Sviluppo della rete di ricarica, facilità di pagamento, un contratto “flat” per il “pieno”: sono alcune delle proposte Enel per la mobilità elettrica.
Sviluppo della rete di ricarica, facilità di pagamento, un contratto “flat” per il “pieno”: sono alcune delle proposte Enel per la mobilità elettrica.
Per rendere concreti gli effetti benefici su clima e salute della mobilità elettrica è indispensabile lo sviluppo di un’adeguata rete di ricarica. E in Italia, che vi piaccia o meno, lo sviluppo dell’infrastruttura non può che passare dal principale operatore del mercato energetico, Enel. Non è un caso che a sponsorizzare l’Electric City del Motor Show è proprio l’ex monopolista di Stato. Che alla kermesse bolognese ci ha spiegato le strategie a breve e lungo termine per promuovere la mobilità “zev”.
La rete pubblica comincia da Pisa
La realtà è costituita da una decina di colonnine di ricarica pubblica a Pisa. Numero che dal 2011 dovrebbe salire rapidamente fino a quota 300 con l’installazione di nuove stazioni di ricarica equamente suddivise tra la città toscana, Roma e Milano. Ma la “rete” potrebbe crescere ulteriormente con l’accordo, che sarà ufficializzato proprio al Motor Show, con la Regione Emilia Romagna che prevede un’iniziale messa in posa di 60 colonnine a Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Imola.
Un “home station” per la ricarica a casa
All’offerta pubblica, Enel affianca una proposta per la clientela domestica che prevede l’installazione di una “home station” di ricarica dell’auto elettrica nel box di casa o nel garage condominiale. Una soluzione che ha un triplice vantaggio. Il primo è di separare il conteggio dell’elettricità consumata nell’abitazione e quella per la mobilità, un modo per evitare di accumulare i kW consumati e, di conseguenza, far crescere la bolletta. Ricordiamo infatti, che le tariffe domestiche in Italia penalizzano chi consuma di più con un costo crescente a chilowatt utilizzato. Il secondo riguarda la stabilità della fornitura: un contattore dedicato per l’auto evita sovraccarichi di tensione che possono mandare in tilt il sistema. Infine, la “home station” può essere programmata per effettuare la ricarica quando il prezzo dell’energia è inferiore. Gli utenti del contratto biorario, quindi, potranno decidere di iniziare il “pieno” dopo le 23 con un notevole risparmio.
Il “pieno” si fa con una card
Il sistema per il rifornimento è il medesimo per la rete pubblica e privata. Una volta stipulato il contratto si entra in possesso di una tessera magnetica che abilità all’accesso alle colonnine. Passando la card sulla parte superiore del “distributore” si sboccano le due prese (una con standard italiano, l’altra per una spina europea) e si hanno 90 secondi di tempo per collegare il cavo. Una volta connesso, i due sistemi dialogano e inizia l’effettiva ricarica che può essere interrotta in automatico a “pieno” effettuato, oppure in qualunque momento ripassando la tessera sulla colonnina. Il tutto è gestito da un sistema centrale remoto, la control room, che verifica in tempo reale la situazione di tutte le colonnine nazionali. Una tecnologia che consentirebbe ai clienti di verificare su web o tramite iPhone le ricariche effettuate, la localizzazione e la disponibilità dei “distributori”, nonché in futuro di prenotare orario e postazione desiderata.
Verso una tariffa “flat” di 25 euro/mese
L’intero progetto è concepito per il pagamento direttamente con addebito in bolletta. In pratica, ad ogni rifornimento viene conteggiata l’energia assorbita e il costo riportato nella cedola bimestrale. Al momento la tariffa proposta è la stessa di quella domestica, cioè di circa 18-20 centesimi di euro a kWh, ma da marzo potrebbe venire offerto il più conveniente contratto “altri usi” e, in tempi molto più lunghi (non prima del 2013), uno specifico per la mobilità elettrica con tariffe energetiche inferiori del 30-50% a quelle per la casa.
In realtà, l’obiettivo di Enel è di proporre costi fissi “all inclusive”. La proposta è quella di una tariffa “flat” simile a quella proposta dai web provider per la connessione a internet senza limiti di navigazioni. L’importo è di 25 euro/mese e consente la ricarica libera da casa o dalle colonnine pubbliche. Un prezzo che, prendendo ad esempio la Smart EV, avrebbe secondo i nostri calcoli un punto di pareggio con una percorrenza di circa 700-800 km/mese. Da segnalare che i responsabili Enel intendono proporre l’installazione gratuita della “home station”.
Accordi con sei Case
Altro versante della strategia Enel per la mobilità elettrica riguarda gli accordi con le case automobilistiche. L’ultima intesa in ordine di tempo, annunciata il 1° dicembre a Bologna, è con Citroën. Il patto prevede la fornitura di energia con certificazione Recs (cioè proveniente da fonti rinnovabili), il sopraluogo gratuito nell’abitazione per l’installazione della “home station” e la consulenza per l’accesso ai punti di ricarica pubblici. Non specificati i costi, ma non dovrebbero discostarsi molto dall’offerta di 25 euro/mese. Ricordiamo che altri marchi che hanno siglato una convenzione con Enel sono Daimler (Smart), Renault, Nissan, Mitsubishi e Piaggio.
I problemi che permangono
Se la visione di base Enel è condivisibile, non si deve dimenticare che le problematiche per lo sviluppo della mobilità elettrica sono diverse. Una riguarda sicuramente l’assenza di standard per prese e spine che, di fatto, costringono l’utente ad acquisire adattatori specifici per collegarsi alle diverse colonnine (ad esempio, a Milano, le colonnine di a2a ed Enel prevedono prese differenti).[!BANNER]
Altro limite è il ritardo allo sviluppo delle cosiddette smart grid (reti intelligenti) che consentono di gestire in modo efficiente la domanda energetica e, di conseguenza, di ottimizzare la produzione privilegiando le fonti energetiche. Una tecnologia che permetterebbe di ridurre le emissioni del comparto energetico (e indirettamente, il rilascio di gas serra dalla “fonte alle ruote” delle auto elettriche) ed evita inutili sovraccarichi di rete. Infine, citiamo la necessità di rendere reale il prima possibile la ricarica rapida, al momento ancora allo stato “virtuale”.