A fronte di un fatturato di 5 miliardi e un utile di 1 miliardo, ci sono pedaggi autostradali sempre più cari
A fronte di un fatturato di 5 miliardi e un utile di 1 miliardo, ci sono pedaggi autostradali sempre più cari
I conti di Autostrade per l’Italia volano. E gli utenti pagano. Secondo un rapporto dell’ispettorato dell’Anas, la società per azioni fondata nel 2002 ha registrato un fatturato di 5 miliardi di euro e un utile di 1 miliardo, pari a oltre 72.000 euro per ciascuno dei 13.800 dipendenti.
Il segreto? Nelle tariffe, naturalmente, e nell’aumento di traffico veicolare che ha avuto luogo nella prima decade del nuovo secolo, pur con il rallentamento del biennio 2008-2009. Ma dov’è questo rapporto? Difficile trovarlo nei meandri di Palazzo Madama e di Montecitorio, cui era stato consegnato dal presidente Anas, Pietro Ciucci. Da questo documento emergeva la stretta correlazione tra aumento delle tariffe al casello e aumento del fatturato, cosa che probabilmente si sarà ripetuta a inizio 2010, quando i pedaggi erano saliti in media del 2,75%.[!BANNER]
Dati alla mano, nel 2008 la società ha investito 1,7 miliardi sugli oltre 1.100 chilometri di rete gestita. Una cifra notevole, si dirà, ma che comunque ha fatto storcere il naso a molti: alcune concessionarie hanno ricevuto dallo Stato le autostrade praticamente a costo zero. Dalla società, intanto, si sottolinea che il rischio imprenditoriale e gli investimenti sono alti e che pertanto è giustificato l’aumento delle tariffe. L’Antitrust, dal canto suo, chiede maggiore concorrenza, gare pubbliche e concessioni brevi.
La ragioneria generale dello Stato, invece, si frega le mani perché il settore autostrade è una fonte importante che garantisce capitali da investire in infrastrutture, mentre gli automobilisti sperano che non prenda corpo l’idea di far pagare il transito anche sulle superstrade.