2,1 milioni di Audi 2.0 Tdi (1.420.000 in Europa) con il software “tarocco” che falsava le emissioni. Del Rio non esclude class action in Italia.
2,1 milioni di Audi 2.0 Tdi (1.420.000 in Europa) con il software “tarocco” che falsava le emissioni. Del Rio non esclude class action in Italia.
Il “Dieselgate” coinvolge anche il marchio dei Quattro Anelli. In queste ore, i portavoce di Audi hanno ammesso che sono 2,1 milioni le autovetture di Ingolstadt sulle quali è stato installato l’ormai famoso software “tarocco” che abbassava il livello di emissioni. Più nel dettaglio, fa sapere il marchio controllato da VW, dei 2,1 milioni di Audi con il software responsabile dello scandalo che la scorsa settimana ha colpito Wolfsburg e che ha spinto Martin Winterkorn a presentare le sue dimissioni dalla carica di amministratore delegato del Gruppo tedesco (l’incarico è stato conferito dal Consiglio di amministrazione VW a Matthias Muller, CEO di Porsche), in Europa ne circolano 1.420.000; di queste, 577.000 si trovano in Germania. Si tratta dei modelli A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3 e Q5 equipaggiati con il motore 2.0 turbodiesel “EA 189” da 150 CV Euro 5. L’azione immediata che i portavoce Audi hanno comunicato consisterà nel richiamo di tutte le vetture coinvolte presso i centri assistenza Audi. In Italia, ieri, con una circolare inviata a tutte le concessionarie, Volkswagen ha provveduto al blocco delle vendite delle vetture equipaggiate con il motore “EA 189” sotto accusa.
Nel frattempo, dopo l’allargamento del “Dieselgate” ad Audi, una nota diramata dall’agenzia Reuters comunica che Volkswagen avrebbe sospeso i vertici delle Divisioni Ricerca e Sviluppo di Audi, Porsche e della stessa Volkswagen, visto che da quanto emerso nei giorni scorsi, i test (risultati truccati) relativi alle emissioni per la produzione del Gruppo destinata ai mercati nord americani venivano condotti in Germania. E c’è di più: un fondo pensionistico del Michigan ha dato il “via” alla prima class action Usa contro Volkswagen: l’azione, si legge sul quotidiano tedesco Handelsblatt, si aggiunge alle 80 cause che i consumatori avrebbero aperto nei confronti di Wolfsburg e rappresenta un gruppo di investitori che avrebbero perso centinaia di migliaia di dollari. Una class action, in Italia, non è stata esclusa dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Del Rio.
Nell’immediato, il prossimo capitolo della vicenza Volkswagen è atteso per le prossime ore: a Bruxelles è in programma un incontro fra Elzieta Bienkowska (commissario UE per l’Industria) e il nuovo presidente Volkswagen, Hans – Dieter Potsch. E’ poi previsto per giovedì un vertice fra i ministri UE della competitività: sul taccuino degli impegni ci sarà la discussione dell’affaire Volkswagen e lo studio dei provvedimenti che i Governi dei Paesi europei dovranno assumere per fare luce in maniera concreta sugli effetti pratici dei software truccati; contestualmente, dai rappresentanti delle Nazioni UE si aspetterà una prima valutazione sulla portata dello scandalo nei Paesi dell’Unione Europea. Dal canto suo, il Governo di Berlino attende al più presto dai vertici Volkswagen un piano operativo per la risoluzione del problema: entro il 7 ottobre, sul tavolo del ministro tedesco dei Trasporti (il quale, per inciso, secondo quanto riportato da Bloomberg in queste ore ha dichiarato di non essere mai stato a conoscenza di alcun “defeat device”) dovrà pervenire il rapporto VW con le misure che Wolfsburg intende porre in essere.