Uno dei simboli della “motorizzazione di massa” italiana che ha cavalcato gli ultimi due decenni dirà addio al mercato? L’ufficializzazione è attesa per domani, con l’annuncio del nuovo piano industriale FCA.
“Niente è per sempre”: e ciò vale anche per le auto. C’è da scommettere, anzi, che per qualche tempo l’assenza di una delle pietre miliari della motorizzazione degli ultimi due decenni (e qualcosa di più) sarà, per molti appassionati, un po’ strano. Dopo venticinque anni esatti di permanenza in listino, Fiat Punto si prepara ad uscire di produzione. La notizia, di per se non clamorosa (era nell’aria da tempo, anche tenuto conto dei segmenti attualmente più “gettonati” dai vertici FCA, che sembrerebbero dare meno “peso” alla fascia di mercato “medio-piccola” nella quale si inserisce Fiat Punto) e che serpeggia in queste ore nel Web, potrà essere ufficializzata domani (venerdì 1 giugno), data nella quale il numero uno di Fiat-Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, illustrerà il nuovo piano industriale FCA per i prossimi anni. È tuttavia molto probabile, oltre che “inattesa”, come sempre avviene quando il fine produzione riguarda un modello fra i più longevi, tanto da poter essere considerato come “uno di famiglia”.
Del resto, Fiat Punto è stata tale molto a lungo, e le cifre di produzione lo confermano: più di nove milioni gli esemplari usciti dalle linee di montaggio, attualmente situate a Melfi, negli stabilimenti SATA che si preparerebbero a fermarne la catena di montaggio (lo “stop” definitivo è previsto per la prima metà di agosto) in un quarto di secolo di “vita”. Fiat Punto, che ha chiuso il 2017 al tredicesimo posto dei venti modelli più venduti in Italia (37.259 le unità immatricolate lo scorso anno: poco meno di un quinto, rispetto alle 145.919 Fiat Panda vendute; tuttavia davanti a Toyota Yaris, Peugeot 208, Nissan Qashqai, renault Captur, Volkswagen Tiguan, Opel Corsa ed Opel Mokka) venne presentata in anteprima ufficiale al Salone di Francoforte del 1993 (anno in cui venne inaugurato proprio lo stabilimento di Melfi e Maserati entrò nel Gruppo Fiat).
Le linee del corpo vettura, disegnate da Giorgetto Giugiaro, vennero immediatamente apprezzate dai mercati e dagli “addetti ai lavori”, tanto che la allora nuova “segmento B” di Fiat fu eletta “Auto dell’Anno” nel 1995. Dati alla mano, i risultati premiarono la decisione dei vertici Fiat: dopo un anno e mezzo dal debutto sul mercato, Fiat Punto festeggiò il primo milione di esemplari prodotti.
Un primo aggiornamento fu impostato nel 1997, contestualmente al via dello sviluppo di “188”, codice dietro al quale si nascondeva la seconda generazione di Fiat Punto, sottoposta ad un approfondito upgrade al corpo vettura e alla scocca (Fiat Punto fu la prima vettura di segmento B ad ottenere 4 stelle nei crash test EuroNACP). La “dinastia” Punto proseguì, nel 2003, con un ulteriore restyling, e poi (2007) nella variante Punto Classic, a differenziarne la “nicchia” di mercato di appartenenza dalla Grande Punto, nel frattempo (2005) entrata in listino e la cui carriera produttiva si sarebbe protratta fino ad oggi. La presenza contemporanea di Fiat Punto Classic e di Grande Punto (nel 2009 arricchita con la gamma Punto Evo) andò avanti fino a tutto il 2010, data nella quale la “piccola” venne tolta di produzione, seppure all’atto pratico non dai listini: le vendite di Fiat Punto Classic proseguito fino alla primavera del 2011. Ora, a dire addio al listino sarà proprio la versione di maggiori dimensioni (progetto “199”), la cui progettazione fu, ancora una volta, frutto della “matita” di Italdesign Giugiaro.
Tecnicamente, al momento del debutto commerciale Fiat Punto – erede in tutto e per tutto della altrettanto “storica” Fiat Uno, che aveva segnato il passaggio dell’immagine Fiat verso un percorso totalmente nuovo rispetto alla produzione precedente – venne equipaggiata con le due unità FIRE 1.100 cc e 1.300 cc (quelle che, nel 1994, sarebbero state adottate dalla variante Cabriolet disegnata da Bertone). Più avanti, la gamma Punto si arricchì con l’arrivo delle unità motrici 1.6 88 CV e 1.4 turbo da 133 CV,la Fiat Punto GT “figlia” – per immagine e per destinazione di mercato – della precedente Uno Turbo. La lineup venne, nel 1997, ampliata con il debutto delle versioni a gasolio da 57 CV e da 71 CV. In totale, la prima generazione di Fiat Punto venne venduta in 3,42 milioni di unità; la seconda serie totalizzò 2,96 milioni e la terza generazione (compresa, quindi, la attuale Punto, unificata nel 2012 dalla “fusione” delle lineup Grande Punto e Punto Evo) 2,67 milioni di esemplari. Fra questi, la gamma entrata sotto le insegne Abarth.
Nelle prossime ore si saprà quale “destino” i vertici FCA sceglieranno per il segmento B, da sempre centrale nelle strategie del Gruppo e al quale, peraltro, altri big player del comparto automotive non rinunciano, come dimostrato dalle storiche competitor Ford Fiesta, recentemente aggiornata con l’arrivo della settima serie che ha fruttato anche il debutto della versione “crossover” Active, Volkswagen Polo (anch’essa sottoposta, nei mesi scorsi, ad un corposo aggiornamento), Renault Clio e Skoda Fabia, della quale si attende a breve una nuova versione.
Domani, l’amministratore delegato FCA-Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne annuncerà il piano industriale dell’”asse Torino-Detroit” a breve-medio termine: un momento particolarmente atteso per i dipendenti FCA che operano nello stabilimento SATA di Melfi (dove, oltre a Fiat Punto, avviene l’assemblaggio di Fiat 500X e Jeep Renegade), che nei prossimi mesi potrebbero vedersi assegnata la produzione di altri modelli. Per rimpiazzare Fiat Punto, i vertici FCA avrebbero a disposizione Fiat Argo, la “segmento B” di Fiat Brazil. Tuttavia, il riposizionamento della lineup del marchio, già individuato in una prima decisione di produrre in Italia modelli “premium” e di affidare all’estero la produzione di modelli più “generalisti” (Fiat Punto, come la citata Uno e i precedenti cavalli di battaglia 1100, 128 e 127), oltre a contrassegnare un deciso cambio di immagine per Fiat, sembrerebbe portare a non considerare questa ipotesi.