“Bruciati” in 10 giorni i 100 milioni di euro aggiuntivi del Decreto Agosto per l’acquisto di auto benzina e diesel Euro 6, da Unrae la richiesta al Governo di un rapido rifinanziamento.
Era prevedibile che le somme di incentivo per l’acquisto di nuove autovetture ad alimentazione “convenzionale” (benzina e diesel purché Euro 6d) aventi livelli di emissioni di CO2 compresi fra 91 e 110 km/h, stanziate dal Governo nel “Decreto Agosto” andassero esaurite in breve tempo. E, in effetti, così è avvenuto. I fondi pubblici (100 milioni di euro) resi disponibili dallo scorso 15 agosto sono terminati in solamente dieci giorni. Da quando, cioè, il 1 settembre è avvenuta l’apertura della piattaforma di prenotazione degli Ecobonus, dove in effetti già nei primissimi giorni di settembre si erano registrate prenotazioni per 75 milioni di euro.
Il monte incentivi deciso dal Governo per il rilancio del comparto automotive dopo le drammatiche settimane di lockdown (il “trimestre orribile” marzo-aprile-maggio 2020 resterà a lungo nella memoria di tutti per il crollo registrato dalle nuove immatricolazioni in Italia) era andato ad aggiungersi a un precedente plafond di 50 milioni di euro, organizzato con un meccanismo “a scalare”. A sua volta, il Decreto Agosto aveva provveduto ad una riorganizzazione delle misure, aumentando gli stanziamenti e contestualmente provvedendo a nuovi limiti di erogazione dei fondi secondo precise soglie relative alle emissioni di diossido di carbonio.
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Una delle due nuove fasce (appunto quella che si riferisce all’acquisto di autovetture con emissioni comprese fra 91 e 110 g/km; l’altra riguarda le autovetture con emissioni comprese fra 61 e 90 g/km di CO2) è dunque andata esaurita.
Saranno erogati nuovi fondi?
L’ipotesi che viene da più parti auspicata in ordine ad una nuova apertura di Ecobonus potrebbe consistere in un successivo rifinanziamento, sempre a cura del Governo, nella fase di riconversione del Decreto Agosto. Verso metà ottobre, dunque. Ciò vada interpretato come una supposizione, allo stesso modo dell’eventualità che si proceda al trasferimento di una parte dei fondi destinati ad altre fasce di emissioni. Come, ad esempio, le precedenti somme di ecoincentivi per l’acquisto di auto elettriche e auto ibride plug-in, ovvero tutte quelle che possiedono livelli di emissioni fino a 60 g/km di CO2, a favore del quale il Decreto Rilancio aveva messo a disposizione 100 milioni di euro a loro volta confermati nel Decreto Agosto. 170 milioni di euro sono allo stato attuale disponibili fino al prossimo 31 dicembre 2020.
Unrae: ulteriori provvedimenti sono inderogabili
In una nota, pubblicata da un “lancio” Ansa, il presidente Unrae (l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), Michele Crisci, indica come l’eventualità di provvedere ad un rifinanziamento delle somme da destinare agli incentivi per l’acquisto di vetture ad alimentazione “convenzionale” e fino a 110 g/km di CO2 di emissioni rappresenti una necessità inderogabile, proprio per venire incontro alla fase di crescita del comparto automotive: “È più che mai urgente rifinanziare il fondo esaurito – dichiara Crisci – per non frenare la crescita di un settore già fortemente colpito nei mesi scorsi dall’emergenza sanitaria”. A questo proposito, l’eventualità – cui si faceva cenno – di trasferire parte dei fondi destinati ad altre “fasce di emissioni” verso quelle che nel frattempo si esauriscono viene in effetti messa sotto i riflettori dal presidente di Unrae: “Nonostante numerose richieste di ipotizzare sistemi di travaso delle risorse da una classe all’altra una volta che si fosse arrivati all’esaurimento di una delle dotazioni previste, o di immaginare un fondo complessivo per tutti i veicoli agevolati, si è verificato, come previsto, che a fronte di un rapido esaurimento del plafond destinato alle vetture della fascia 91-110 restino ad oggi quasi 300 i milioni di euro disponibili, di cui probabilmente tanti in esubero, rientranti nelle altre fasce emissive incentivate”.
Misure “rigide”
Il sistema organizzato dal Governo, prosegue Crisci, “Contiene forti elementi di rigidità e alcuni profili incoerenti con quanto ritenuto essere lo spirito di sostegno e cioè la ripresa del mercato ed il rinnovo del parco circolante. La rigidità principale consiste nell’impossibilità di travasare le risorse da una fascia emissiva all’altra o di prevedere un fondo unico, che si traduce nel rischio di lasciare inutilizzati parte dei fondi pur a fronte di una quota di domanda che resta così insoddisfatta”.
Rischio di trovarsi senza incentivo a contratto già concluso
In questo senso, potrebbe avvenire il rischio che un cliente che già abbia concluso il proprio acquisto, si ritrovi a bocca asciutta, ovvero senza la possibilità di poter accedere all’incentivo: “Dal punto di vista dei concessionari occorre evidenziare una strozzatura funzionale che di fatto crea problemi ai clienti finali. La piattaforma di gestione Ecobonus prevede un massimo di 50 pratiche al giorno per ogni concessionaria registrata; la conseguenza è che, con i fondi agli sgoccioli, nella categoria 91-110 g/km un consumatore che pure ha concluso il suo acquisto rischia di non vedersi concedere gli sconti perché la sua pratica è stata completata quando ormai i fondi erano esauriti”. “Questa situazione lascia nel caos le reti di concessionari a livello nazionale che devono gestire da soli i reclami e le preoccupazioni degli automobilisti”.