incentivi
Lo spettro di una crisi senza precedenti è dunque concreto. Per contrastare gli effetti negativi del calo delle vendite di autoveicoli, le stesse Case costruttrici presenti in Cina stanno, insieme alle amministrazioni locali, studiando una serie di misure economiche di aiuto all’acquisto: incentivi che, in concreto, si pongono l’obiettivo di aumentare le vendite. A Guangzhou, ad esempio, dove hanno sede joint venture locali da parte di Honda, Nissan e Toyota e dove fra l’altro anche il Gruppo Volkswagen possiede un polo industriale (in partnership con la holding Faw), il Governo ha in progetto la reintroduzione di aiuti economici per l’acquisto di nuove auto elettriche. Nello specifico, 2.000 yuan (corrispondenti a circa 286 dollari) per quanti decidano di acquistare un nuovo veicolo “zero emission”; e 3.000 yuan (circa 430 dollari) come contributo di rottamazione. Di più: i rappresentanti pubblici di Foshan annunciano di voler provvedere ad un aiuto di natura finanziaria a beneficio delle concessionarie locali nelle rispettive strategie di promozione pubblicitaria e di marketing. Analoghi strumenti di incentivo sono stati comunicati dall’amministrazione cittadina di Xiangtan, situata nella provincia meridionale di Hunan: 3.000 yuan per quanti decidano di acquistare un’autovettura prodotta da Geely che sul posto possiede un impianto di assemblaggio.
Da Geely la vettura antivirus
È proprio la holding cinese (dal 2010 proprietaria di Volvo e, in tempi più recenti, entrata nella maggioranza delle quote capitale di Lotus) al centro di un progetto up-to-date in materia di pulizia dell’aria nell’abitacolo (tecnologia che, del resto, vede Volvo in una posizione di leader nella ricerca verso la realizzazione di sistemi di purificazione e filtraggio): il programma è, nello specifico, rivolto allo sviluppo di una protezione “anti-virus” che sfrutta l’intelligenza artificiale e dispositivi ad hoc di protezione degli occupanti. Un grado superiore di sicurezza che potrà essere installato, nel futuro, a bordo delle autovetture per uso privato e dei taxi. Ciò, spiega Geely, si concretizzerà – tempi e modalità di esecuzione del programma potranno essere resi noti più avanti – mediante lo studio di inediti materiali ecosostenibili e forniti di efficacia antibatterica ed antivirale che potranno trovare impiego nella realizzazione delle superfici, dei pulsanti, delle maniglie e degli accessori di bordo potenzialmente attaccabili dai virus e dalle infezioni.