La storica partnership fra l’atelier milanese ed il marchio di Gaydon all’origine del progetto DBS Superleggera: nuova aerodinamica e 725 CV sotto il cofano per l’erede di Vanquish S.
Le collaborazioni con i grandi nomi dello stile sportivo “all’italiana” rappresentano un cavallo di battaglia per Aston Martin: più volte “vestita” da Zagato, la lineup di Gaydon si prepara ad accogliere un corpo vettura che porta il nome della tecnologia ideata dalla Carrozzeria Touring. Si tratta di Aston Martin DBS Superleggera, nuova definizione della lineup “alto di gamma” per il marchio di oltremanica: svelata attraverso una carrellata di immagini ed un dettaglio delle caratteristiche progettuali e tecniche, la nuova Aston Martin DBS Superleggera, chiamata all’ambizioso ruolo di erede nei confronti di Vanquish S, debutterà in commercio già nelle prossime settimane, con prezzi – finora riferiti al mercato tedesco – che partono da 274.995 euro.
Sempre meno “GT all’inglese” e caratterizzata da un’allure estremo (niente understatement per questa nuova proposta di Gaydon!), Aston Martin DBS Superleggera rappresenta, nell’ottica della nuova produzione del nobile marchio britannico, la più elevata definizione del proprio linguaggio di stile, che risente in maniera marcata del vastissimo expertise agonistico per Aston Martin. Del resto, l’indicazione “Superleggera”, che fa bella mostra di sé sul lungo e sinuoso cofano motore non è una novità in senso puramente storico – la “partnership” fra Gaydon e l’atelier milanese fondato nel 1926 da Felice Bianchi Anderloni ha prodotto, negli anni, DB2/4 Mk II Spider, DB4, DB5 e DB6 -; quanto la concretizzazione di un engineering (nello specifico: il brevetto Superleggera a sottili tralicci di tubi e pannelli carrozzeria in alluminio) che a più riprese ha trovato ideale collocazione nell’identità stilistica della produzione Aston Martin. La nuova DBS Superleggera, dunque, offre all’enthusiast moderno una esatta liaison concettuale con la storia del marchio; in termini tecnici, ciò viene espresso nei quasi 80 kg in meno (1.693 kg “contro” 1.1770 kg) rispetto ad Aston Martin DB11 V12, la quale dal canto suo ha messo a disposizione dei progettisti di Gaydon il telaio in leghe ultraleggere, opportunamente aggiornato: le carreggiate misurano, rispettivamente, 15 mm in più all’avantreno e 20 mm in più al retrotreno; nuovo è anche lo studio della taratura per le sospensioni a controllo elettronico, composte da quadrilateri deformabili anteriormente e multilink al posteriore.
La carrozzeria di Aston Martin DBS Superleggera è, come consuetudine nel panorama delle “GT” più performanti e delle “supercar”, in fibra di carbonio, ad eccezione di alcune parti del corpo vettura (quali, ad esempio, le porte) in alluminio. Si deve al ricorso di questi materiali l’elemento in più che concorre ad un sostanziale risparmio nel peso complessivo del veicolo.
Dal punto di vista stilistico, Aston Martin DBS Superleggera mette in evidenza, come accennato, un’identità marcatamente sportiva, ulteriormente caratterizzata rispetto alle precedenti proposte dell’azienda di oltremanica: “ovviamente”, l’analisi del corpo vettura consente di avvertire la consueta notevole eleganza complessiva; tuttavia, sono da segnalare il nuovo disegno sviluppato per il frontale, ancora più “aggressivo” e caratterizzato da vistose nervature longitudinali nonché da due ampie feritoie che amplificano gli stilemi tipici Aston Martin, unitamente ad un preciso studio aerodinamico, che ha portato i progettisti all’adozione di feritoie di nuovo disegno dietro alle ruote anteriori ed a un re-engineering dell’estrattore posteriore, ispirato nel proprio disegno alla tecnologia di doppio diffusore ideata alcuni anni fa per gli impieghi in F1. Inoltre, è da rimarcare l’elevato carico verticale generato da uno specifico “aerokit” in fibra di carbonio, che a 340 km/h raggiunge 180 kg ed è frutto di un attentissimo studio dei flussi aerodinamici.
Per sottolineare le novità di stile improntate alle più elevate prestazioni, Aston Martin DBS Superleggera mette in evidenza un deciso “stacco” fra corpo vettura e volume-abitacolo: la “cellula” che ospita conducente e passeggero viene infatti rifinita in una tinta a contrasto, oltre ad essere sottolineata, anche in questo caso, da due nervature. Il disegno dei gruppi ottici posteriori risulta “ispirato” a quelli progettati per la nuova V8 Vantage. I gruppi ruota comprendono un set di cerchi da 9.5×21 ed 11.5×21 che ospitano pneumatici Pirelli PZero da, rispettivamente, 265/35 – 21 all’anteriore e 305/30 – 21 al posteriore, frutto di uno studio ad hoc per la nuova DBS Superleggera. L’impianto frenante prevede dischi carboceramici da 410 mm di diametro all’avantreno e 360 mm al retrotreno.
Relativamente all’impostazione meccatronica, Aston Martin DBS Superleggera viene equipaggiata con il recentemente aggiornato motore da 5,2 litri V12, sovralimentato con doppio turbocompressore e dotato di due coppie di terminali di scarico con relative elettrovalvole che, rispetto alla precedente DBR11 AMR eroga 87 CV in più, raggiungendo una potenza di 725 CV ed una forza motrice nell’ordine di 900 Nm di coppia massima disponibili fra 1.800 e 5.000 giri/min. Ai fini di una ottimale ripartizione dei pesi, il motore di Aston Martin DBS Superleggera viene collocato in posizione arretrata rispetto all’avantreno, ed accoppiato ad un cambio automatico ad otto rapporti, di tipo Transaxle (in blocco con il posteriore e dotato di differenziale a slittamento limitato e sistemi Dynamic Stability Control e Dynamic Torque Vectoring) che aiuta a ripartire le masse per il 51% sull’anteriore e per il 49% sul posteriore. Da segnalare l’adozione di un albero di trasmissione in fibra di carbonio. I settaggi dinamici del veicolo (fra i dispositivi di controllo è presente il servosterzo elettrico EPAS) prevedono tre differenti modalità di guida: “GT”, “Sport” e “Sport Plus”. Notevolissimo il rapporto peso/potenza: appena 2,33 kg/CV, che contribuisce al raggiungimento di valori prestazionali “da urlo”: Aston Martin DBS Superleggera viene dichiarata per una velocità massima che sfiora 340 km/h, un tempo di 3”4 per lo scatto da 0 a 100 km/h, e 6”4 richiesti per l’accelerazione da 0 a 160 km/h.