Nuova “puntata” della presa di posizione anti-elettrico “spinto” da parte del colosso giapponese: i vertici USA indicano che alla fine di questo decennio solamente il 15% delle vendite sarà elettrico o fuel cell.
Certo, certissimo. Anzi, probabile. O meglio: non del tutto, ma in parte, e sottoposto al ricorso a varie soluzioni tecnologiche. Il futuro automotive, che fa sempre più leva sul ricorso a sistemi elettrificati più e meno “spinti”, viene individuato, da parte di alcuni big player, nell’evoluzione della e-mobility. Ovvero: auto elettriche “tout court”.
Da qualche mese, tuttavia, l’atteggiamento tenuto da Toyota fa discutere, e – cosa che da parte nostra è apprezzabile – ha fatto nascere un interessante dibattito sull’opportunità di giungere, in un’ottica a lungo termine, ad un panorama di autovetture completamente elettrico, laddove una obiettiva attenzione ad altri fattori (costante sviluppo dei sistemi di post-trattamento dei gas di scarico, evoluzione dell’alimentazione ibrida e ibrida plug-in, studio sugli e-fuel, processi di approvvigionamento di parti e componenti e fasi di produzione carbon neutral, intermodalità dei trasporti, abbattimento delle emissioni di navi ed aerei, sviluppo del trasporto merci su ferrovia) può effettivamente essere in grado di incidere in maniera notevole sull’abbattimento delle emissioni ed al raggiungimento degli obiettivi sul clima.
La querelle fra Toyoda ed alcuni grandi azionisti
L’amministratore delegato del colosso giapponese Akio Toyoda, come si ricorderà, a fine 2020 aveva suscitato scalpore nel mondo per una sua affermazione, secondo cui i veicoli elettrici sarebbero “sopravvalutati” (il numero uno di Toyota si riferiva, nello specifico ed in quell’occasione anche in qualità di presidente della Japan Automobile Manufacturers Association, al rischio che la messa al bando delle autovetture endotermiche a partire dal 2035 ventilata di recente dal Governo giapponese ed insufficienti valutazioni sull’impatto della mobilità zero emission quale esclusivo futuro dell’auto, potrebbero arrivare a sbilanciare l’asset socioeconomico del Paese). Ed è recentissima, d’altro canto, la presa di posizione critica di cinque grandi investitori – per inciso: quasi tutti scandinavi – nei confronti di Akio Toyoda: in poche parole, è stato chiesto al Gruppo giapponese di non fare pressioni a livello istituzionale nel rinvio del divieto alla vendita di auto elettriche, o nell’ostacolare l’evoluzione elettrificata della mobilità.
Una nuova “marcia indietro”?
La stessa Toyota, in effetti, mette in evidenza una nuova formulazione delle proprie strategie di sviluppo della elettromobilità per gli USA: se nel 2019 il top management del colosso giapponese aveva evidenziato come, all’atto pratico, non vi fosse adeguata domanda di veicoli elettrici dal mercato statunitense, e per converso aveva poi annunciato una possibile “offensiva” a zero emissioni, ora Toyota apre – attraverso l’amministratore delegato della filiale North America, Chris Reynolds – a “Molte soluzioni diverse” per ottemperare agli obiettivi climatici. In buona sostanza: una nuova marcia indietro.
“Investire in molte soluzioni è la ricetta giusta”
Il CEO di Toyota North America, sostiene in una dichiarazione ripresa da un “lancio” Ansa, che “Sebbene alcuni siano del parere che concentrare le risorse su un’unica soluzione permetterà un più rapido raggiungimento di questo traguardo, crediamo che investire in molte soluzioni diverse sarà effettivamente il modo più veloce per raggiungere la neutralità del carbonio a livello globale”.
Ecco le previsioni
Cifre alla mano, riporta il quotidiano Detroit News, Toyota indica che negli Stati Uniti la stima di vendite al 2030 sarà sì rappresentata per il 70% da modelli ad alimentazione elettrificata, tuttavia per la maggior parte queste saranno provvisti di sistemi ibridi. L’elettrico puro ed il fuel-cell (auto elettriche a celle di combustibile a idrogeno), invece, sarebbero alla fine di questo decennio non più del 15% delle vendite Toyota negli USA. Se ne deduce, tirando le somme, che le previsioni di vendite del Gruppo giapponese negli Stati Uniti potrebbero essere, nel 2030, per l’85% appannaggio di veicoli equipaggiati con motori endotermici, seppure in larga parte resi più “green” dalle tecnologie di ibridazione.
Ma quasi una su tre sarà a combustione
Appare in ogni caso rilevante quel 30% residuo (e non è poco) di gamma Toyota per gli USA che ancora fra nove anni potrebbe non essere provvista di alcuna forma di elettrificazione. Sembra, in buona sostanza, che Toyota abbia effettivamente, sebbene “sulla carta” e soltanto per gli Stati Uniti d’America, altri programmi per le proprie strategie di sviluppo tecnologico che non siano la “semplice” evoluzione 100% elettrica. Il “caso” Toyota si fa, quindi, sempre più interessante.