Non ci saranno indennizzi all’azienda toscana che nel 2000 aveva depositato il brevetto, ma una penale da 500 euro al giorno per tutto il tempo necessario alla sostituzione con un nuovo apparecchio.
Nessuno “stop” al sistema di rilevamento della velocità media in determinati tratti autostradali. Più semplicemente, il dispositivo verrà sostituito, in tempi brevissimi, con un’attrezzatura diversa da quella attualmente in uso. Ecco, in soldoni, quanto indicato nelle scorse ore da ASPI-Autostrade per l’Italia in merito alla questione dei Tutor che, dopo aver fatto saltare molti automobilisti sulla sedia e “regalato” qualche ora di sogni di anarchia (relativamente ai limiti di velocità, s’intende) per mezza giornata, calma dunque gli animi.
In buona sostanza: ciò che per alcuni è apparso in prima battuta come un “tramonto” del sistema Tutor, in realtà tale non è; se mai, in seguito ad una sentenza della Corte d’Appello di Roma (sentenza 2275/2018) giunta dopo un primo rinvio da parte della Cassazione, Autostrade per l’Italia avrebbe violato il brevetto – La Repubblica, a questo proposito, riporta la sentenza dei giudici indicandone “Contraffazione di brevetto” – originariamente depositato (si deve risalire al 2000) da Craft, azienda con sede a Greve in Chianti (Firenze) fondata da un ex tecnico della Galileo. Dunque, il gestore della rete autostradale italiana dovrebbe rimuovere i Tutor attualmente dislocati, e riconoscere la paternità del brevetto all’azienda che lo aveva in origine depositato.
Altro che “salti di gioia”, perciò! In effetti, Autostrade per l’Italia punta i propri riflettori sulla drastica diminuzione della mortalità sulle autostrade, che da quando (2005) prevede l’impiego dei sistemi di rilevamento della velocità media dei veicoli – e ne sanziona il superamento dei limiti – è diminuita del 70%, anche in virtù dell’utilizzo dei Tutor.
Niente passi indietro, perciò: Autostrade per l’Italia pagherà una “penale” da 500 euro al giorno, e provvederà nel frattempo alla sostituzione del sistema “Con uno differente da quello attuale”, riferisce ASPI. Tempo stimato: circa tre settimane. La Corte d’Appello non ha accordato a Craft alcun risarcimento per tutto il periodo nel quale Autostrade per l’Italia avrebbe utilizzato il brevetto della piccola azienda toscana in maniera “impropria”, tuttavia Craft ora avrà la possibilità di chiedere ad ASPI l’acquisto del brevetto stesso. Opzione peraltro remota: Autostrade per l’Italia sarebbe disposta a muoversi verso altre direzioni. Ovvero: non la rimozione dei Tutor attualmente presenti, ma la loro rapida sostituzione con un sistema simile negli intenti quanto differente nella tecnologia (a questo proposito, Il Sole 24 Ore riferisce che potrebbe trattarsi del SICVE-PM, approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 31 maggio 2017; su tale approvazione, peraltro, penderebbe dalla fine dello scorso luglio una richiesta di annullamento in autottutela da parte di un’altra azienda in contenzioso con Autostrade per l’Italia, in quanto non ci sarebbe alcun elemento di novità in rapporto al sistema dichiarato “contraffatto” nelle scorse ore dalla Corte d’Appello di Roma). Nel frattempo, ASPI ricorrerà in Cassazione: il terzo grado di giudizio aveva, peraltro, già respinto un precedente ricorso di Autostrade per l’Italia.
La vicenda farà discutere ancora a lungo, tuttavia è chiaro che di rimozione dei Tutor non se ne parla. Come dire, “Morto un Tutor, se ne fa un altro”: del resto, la massiccia riduzione del numero delle vittime da incidenti sulle nostre autostrade è anche conseguente alla presenza di queste apparecchiature. Con buona pace dei “furbetti” che per anni hanno cercato di contrastarne il lungo occhio rilevatore sulle nostre medie autostradali con artifici della più varia natura: dai Cd pendenti dagli specchi retrovisori interni e applicati al lunotto, ai pezzi di scotch sulle targhe.