Autocertificazione, quando utilizzarla; gli spostamenti all’interno del proprio Comune, nella regione e al di fuori: facciamo chiarezza.
Se dal 9 marzo scorso, per uscire di casa, è stato necessario munirsi – ed in via obbligatoria – dell’autodichiarazione in cui indicare i “comprovati motivi” che rendevano inderogabile lo spostamento delle persone al di fuori della rispettiva abitazione di residenza o di domicilio, da lunedì 4 maggio qualcosa cambia. Poco, tuttavia: obiettivo principale del Governo Conte, che attraverso il Dpcm del 26 aprile 2020 mette in atto le misure di una prima riapertura del Paese dopo il “lockdown” che ha di fatto paralizzato la grande maggioranza delle attività negli ultimi due mesi, è garantire un po’ più di libertà negli spostamenti, tuttavia su un delicato equilibrio fra “ripartenza” e protezione delle persone da eventuali nuovi focolai di Coronavirus.
Aumentano gli spostamenti
In un recente intervento alla Camera, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha stimato in “Tre milioni” le persone che nella Fase 2 dell’emergenza da Covid-19 “Si metteranno in movimento, sull’intero territorio nazionale”. È importante, in questo senso, tener presente che potrebbero non essere molte quelle che si serviranno dei mezzi pubblici (i quali, stabilisce il Dpcm 26 aprile 2020, devono essere sottoposti a quotidiani interventi di sanificazione). Da qui la determinazione di far sì che, se alcune differenze rispetto alle ultime settimane ci siano, queste non siano tante e tali da consentire piena libertà di movimento.
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Come viaggiare nella Fase 2
Per intenderci: da lunedì 4 maggio, e fino a lunedì 18 maggio, occorrerà ugualmente motivare ogni propria uscita di casa. Chi abbia sperato di poter (finalmente) utilizzare un veicolo per muoversi senza i vincoli in vigore dall’inizio di marzo, dovrà forse pazientare.
Ecco cosa cambia dal punto di vista della circolazione dei mezzi privati con l’avvio della “Fase 2”.
- All’interno del proprio Comune e della propria Regione: possibilità di spostamento soltanto per comprovati motivi di lavoro, urgenza, di salute e necessità (le visite ai “congiunti”). In questo senso, si attende dal Ministero dell’Interno una circolare che determini quali controlli dovranno essere effettuati dalle forze di polizia in funzione delle nuove norme.
- Oltre i confini regionali: ha possibilità di spostarsi (con un veicolo privato oppure servendosi dei mezzi pubblici) soltanto chi dimostri di dovere muoversi per motivazioni inderogabili di lavoro, salute o urgenza, e perché debba rientrare nella propria abitazione di residenza o di domicilio.
Sarà dunque necessario tenere con sé l’autocertificazione.
Il modulo va compilato anche per indicare la visita ai propri parenti, amici e “affetti stabili”. Per queste ultime “voci”, dovrebbe valere la difesa della privacy: non sarà dunque necessario indicarne l’identità.
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Chi sono i congiunti
Questo termine era, per molte persone, parola nuova fino a pochi giorni fa. O quantomeno, mai utilizzata. “Congiunti”, come ha spiegato lo stesso premier Conte, sono parenti, affini, conviventi, coniugi, fidanzati e affetti stabili. Genitori, nonni, zii, fratelli, sorelle e cugini, insomma. E anche fidanzati. A condizione che essi risiedano nel territorio della regione di chi si rechi a far loro visita. Gli amici, al momento, non sono contemplati. Far visita ai propri parenti e fidanzati sarà comunque condizionato dal rispetto delle distanze interpersonali, dall’utilizzo delle mascherine e dall’evitare assembramenti di persone. “Vietato”, quindi, organizzare feste in casa.