Con l’innalzamento dell’ultima campata, la struttura del viadotto che sostituisce quello crollato il 14 agosto 2018 è completa.
Gli ultimi metri sono stati completati: Genova torna a ricevere il ponte sul Polcevera. Esattamente sullo stesso luogo di quello che venti mesi fa crollò, portandosi dietro 43 vittime, quasi 600 persone sfollate ed il dramma di una regione, la Liguria, pressoché isolata dal nord-ovest del Paese ed una città profondamente ferita. Uno squarcio ricucito in tempi rapidi: a febbraio 2019 l’avvio della demolizione del vecchio viadotto, progettato negli anni 60 dall’architetto Riccardo Morandi; il 24 giugno 2019 (data simbolica per Genova: il 24 giugno si festeggia San Giovanni Battista, patrono del capoluogo ligure) la posa delle prime fondamenta. Da ieri (lunedì 27 aprile 2020) l’innalzamento in quota della diciannovesima campata, quella compresa fra le pile 11 e 12. Oggi (martedì 28 aprile), finalmente, l’elevazione dell’ultima campata, avvenuta verso mezzogiorno, ed accompagnata dal saluto delle sirene del cantiere, delle navi ancorate nel porto e di alcune delle aziende presenti nel quartiere compreso fra Sampierdarena e Rivarolo. Un traguardo che torna ad unire il ponente ed il levante della Liguria, che presto restituirà il collegamento autostradale cruciale fra Genova e le sue attività portuali, commerciali e di servizi, con la Pianura padana, le regioni occidentali del nord del Paese e l’Europa continentale. Un momento che tutta Italia attendeva da seicentoventi giorni.
I “numeri” del nuovo ponte
La struttura completa del nuovo ponte di Genova, progettato dallo studio dell’architetto genovese Renzo Piano che l’ha donato alla città, è monumentale.
- 1.067 metri in acciaio
- 19 campate collocate ad un’altezza di 40 metri sul torrente Polcevera
- 18 piloni
- 17.500 tonnellate di acciaio
- 67.000 tonnellate di calcestruzzo.
La fase di completamento dell’ultima campata è avvenuta alla presenza di numerose autorità: dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti al sindaco di Genova, Marco Bucci, che è anche commissario straordinario per la ricostruzione del ponte.
Entro fine luglio l’apertura alla circolazione
L’edificazione del nuovo ponte sul Polcevera proseguirà: la posa dell’ultima campata costituisce in effetti un simbolo di riunione per una città a lungo tempo rimasta divisa in due e che tra mille difficoltà ha trovato modo di individuare nuove modalità di rivoluzione viaria per non essere del tutto separata. Nelle prossime settimane, gli interventi andranno avanti. Si tratterà di completare la sistemazione dei conci, provvedere alla sistemazione del manto stradale e procedere con i collaudi strutturali. L’obiettivo è di riaprire il nuovo ponte alla circolazione entro la seconda metà di luglio 2020.
Le cifre e le tappe della ricostruzione
I 1.067 metri di lunghezza del nuovo viadotto sul Polcevera si compongono, come accennato, di 19 campate: tre di esse misurano 100 m, e 50 m tutte le altre. A sovrintendere i lavori (600 operai ogni giorno, e fino a 700 nei periodi di massima richiesta; in totale, le ore lavorate sono finora circa 60.000), il sindaco di Genova Marco Bucci, a suo tempo nominato commissario straordinario per la ricostruzione, ed il consorzio “PerGenova” cui ha spettato la contemporanea messa in opera di 20 cantieri. Dopo la demolizione di quello che restava del Ponte Morandi, avvenuta nelle prime settimane del 2019, a fine marzo successivo venne data la dichiarazione di agibilità e, quindi, fu dato il via all’apertura dei lavori. Meno di un mese dopo (metà aprile 2019) è avvenuto il posizionamento del primo palo di fondazione della prima delle 19 pile. L’innalzamento della prima campata in acciaio (compresa fra le pile 5 e 6) è avvenuto lo scorso 1 ottobre 2019, anche in quell’occasione alla presenza del presidente del Consiglio Conte e della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. Lo scorso 10 marzo 2020, è stata innalzata la campata da 100 metri sul torrente Polcevera che corrisponde al tratto crollato il 14 agosto 2018. Non sono mancati alcuni momenti drammatici, come un incendio, avvenuto sulla cima di una delle pile nel frattempo installate (31 dicembre 2019) e, in tempi ancora più recenti, il dover fronteggiare la pandemia da Coronavirus ed il conseguente “lockdown”; un operaio, a fine marzo, è risultato positivo, ed i 40 colleghi che hanno avuto dei contatti sono stati messi in quarantena. Martedì 28 aprile 2020, infine, la nuova data storica: l’elevazione della diciannovesima campata che di fatto va a completare il tracciato del nuovo ponte. Nelle prossime settimane occorrerà centrare le varie parti della struttura, completare il collegamento con la A7 Genova-Milano. I cantieri, tuttavia, non si sono mai fermati, se non il giorno di Natale.
Il premier: “Un simbolo per l’Italia”
Il presidente del Consiglio – riporta un “lancio” Ansa – assicura: “Lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Lo annunciammo a poche ore dalla tragedia, e lo ribadisco oggi. La nostra presenza (intesa come rappresentanti dello Stato e dell’amministrazione regionale e cittadina, n.d.r.) è doverosa; tuttavia, personalmente sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita”. Lo strappo che Genova subì, in quel tragico Ferragosto di due anni fa, arriva in un momento particolarmente difficile per l’intero Paese: “Non avremmo mai immaginato di dover trovarci di fronte ad una emergenza sanitaria, sociale ed economica così grave. Insieme agli altri leader europei abbiamo tutti la consapevolezza che si tratta della tragedia e della sfida più grandi che il Continente affronta dal dopoguerra”, osserva Conte in una dichiarazione raccolta dai taccuini del quotidiano genovese Il Secolo XIX. “Il crollo del vecchio ponte costituisce una ferita che non potrà mai essere completamente rimarginata – prosegue il premier – Ci sono state 43 vittime, e non dimentichiamo. I giudizi di responsabilità nati da quell’episodio non si sono ancora completati: devono completarsi”. La ricostruzione del ponte, indica il presidente del Consiglio, va vista anche come un simbolo dell’Italia “Che sa rialzarsi, che non si lascia sopraffare”. “Due anni fa, il mondo intero ha assistito a quella tragedia; adesso, quelle che fanno il giro del mondo sono immagini di tecnologia, di abilità, creatività e volontà di andare avanti. Genova è un modello per l’Italia intera”. Un simbolo di ripartenza individuato anche dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, per il quale la nuova opera è “Qualcosa più che ‘un ponte’. È un qualcosa di utile al Paese, e dimostra che insieme si possono fare tante cose”.
Paola De Micheli: “Si può cambiare il mondo”
La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, rivolta ai tecnici ed agli operai che dalla demolizione del vecchio viadotto alla ricostruzione del nuovo ponte operano senza sosta, 24 ore su 24 e sette giorni su sette (neanche l’emergenza da Coronavirus ha fermato i lavori di edificazione), osserva (riporta l’agenzia Ansa) che “Potere partecipare al cambiamento del mondo non è un’illusione. Voi lo avete fatto ogni giorno; da parte nostra, ci proviamo a farlo con tutti i nostri limiti, ma siamo convinti che cambiare il mondo non sia un’illusione. E soprattutto nel momento attuale in cui il Paese è chiamato ad uno sforzo straordinario, vedere che quest’opera è quasi terminata ci fa capire che ci troviamo di fronte ad un risultato straordinario”. Il sindaco di Genova, Marco Bucci, ringrazia tutti quelli che fra tecnici e operai, hanno lavorato tutti i giorni; e dedica – a nome della città – la giornata di completamento dell’ultima campata “Alle 43 vittime – riporta Il Secolo XIX – Ci ricorderemo di loro per sempre, con un memoriale sotto il nuovo ponte, progettato insieme alle famiglie”.