I gestori hanno annunciato la chiusura degli impianti autostradali a partire da domani che sarà successivamente seguita anche dallo stop degli impianti situati lungo la viabilità ordinaria.
Aggiornamento 25 marzo, ore 18.00
Le sigle sindacali che rappresentano i gestori di impianti di rifornimento chiariscono che non si tratta di sciopero. Il motivo della chiusura è dovuto all’impossibilità di mantenere aperti gli impianti a causa degli incassi ridotti che non sono sufficienti a coprire le spese necessarie per tenere aperto. Questa situazione è particolarmente evidente nelle aree di servizio autostradali che per rimanere aperte 24 ore hanno bisogno di più addetti.
Aggiornamento 25 marzo, ore 10.00
A seguito dell’intenzione del presidente Conte di revocare lo sciopero, nella mattinata di mercoledì 25 marzo sono in corso le trattative tra i ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti ed i rappresentanti delle associazioni dei gestori delle aree di servizio. Al momento non è ancora arrivata la conferma dell’annullamento.
Dal 25 marzo, gli impianti di rifornimento di carburante inizieranno a chiudere: lo stop partirà mercoledì notte ed interesserà la rete di distribuzione autostradale (tra cui anche i raccordi e le tangenziali) e successivamente proseguirà “anche lungo la viabilità ordinaria.” Questa difficile decisione è stata presa a causa del grande pericolo sanitario che gli operatori del settore corrono ogni giorno nello svolgere il proprio lavoro senza le necessarie precauzioni e il sufficiente livello di sicurezza sanitaria contro il Coronavirus.
- Date: dalla notte di mercoledì 25 marzo (fino a nuova comunicazione)
- Dove: autostrade e tangenziali; in un secondo momento sarà prevista la chiusura anche sulle strade ordinarie.
La notizia è stata diramata tramite una nota ufficiale diffusa dalle sigle sindacali Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl), Figisc/Anisa (Confcommercio): “Correremo il rischio dell’impopolarità e dei facili strali lanciati da comode poltrone, ma davvero non abbiamo né voglia, né la forza per spiegare o convincere delle solari ragioni che ci sostengono. Chi volesse approfondire può chiedere conto a Governo, concessionari autostradali, compagnie petrolifere e retisti indipendenti: a ciascuno di essi compete fare per intero la propria parte se si vuole assicurare la distribuzione di benzina e gasolio.”
La nota prosegue: “In un Paese che, malgrado i limiti strutturali e l’assoluta drammaticità della situazione, cerca e spesso trova il modo per far scattare meccanismi di solidarietà, c’è una categoria di persone, oltre 100.000 in tutta Italia, che, senza alcuna menzione, ha finora assicurato, senza alcun sostegno né di natura economica, né con attrezzatura sanitaria adeguata, il pubblico servizio essenziale di distribuzione di energia e carburanti per il trasporto di beni e persone. Forse, proprio per questa ragione, queste 100.000 persone risultano essere letteralmente invisibili, presenza data per scontata, indegna persino di quella citazione che di questi tempi non si nega a nessuno. Noi non siamo certo eroi, né angeli custodi. Ma nessuno può pensare di continuare a trattarci da schiavi, né da martiri. Siamo persone con famiglie da proteggere, cittadini tra gli altri che sanno di dover assolvere ad una responsabilità di cui non si vogliono spogliare, ma a cui non può essere scaricato addosso l’intero carico che altri soggetti, con ben altri mezzi, disponibilità economiche e rendite, si ostinano ad ignorare”.