Mattia Binotto minaccia un eventuale abbandono della Ferrari in un’intervista al Guardian
Il Coronavirus sta mettendo a dura prova anche il mondo della Formula 1, con la Ferrari che tuona sulle squadre inglesi minacciando di abbandonare la categoria più competitiva dell’automobilismo sportivo. Se anche un personaggio apparentemente tranquillo e sempre composto come Mattia Binotto ha fatto la voce grossa in un’intervista al Guardian vuol dire che il circus iridato rischia seriamente di perdere la Ferrari.
I motivi dell’indignazione
Ma andiamo per gradi, cerchiamo di capire cosa si cela dietro a questa presa di posizione del Cavallino Rampante, ed evidenziamo le motivazioni che hanno spinto Binotto a rivolgersi alla stampa inglese lanciando un messaggio inequivocabile. Non si tratta di regolamento tecnico o di date per riorganizzare il calendario del 2020, ma del budget cup, sempre più ristretto, a disposizione dei team. Infatti, se a giugno dello scorso anno le squadre avevano concordato un limite di spesa fissato a 175 milioni di dollari per il 2021; adesso, ridurlo a 145 milioni di dollari a causa della pandemia in corso sarebbe problematico per le squadre di punta, mentre farlo scendere a 130 milioni di dollari, come è stato paventato di recente, diventerebbe una sorta di oltraggio, un insulto per i team come la Ferrari.
“Il limite di 145 milioni di dollari è già un ridimensionamento importante rispetto a quanto deciso lo scorso giugno – ha spiegato Binotto – che da parte nostra comporterebbe ulteriori sacrifici in termini di risorse umane”. Per questo la Casa di Maranello potrebbe persino pensare di lasciare la Formula 1: “se questo limite dovesse scendere ulteriormente, potrebbe costringerci a valutare altre opzioni per garantire il nostro DNA da corsa”.
Le alternative al Circus
Quindi, perché non impegnarsi in maniera più incisiva nel WEC, magari con un prototipo per tornare a primeggiare a Le Mans nella classifica assoluta? Si tratta solamente di un’ipotesi, ma tra le tante rimane la più percorribile. Un’altra idea potrebbe essere quella di fornire una monoposto completa alle squadre minori della Formula 1, una soluzione che non disdegna nemmeno Binotto: “se l’attuale emergenza mettesse davvero in dubbio la presenza in Formula 1 di alcune squadre, la Ferrari si confermerà disponibile a valutare questa possibilità. Non sarebbe un sacrilegio, è un sistema che vediamo oggi in MotoGP ed è già successo in passato anche nella stessa Formula 1”.
Comunque va salvaguardato lo spirito della massima formula. “La F1 deve essere l’apice dello sport automobilistico in termini di tecnologia e prestazioni, deve essere attraente per le Case automobilistiche e gli sponsor che vogliono legarsi a quella che deve continuare ad essere la categoria più prestigiosa nel motorsport. Se limitiamo eccessivamente i costi corriamo il rischio di abbassare considerevolmente il livello, avvicinandolo sempre di più alle categorie minori”.
Quindi meglio ricorrere a soluzioni in stile MotoGP, con i team satellite, piuttosto che avere delle monoposto di F1 che sembrano delle auto da F2, come disse in uno storico, e alquanto irriverente, team radio Fernando Alonso in riferimento alla power unit della sua McLaren. Ecco appunto, la McLaren, così come altri team inglesi, ci fornisce lo spunto per un’altra problematica, sempre economica, che rischia di far saltare il banco della Formula 1 e di far allontanare la Ferrari.
Il problema della ripartenza dopo il lockdown
Spieghiamoci meglio: in Italia il 4 maggio è il giorno in cui ripartiranno le attività economiche, ma la FIA starebbe considerando la possibilità di congelare il lavoro dei team di Formula 1 fino al 20 maggio, questo perché le squadre minori, per lo più inglesi, come Williams, McLaren appunto, ma anche Racing Point, hanno la possibilità di procrastinare a quella data le coperture economiche garantite dal governo inglese.
Una scelta che, ancora una volta andrebbe a sfavore della Ferrari, visto che la Scuderia di Maranello, con un comportamento virtuoso, non ha voluto percorrere la via della cassa integrazione. Così, sarebbero 300 i posti di lavoro a rischio in Ferrari qualora la massima formula rimanesse inattiva fino al 20 maggio, e anche se il personale venisse ricollocato in altri settori del Brand, ci sarebbe sempre un effetto domino sui fornitori.
La FIA e Liberty Media dovranno avere una visione più ampia della situazione, perché non si può rischiare di sacrificare la squadra principe della Formula 1 per venire incontro agli interessi economici di team minori, anche se alcuni di loro vantano un glorioso passato. Binotto è stato costretto ad uscire dal guscio, ha mostrato i muscoli, ha alzato i toni, e le sue parole fanno riflettere, perché non è un personaggio incline alla polemica, al clamore, e la sua concretezza rafforza il significato delle sue affermazioni.
La Ferrari continua ad essere il bersaglio della Formula 1
Certo che questa polemica fa riflettere, perché ancora una volta è la Ferrari ad essere al centro delle attenzioni degli altri team, come per la questione della power unit. Insomma, se non è qualcosa di tecnico si passa al fronte economico, tutto pur di mettere i bastoni tra le ruote alla squadra più gloriosa della Formula 1. Eppure la spy story della McLaren aveva già danneggiato in un recente passato la Squadra di Maranello. L’aspetto interessante di tutta questa faccenda è che si sta cercando di distogliere l’attenzione dal cambio regolamentare slittato al 2022. Sarà un nuovo passaggio epocale, dove il team più bravo ad interpretare il regolamento potrà assicurarsi una supremazia tecnica per gli anni a venire.
Forse il lavoro svolto sulla power unit dalla Ferrari ha impressionato non poco la concorrenza, anche se i mondiali sono rimasti in casa Mercedes; probabilmente qualcuno teme che a Maranello possano imboccare la direzione giusta in vista del 2022, e per evitare un ritorno al vertice del Cavallino Rampante si punta a limitarne ulteriormente il budget. Ma siamo seri, è la Formula 1, la massima espressione dell’automobilismo, dove la sperimentazione senza limiti ha portato alle evoluzioni arrivate sulle vetture di serie attuali. Limitarne l’essenza renderebbe inutile lo sforzo di promuoverla in territori dove non si era mai corso, e andrebbe a dissipare tutto il fascino dei suoi anni migliori.