Il dispositivo SICVe PM si basa su un software PlateMatching: rileverà più elementi contemporaneamente e sarà più “implacabile”. L’entrata in funzione è prevista per il prossimo luglio.
A qualche giorno dalla sentenza della Corte d’Appello di Roma che ordinava lo spegnimento dei tutor attualmente presenti sui tratti autostradali gestiti da Autostrade per l’Italia, un nuovo strumento di rilevazione “da remoto” della velocità dei veicoli in transito sta per entare in funzione. Si tratta di SICVe PM, dispositivo approvato dal Ministero dei Trasporti (provvedimento n. 3338 del 31 maggio 2017) che si basa sulla tecnologia PlateMatching che metterà a confronto le immagini scattate dal sistema di telerilevamento che, come indicato dal direttore della II Divisione della Polizia stradale Rosanna Ferranti, “Sarà molto più preciso rispetto al precedente” (il riferimento va al sistema recentemente spento per decisione del Tribunale che aveva riconosciuto una violazione del brevetto da parte di ASPI-Autostrade per l’Italia).
L’entrata in funzione del nuovo dispositivo è prevista per il prossimo luglio, su un ventaglio di 25-30 tratte autostradali particolarmente critiche per intensità di flusso dei veicoli e potenziale rischio di incidenti. Il nuovo SICVe PM, spiega Rosanna Ferranti, si basa su una tecnologia (appunto PlateMatching) che abbina fra loro le immagini verosimili in una fase di rilevamento, “Accorciando i tempi dell’abbinamento e rendendolo più preciso. Così vengono meno le possibilità che ci siano scarti per mancanza di un corretto riconoscimento”.
Tecnicamente, puntualizza la dirigente di Polizia stradale, “In precedenza, se la targa del veicolo in uscita in un tratto controllato non veniva letta correttamente e non si abbinava alla targa in entrata, entrambi i fotogrammi venivano cestinati. Il nuovo dispositivo, invece, aumenta le performance di lettura delle immagini”. In questo senso, ed a raffreddare gli animi di quanti, nei giorni scorsi, “celebravano” la scomparsa del tutor dalle nostre autostrade, arriva il dettaglio degli ulteriori elementi di riconoscimento di un veicolo: “Prima ci si concentrava sulla targa; ora si prenderà in considerazione anche altro, come la pubblicità sul retro dei mezzi, l’adesivo dell’azienda di trasporto, i dispositivi luminosi posteriori. Questo perché il nuovo software scansiona più dati, ed è nel contempo più rapido nel mettere a confronto elementi verosimili”, anticipa Ferranti.
Riguardo al “dove” i nuovi sistemi di rilevazione delle infrazioni da velocità saranno installati, nei prossimi giorni se ne saprà di più: le tratte della sperimentazione devono infatti ancora essere individuate: “Occorre procedere alla verifica su quanto disposto dal decreto del Ministero dei Trasporti del 2017: gli impianti vanno smontati, portati in laboratorio e controllate le funzionalità degli orologi e della velocitàmedia: serve del tempo. Stiamo tuttora definendo quali saranno i punti attivi. È certo che si terrà conto dei volumi di traffico e della rete autostradale che registra punte maggiori di incidenti”.
Del resto, ciò viene disposto dallo stesso decreto ministeriale: la scelta dell’ubicazione dei dispositivi di rilevamento va eseguita dagli organismi di polizia stradale in concerto con l’ente proprietario o gestore della strada tenuto conto dell’intensità del traffico. Per questo, le verifiche di funzionalità e taratura (sentenza della Corte Costituzionale del 2015) vanno effettuate con cadenza almeno annuale. Ogni approvazione di dispositivo, inoltre, ha validità ventennale.