Il sindacato Fiom ha raccolto 2.500 firme tra gli operai Fiat di Mirafiori contro il piano proposto da Sergio Marchionne
Il sindacato Fiom ha raccolto 2.500 firme tra gli operai Fiat di Mirafiori contro il piano proposto da Sergio Marchionne
Circa 2.500 operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori hanno sottoscritto la petizione promossa dal sindacato Fiom che chiede a Sergio Marchionne di non applicare al loro plant quanto approvato per Pomigliano d’Arco. Mentre la preoccupazione regna sovrana fra le maestranze, che non vogliono un peggioramento delle condizioni di lavoro, i sindacati continuano nella raccolta di firme dopo aver spiegato i contenuti del rilancio della catena di montaggio (un drastico cambio di orari, turni e pause di lavoro, a vantaggio di quella flessibilità necessaria allo sviluppo dell’azienda).
Lapidarie le parole di Giorgio Airaudo, responsabile Auto dei metalmeccanici Cgil: “Non vorremmo che la produzione della Jeep fosse uno specchietto per le allodole che finisse poi come la Grande Punto, inizialmente prodotta a Mirafiori con un contributo pubblico di 750 milioni di Euro e rimasta a Torino circa otto mesi”.[!BANNER]
Intanto, gli i robot della catena di montaggio resteranno sostanzialmente fermi per un altro mese, dato che ci sarà la cassa integrazione, a turno, per tutti i dipendenti fino al 10 gennaio.
Intanto l’aria davanti ai cancelli è ancora tesa, mentre si attente la riapertura della trattativa tra Fiat e sindacati, per la quale non è ancora stata fissata una data certa. Sergio Marchionne, intanto, non perde tempo e afferma che sia possibile “costruire veicoli negli Stati Uniti, in Italia o da qualsiasi altra parte”.