Nome decadentista tipico dell’epoca, carrozzeria Touring in alluminio, un primo proprietario d’eccezione: la 6C 2300 “Soffio di Satana” del 1935 è stata aggiudicata per 430.000 euro all’asta Pandolfini di Firenze.
Da tutti i “connoisseur” di storia dell’automobile ritenuta scomparsa, era invece gelosamente custodita, ma con assoluta discrezione come si conviene al suo nobilissimo lignaggio. Ed ora, ricomparsa in tutto il proprio splendore, è tornata a far parlare d se e, di conseguenza, del suo committente nonché primo proprietario (o forse, in questo caso, meglio dire “custode”).
È la Alfa Romeo 6C 2300 Turismo “Soffio di Satana”, modello derivato dalla leggendaria 6C 2300 che, sull’impostazione meccanica di deciso piglio sportivo firmata da Vittorio Jano, venne allestita dalla Carrozzeria Touring – su specifica indicazione di Gabriele d’Annunzio – per essere, dopo oltre mezzo secolo di tranquilla esistenza lontana dalle platee dell’auto storica, protagonista della prima asta Pandolfini aperta ad auto e moto d’epoca e memorabilia che si è svolta lo scorso fine settimana a Firenze.
L’evento, che segna il debutto della Casa d’aste nel settore del motorismo storico, ha visto la presenza di quarantasei auto d’epoca, alle quali si sono aggiunte undici moto storiche. Un “lotto” che andava dagli anni 20 agli anni 90, e dalle proposte accessibili a molti portaforgli: Fiat 509 Torpedo, Lancia Ardea I Serie e Fiat 500D fra i modelli “popular”, ma anche Volkswagen Kombi e Fiat Campagnola AR59 con tetto rigido; e ancora: Porsche 356 Speedster e Jaguar XK120 OTS (“Open Two Seater”), Rolls-Royce Silver Wraith II, Iso Rivolta 300 GT. All’asta era presente anche un piccolo gruppo di Ferrari, peraltro rimaste invendute (una 308 GTS del 1981, una Testarossa del 1988, una 599 GTO del 2010). Curiosa, nella propria immagine futuristica, la Pontiac Firebird “K.I.T.T.”.
Posto d’onore, come detto, alla Alfa Romeo “Soffio di Satana”: una definizione che – contrariamente ad un sapore decadentista che potrebbe ricondurne la parernità al “Vate” – non le sarebbe stata conferita da Gabriele d’Annuncio, bensì a Felice Bianchi Anderloni, l’avvocato che insieme a Gaetano Ponzoni e a Vittorio Ascari (fratello di Antonio) nel 1926 aveva fondato a Milano la Carrozzeria Touring, successivamente entrata nel Gotha dei grandi artigiani dell’auto per il procedimento “Superleggera” ereditato dalla tecnologia aeronautica.
Delle “Soffio di Satana”, fino a qualche anno fa, se ne contava un solo esemplare, allestito nel 1935 per conto del barone calabrese Mariano Pagliaro: la vettura, passata di mano negli anni 70 ad un collezionista toscano e completamente restaurata, fu poi acquistata da un appassionato lombardo e, nel 2005, aggiudicata ad un’asta. Distrutto, invece, il secondo esemplare, che appartenne al soprano Gina Cigna. Quella di Gabriele d’Annunzio, aggiudicata all’asta Pandolfini per 430.000 euro (più i diritti di asta e l’IVA: più avanti saranno resi noti i dati ufficiali) veniva stimata su un valore compreso fra 500.000 e 700.000 euro.
L’esemplare fu costruito, nel 1935, sulla carrozzeria che Touring realizzò in alluminio: D’Annunzio ne indicò l’allestimento desiderato, nel quale – dal punto di vista dei colori – predominano le tinte preferite dal poeta: amaranto, giallo e blu. Non era, va detto, la vettura preferita da D’Annunzio (che ebbe nel cuore la Isotta Fraschini), tuttavia D’Annunzio la utilizzò a più riprese negli ultimi tre anni di vita.
Fra gli atout portati in dote dalla “Soffio di Satana”, l’impostazione decisamente aerodinamica al corpo vettura, in particolar modo nella parte frontale dalla avvolgente calandra e al posteriore (privo di baule: come consuetudine di quegli anni, il “vano di carico” è, in realtà, l’alloggiamento della ruota di scorta), nonché l’apertura “ad armadio” delle porte (soluzione “Tip Top” secondo Touring), poi ripresa da Lancia per la propria produzione e che permetteva un agevole accesso a bordo; e la notevole cura per le finiture interne.
Sotto il (lungo) cofano, la “Soffio di Satana” amaranto con modanatura gialla alla linea di cintura che fu di Gabriele d’Annunzio conferma la propria nobiltà: il motore è l’unità a sei cilindri in linea, con distribuzione a doppio albero a camme in testa e basamento a sette supporti di banco, da 2.309 cc di cilindrata e 68 CV a 4.400 giri/min di potenza, che porta la “firma” di Vittorio Jano.