Dalla sobria 2 volumi degli anni ’80 che piaceva ai tedeschi, all’americana che verrà, un ritratto dell’understatement intelligente della grande Fiat
Dalla sobria 2 volumi degli anni ’80 che piaceva ai tedeschi, all’americana che verrà, un ritratto dell’understatement intelligente della grande Fiat
Quando nacque, a metà degli anni ’80, la Croma segnò per la Fiat una svolta senza ritorno nel concetto di media superiore. Frutto di un progetto avanzato dell’era Ghidella, la “tipo 4” fu declinata con quattro marchi diversi che hanno dato alla luce la Fiat Croma, l’Alfa Romeo 164, la Lancia Thema e la Saab 9000.
Per la Lancia fu un vero successo, ma la vera rivoluzione fu rappresentata dalla Croma. Il concetto di “grande Fiat“, di erede della deprimente, banale Argenta, a sua volta restyling della 132, veniva declinato con un’idea innovativa assolutamente sconosciuta alle precedenti berline della casa.
La nuova immagine della grande Fiat doveva essere caratterizzata da sobrietà, praticità e affidabilità. La linea discreta, disegnata da Giugiaro, mostrava uno sbalzo posteriore ridotto e un comodo portellone per l’accesso al bagagliao, allestimenti interni austeri ma ben realizzati, trazione anteriore, una gamma ampia e articolata di allestimenti e motorizzazioni, sia benzina sia diesel.[!BANNER]
Nella sua lunga carriera, tre serie in dieci anni, la Croma ospitò anche un’innovativa motorizzazione diesel a iniezione diretta, anticipando di una decina d’anni tutte le concorrenti. Divenne popolare in Italia come alternativa discreta della lussuosa Thema.
Nella seconda serie in particolare veniva spesso utilizzata come auto di servizio per politici e manager. Era un’auto “intelligente”, unica formula che poteva rendere convincente l’immagine di una Fiat non utilitaria. Non a caso tra i mercati esteri il migliore per Fiat fu il difficilissimo mercato tedesco; proprio nella patria di Mercedes, BMW, Volkswagen, Audi, la Fiat col portellone trovò il maggior apprezzamento.
Per lungo tempo non ebbe un’erede e la nuova Croma, dalla travagliata gestazione in epoca di joint venture con la GM, riprendendo il concetto di una grossa Fiat che fosse essenzialmente discreta e pratica, vide finalmente la luce nel periodo più buio del gruppo torinese, tra il 2003 e il 2004, quando la sparizione o la vendita erano dati per certi.
La nuova Croma era “vecchia” nel senso che pur correttamente definita nell’idea di preferire a una classica berlina una sorta di station wagon che richiamasse il senso di praticità che era stato l’elemento vincente della prima generazione, era condizionata dalla banalità del disegno e dalle dimensioni dei volumi.
Sulla piattaforma allungata della vecchia Vectra, che aveva generato anche la Opel Signum, la nuova Croma era stretta e lunga rispetto alle sue concorrenti, con un frontale anonimo e pesante.
Sembrava un disastro annunciato e invece, contro ogni previsione, anche se non è stata in grado di ripetere il successo della Croma che piaceva ai tedeschi sui mercati europei, si è ritagliata un suo spazio sul mercato interno, con numeri di vendita discreti.
Il restyling del novembre 2007, con la “faccia da Bravo”, ne ha migliorato notevolmente l’aspetto, pur nei limiti di una piattaforma ormai anziana, e la Croma ha recuperato un pò in termini di immagine e vendite. Ma è ormai tempo di pensare ad una nuova serie. Dopo la tedesca, dopo l’italiana, avremo una Croma americana.
Già perché la base della futura grande Fiat sarà quella delle Chrysler 200/300 e potrebbe essere prodotta direttamente in USA. Facile profetizzare sin da ora che anche la futura Croma d’America conserverà la formula, la sola valida per il marchio Fiat, che ha reso vincenti le due serie precedenti. Sarà una Fiat spaziosa (molto più dell’attuale), sobria, pratica, affidabile, che non si fa notare ma sulla quale si può contare.