Il comparto dell’auto a livello europeo vale il 7% del Pil UE; sono necessarie misure urgenti per evitare danni irreversibili alla filiera.
L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus è da tempo sotto gli occhi di tutti: alla pandemia (come è stata recentemente definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) ed agli effetti che tale classificazione comporta a livello sociale, economico e finanziario, l’intero mondo guarda con la massima apprensione. E se dalle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che definisce l’emergenza da Covid-19 come una difficilissima fase in cui, come nell’immediato dopoguerra, serve ritrovare la medesima unità fra gli italiani, ciò conferma una volta di più come gli enormi ostacoli che si parano di fronte alla grande maggioranza delle Nazioni rischiano di lasciare il segno in maniera pesante. In buona sostanza: restare uniti per fronteggiare tempi difficili, difficilissimi. Ed il comparto automotive non ne è escluso, anzi. Se molti dei “big player” sono stati costretti, da alcuni giorni, a intraprendere provvedimenti straordinari, l’immediato è grigio.
Una crisi senza precedenti
La fotografia sull’asset della filiera dell’auto per il “Vecchio Continente” viene scattata da ACEA: l’Associazione Europea che raggruppa le Case costruttrici (nella fattispecie: BMW Group, CNH Industrial, DAF Trucks, Daimler, Ferrari, Fiat Chrysler Automobiles, Ford of Europe, Honda Motor Europe, Hyundai Motor Europe, Jaguar Land Rover, Gruppo PSA, Gruppo Renault, Toyota Motor Europe, Gruppo Volkswagen, Volvo Cars e Volvo Group; e, per il comparto veicoli commerciali: DAF Trucks, Daimler Trucks, Ford Trucks, IVECO, MAN Truck & Bus, Scania, Volkswagen Veicoli commerciali e Volvo Group) osserva, per bocca del direttore generale Erik-Mark Huitema, come l’eccezionale negatività causata dal Covid-19 costituisca “La peggiore crisi che mai abbia interessato l’industria dell’auto”. In effetti, più che di una crisi che interessa un solo Costruttore o Gruppo, o – per quanto ciò sia già grave – un Paese, l’emergenza da coronavirus mette tutti i Paesi dell’Europa (il riferimento continentale è istituzionale all’ambito di azione ACEA) sul medesimo piano.
Milioni di lavoratori a rischio
Non usa mezzi termini il dirigente ACEA per affrontare il discorso: “Con il fermo dell’intera produzione e l’effettiva chiusura della rete di vendita ai clienti finali, sono in gioco i posti di lavoro di circa 14 milioni di cittadini europei”.
Le cifre dell’auto in Europa
Per meglio comprendere questa osservazione, è opportuno tenere presenti le cifre della filiera automotive in Europa.
- Gli impianti di assemblaggio e produzione autoveicoli in Europa sono 229
- La forza lavoro che opera direttamente nella produzione di autoveicoli ammonta a circa 2,6 milioni
- 13,8 milioni di europei lavorano nel settore automotive – direttamente o indirettamente, vale a dire nella filiera correlata -, e rappresentano il 6,1% dell’intera forza lavoro in Europa
- L’11,4% dei posti di lavoro nell’Unione Europea riferiti alla manifattura, circa 3,5 milioni di unità, operano nel comparto automobilistico
- Il gettito annuo (tasse e imposte) garantito dai veicoli a motore è nell’ordine di 428 miliardi di euro, ed a prendere in considerazione soltanto i Paesi UE15
- Il surplus commerciale generato dalla filiera automotive in Europa ammonta a 84,4 miliardi di euro
- Il fatturato complessivo della filiera dell’auto incide per il 7% sul PIL complessivo UE
- Il monte-investimenti annuo nelle attività di Ricerca e sviluppo arriva a 57,4 miliardi di euro: cifra che, rappresentando il 28% delle spese complessive da parte dell’Unione Europea, pone il comparto automotive ai vertici per contributi privati all’innovazione.
Occorrono misure forti
Da parte di ACEA, un apprezzamento va alle “Misure politiche già annunciate, che forniranno il supporto immediato tanto necessario per dipendenti e aziende”. L’appello, in questa fase, va alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: “Abbiamo bisogno con urgenza di un dialogo, per realizzare due programmi”.
Le priorità per il futuro del comparto auto
“In primo luogo – osserva il direttore generale ACEA – occorre l’adozione di misure concrete, atte ad evitare che il settore rischi di subire danni irreversibili: perdita permanente di posti di lavoro, capacità, innovazione, ricerca e sviluppo”. D’altro canto, l’Europa, dichiara Huitema, “Dovrebbe provvedere a stimolare la ripresa per il settore, funzionale a dare un contributo decisivo ad una nuova accelerazione dell’economia globale in Europa”. Per questo, ACEA si dichiara “Pronta a collaborare con la Commissione europea, i governi nazionali e altre parti interessate per affrontare questa epocale crisi”.
Necessario garantire il libero scambio
Uno stato di cose che, è bene sottolinearlo, va accompagnato al mantenimento dell’indotto, “conditio sine qua non” perla “tenuta” della filiera: “È importante continuare con la produzione e la fornitura di pezzi di ricambio, parti staccate e mantenere le reti di assistenza per i veicoli: condizioni essenziali alla conservazione della logistica e della garanzia del migliore funzionamento per i veicoli di emergenza: pensiamo a tutte le ambulanze, ai mezzi utilizzati dai Vigili del fuoco e dalle forze di polizia, a disposizione delle organizzazioni umanitarie e di tutti i servizi pubblici” che operano per fronteggiare l’emergenza da coronavirus. “Il libero flusso di medicinali, alimenti, carburanti, attrezzature e parti di approvvigionamento in tutta l’UE deve essere garantito in ogni circostanza”, avverte Erik-Mark Huitema.
Unrae teme un crollo delle immatricolazioni nell’immediato
Preoccupazione per l’andamento del mercato dell’auto in un’ottica a breve-medio termine arriva anche da UNRAE. L’Unione che raggruppa le Case costruttrici estere teme che, per effetto dell’emergenza da coronavirus, i prossimi mesi di un 2020 “Già negativo prima dell’inizio del dramma sanitario che il mondo intero sta vivendo”, possano diventare ancora peggiori: “L’’outlook’ rischia di diventare insostenibile per la situazione economica e sociale che ne scaturisce, gravissima, e senza precedenti”, commenta Andrea Cardinali, direttore generale UNRAE. In Italia, le previsioni per l’intero mese di marzo indicano un totale nuove immatricolazioni da “Meno di 30.000 unità, contro le 194.000 di marzo 2019”. E se non è possibile avanzare una concreta previsione sulla durata e sull’esito della crisi da emergenza Covid-19 che sta mettendo a dura prova gran parte dei Paesi del mondo, UNRAE teme che vi sia anche il rischio, per la filiera automotive europea, di “Non raggiungere gli sfidanti obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2 in vigore a partire da quest’anno, con il risultato di dover pagare onerose multe a causa dell’interruzione delle catene di fornitura dei componenti elettrici per i veicoli a basse emissioni, a fronte di volumi di mercato falcidiati, una situazione insostenibile dal punto di vista finanziario”. Anche UNRAE si unisce al grido di allarme avviato da ACEA, e chiede che le istituzioni europee e nazionali predispongano una serie di “Misure integrate e coordinate, sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta, a supporto della filiera automotive continentale, che occupa quasi 14 milioni di persone e potrebbe fungere da traino alla ripresa economica, visto il suo peso sul PIL e l’effetto moltiplicatore dei suoi ingenti investimenti, circa 60 miliardi di Euro ogni anno”.