Casco in testa, cinture allacciate e l’adrenalina di vivere una corsa da protagonisti. Ad accompagnare la nostra avventura in pista il Seat Team Press
Casco in testa, cinture allacciate e l’adrenalina di vivere una corsa da protagonisti. Ad accompagnare la nostra avventura in pista il Seat Team Press
Pare d’obbligo parlare di emozioni tutte le volte che si scende in pista. Ma essere parte e partecipi di una vera corsa automobilistica ha un sapore diverso. Non importa che tu sia un pilota esperto o un principiante alle prime armi, indossati tuta e casco la percezione della realtà cambia. Ciascuno la vive in modo differente, tutti desiderosi di dimostrare il proprio valore.
24 Ore di Adria: la gara
Dalle parole ai fatti. Dopo la mattina, spesa in prove libere, arriva il momento della verità. Niente qualifiche, perché è la dea bendata a stabilire la nostra posizione in griglia: lo schieramento di partenza è stato estratto a sorte. Il regolamento di gara prevede quattro soste obbligatorie da trenta minuti, da effettuare ad intervalli di tempo prestabiliti. Ed ogni volta che si rientra ai box è imposto il cambio pilota e una fermata di dieci minuti. Regole semplici, che condizionano la nostra tattica di gara, che prevede uno stop ogni due ore, massimizzando il più possibile il carburante disponibile (poco più di 60 litri). Al quartetto di giornalisti “vestiti” da piloti, ci sono anche tre piloti “veri”: Valentina Albanese (vincitrice del Campionato Italiano Turismo Endurance con la Seat Leon TCR), Alberto Bassi (vincitore della Seat Ibiza Cup) e Carlotta Fedeli (prima nella classifica femminile e juniores della Seat Ibiza Cup). Persone e personalità differenti, capaci però di fare squadra anche nei momenti più difficili della 24 Ore di Adria. È chiaro sin da subito che il passo per i tempi sia il loro. Alle 13 scatta il via ed è Alberto Bassi il primo a sedersi al posto di guida della Seat Ibiza. A noi spetta il turno da mezzanotte alle due.
La condotta di gara ci vede saldamente nelle prime dieci posizioni, tra la settima e la nona (19 le auto al via). Tutto sembra procedere per il meglio, ma poco prima della mezzanotte un’uscita di strada compromette la nostra strategia di corsa. Un problema all’anteriore sinistra richiede una sosta forzata di 30 minuti. Così, da spettatori ci ritroviamo protagonisti. L’emozione cede il posto alla concentrazione. Si parte. Pochi giri per trovare il ritmo ai noi più congeniale, attenti non affaticare troppo l’impianto frenante e con un occhio fisso al contatore dei litri di carburante. La pianificazione delle due ore di guida è saltata e ci possiamo concedere il lusso di tirare un po’ più del consentito. L’auto vibra in frenata e tende a scartare a destra. Poco importa, divertimento e salivazione azzerata vanno di pari passo. Dopo circa quaranta minuti di guida, all’altezza del rettilineo parallelo a quello dell’arrivo, l’auto scarta improvvisamente a sinistra e la sensazione è che il cambio non sia sempre in presa. Dobbiamo tornare ai box. Sale in vettura Valentina Albenese, ma dopo solo un giro decide di fare rientro nuovamente ai box. La toccata precedente ha riportato più danni del previsto. Il team di meccanici si ritrova nel cuore della notte a dover cambiare tutta la trasmissione. Un impresa straordinaria per uomini fuori dall’ordinario. In poco più di tre ore l’auto torna come nuova. La 24 Ore però è compromessa, quindi l’obiettivo è divertirsi e portare al traguardo la Seat Ibiza. Le ultime ore di gara sono appannaggio di Carlotta ed Alberto, intenti in una sfida personale per realizzare il miglior tempo sul giro. La spunta Carlotta. Arriva la bandiera a scacchi. E se il risultato non ci ha premiato poco importa, perché il piacere di vivere l’emozione della pista è già di per sé una vittoria.
La vettura: Seat Ibiza SC Trophy
Era il 2012 quando il reparto corse della Casa spagnola decise di mettere mano all’ultima edizione di Seat Ibiza. Terminata la storia con i rally, la pista divenne il nuovo campo di battaglia degli uomini di Martorell. La Leon era già in prima linea da tempo, ci voleva pertanto un giovane “scudiero” da affiancarle e la scelta non poteva che essere la Ibiza. Nacque così la Seat Ibiza SC Trophy. Un’automobile pensata esclusivamente per l’omonimo trofeo. Trae origine dalla Ibiza SC Cupra, quella con il 1.4 turbo benzina. Giusto un chiarimento, perché il processo di elaborazione dell’auto inizia a monte, quando la vettura altro non è che una semplice scocca grezza. Il primo passo è l’innesto del roll-bar, componente progettato dal reparto corse della Casa spagnola. Sotto il cofano si trova invece una versione “rieditata” del 1.4 TSI da 1.390 centimetri cubici. Poche modifiche, che hanno realizzato nuovi valori di potenza e coppia, ora intorno ai 200 CV e ai 270 Nm. Le differenze più importanti con il modello stradale riguardano l’elettronica e la presenza di un nuovo intercooler. Pochi cambiamenti ma sostanziali che, al di la del “merito” sportivo, hanno reso l’unità adatta all’impiego in pista. Anche la trasmissione ha mantenuto fede allo schema “stradale”. Per il cambio DSG doppia frizione ha sette rapporti, come per il motore TSI, è nuovamente l’elettronica di gestione ad avere voce in capitolo. Elettronica che si accompagna ad un differenziale autobloccante del tipo a slittamento limitato. Assetto e freni sono stati adeguati alla vita agonistica di Seat Ibiza SC Trophy. L’ABS è rimasto in partita, ma “morde” meno rispetto alla versione stradale.
Seat Ibiza SC Trophy: la prova in pista
Sebbene salirci a bordo non sia la cosa più semplice del mondo, gli accorgimenti da tenere a mente al volante della Seat Ibiza SC Trophy sono pochi, ma indispensabili. Il primo di questi riguarda il cambio. Come sulla Ibiza stradale si regola tramite le palette solidali al volante. Nelle gare di trofeo, i piloti della Seat Ibiza Cup cambiano solo in scalata, lasciando al doppia frizione il “compito” della salita. Ma questa è una 24 Ore e i litri di benzina non si possono sprecare, ecco perché il diktat è di usarlo in manuale, anticipando la cambiata prima del regime di limitatore. Basta premere il paddle di destra e il gioco è fatto. Quello di sinistra per la scalata. Situazione questa che necessita di un minimo di attenzione in più. Non ci sono luci che si accendono per suggerirti quale sia il momento di cambiata ideale, bisogna andare ad orecchio, avendo un occhio verso il regime di rotazione del motore. Perché se scali troppo in antico, la marcia più bassa non viene inserita nell’immediato, in attesa che il compatto 1.4 TSI si trovi nel range giusto. E allora tu, pilota della domenica, pensi di aver commesso un errore e premi nuovamente la paletta di sinistra convinto questa volta di aver impartito “l’ordine” nel modo corretto. Sbagliato! Perché succede che viene letto il segnale di scalare non una, bensì due marce così, quando il propulsore si trova nel regime ideale, ci si ritrova con una marcia troppo bassa. Ecco perché bisogna avere la pazienza di attendere, nel caso non si azzecchi il “giro” giusto, che motore e trasmissione lavorino come sanno fare, senza intervenire una seconda volta sulla scalata.
La seconda accortezza di cui tenere conto riguarda la frenata. La presenza dell’ABS è un dato di fatto e condiziona l’approccio tra pilota e pedale del freno. Non bisogna essere bruschi ed aggressivi, ma dolci e decisi che, in questo caso, non sono affatto in antitesi. Ci vuole tempo, ma una volta imparate queste due semplici regole, metà del lavoro al volante della Ibiza SC Trophy è fatto. Il resto lo fanno velocità in curva e traiettorie. Nel primo caso ci si deve affidare al telaio, nel secondo serve un po’ di conoscenza della pista. La Ibiza SC Trophy è una vettura sincera, non ti “nasconde” nulla, ma la rapidità con cui ti avvisa che la situazione stia mutando potrebbe essere più veloce del tempo d’intervento del pilota. Più fiducia e più gas risolvono la questione, così come evitare di saltare in modo aggressivo sui cordoli. Condizione ideale per suggerire al retrotreno di abbandonare la strada maestra. Una situazione che potrebbe avere dei risvolti “drammatici” oppure “divertenti”, tutto sta nella reazione del pilota, abile a controsterzare il più velocemente possibile. La compatta Seat Ibiza SC Trophy sembra però una vettura capace di mettere chiunque a proprio agio, perché tanto il tempo dipende solo dal piede di chi guida.