25 esemplari “ad immagine e somiglianza” delle 75 unità costruite fra il 1959 e il 1963: è la sfida per i vertici di Gaydon nell’anno dell’avanzatissima DB11. E c’è in arrivo anche una serie limitata DB5 Goldfinger.
Dopo le prime anticipazioni, che avevamo pubblicato a fine 2016, ecco la conferma: Aston Martin si prepara a fare rivivere agli appassionati uno dei propri modelli-simbolo: la storica DB4 GT, tipico esempio di “Gran turismo” British style degli anni 60, prodotta in 75 esemplari fra il 1959 e il 1973 quale evoluzione in chiave “corsaiola” del modello DB4, rispetto al quale portava in dote una maggiore leggerezza al corpo vettura – frutto dell’impiego di pannelli in alluminio più sottili, il passo più corto, l’assenza di paraurti – e la caratteristica carenatura ai fari; ma anche, in previsione dell’impiego agonistico, il serbatoio benzina maggiorato a 136 litri con due bocchettoni a sgancio rapido per il rifornimento e, sotto il cofano, l’unità motrice “Straight Six” (sei cilindri in linea) da 3.670 e 3.750 cc – progettata dal tecnico polacco Tadek Marek al quale si deve la firma dei motori adottati dai modelli DBR2, DB5, DB6, DB7 e DBS V8 – con doppia accensione, alimentazione assicurata da tre carburatori Weber doppio corpo, distribuzione a doppio albero a camme in testa.
Aston Martin DB4 GT: la storia rivive in 25 unità
La produzione di Aston Martin DB4 GT Continuation, che idealmente segue il piccolo lotto di unità realizzate a suo tempo per la leggendaria DB4 GT Zagato, sarà volutamente limitata a 25 esemplari: quanto basta, cioè, a rinnovare una leggenda delle competizioni di oltremanica, che debuttò vittoriosamente a Silverstone, nel 1959, con “un certo” Stirling Moss al volante (a voler trovare un parallelismo “fanta-industriale” con una determinata nicchia della produzione italiana, immaginiamo cosa accadrebbe fra gli appassionati “di casa nostra” se, tanto per dirne una, Fca decidesse di avviare una serie limitata “Continuazione” di Alfa Romeo 33 Stradale o Giulia Gta, oppure se Maserati allestisse un piccolo lotto di “Birdcage” o A6 GCS: sarebbe uno “smash” da leccarsi i baffi!). La “continuazione” di Aston Martin DB4 GT seguirà, dal punto di vista dei numeri di telaio, l’ultimo esemplare prodotto all’epoca (0202R) delle unità Lightweight, delle quali a loro volta furono realizzate otto vetture, la maggior parte delle quali tuttora esistenti e valutate su cifre che si aggirano nell’ordine di 3 milioni di sterline ciascuna.
Tutto come allora, salvo qualche necessario upgrade
“Ovviamente”, ogni Aston Martin DB4 GT Continuation verrà costruita sulla scorta dell’amplissimo expertise artigianale che da sempre contraddistingue la produzione di Gaydon, fermi restando i necessari aggiornamenti, in termini di sicurezza, prestazioni motoristiche, maneggevolezza e frenata, profondamente evoluti in quasi sessant’anni di costante upgrade tecnico. Ciò che non cambia, indicano i vertici Aston Martin in una nota introduttiva alla ghiotta novità, sarà l’impostazione generale del veicolo: “cuore” tecnologico è l’architettura a sei cilindri in linea del motore, abbinato ad un cambio manuale a quattro rapporti costruito “ad immagine e somiglianza” della storica trasmissione David Brown con differenziale a slittamento limitato; la costruzione del corpo vettura manterrà i pannelli di alluminio (di eguale spessore rispetto agli “originali” dell’epoca) fissati su una struttura a traliccio di tubi. Aston Martin DB4 GT Continuation, specificano i vertici di Gaydon, è stata decisa per regalare a venticinque super-appassionati l’emozione della guida old style in pista: per questo, Aston Martin Works ha creato un programma di lezioni di guida internazionali, della durata di ben due anni, che si svolge su alcuni dei principali circuiti del mondo e che, fra gli istruttori, si avvale della consulenza di Darren Turner, pluripremiato vincitore di categoria alla 24 Ore di Le Mans ed habitué del meeting Goodwood Revival: il suo ruolo sarà di aiutare i nuovi clienti ad appropriarsi di tecniche di guida appartenenti ad un’epoca nella quale la conduzione agonistica delle vetture era più artistica che scientifica.
In arrivo anche una serie limitata della DB5 di Goldfinger
E c’è una seconda novità, da parte di Aston Martin, destinata a scaldare ulteriormente questa seconda metà dell’estate 2018 per gli enthusiast del marchio di Gaydon (ma anche di vetture GT “tout court”): in virtù di una storica “stretta di mano” fra i piani alti Aston Martin e la film company EON Productions, la società produttrice dei film di James Bond, è in fase di preparazione l’allestimento di un piccolo lotto di Aston Martin DB5 “Goldfinger”, vettura che accompagnò 007-Sean Connery nel terzo episodio della saga di James Bond. Anche in questo caso, come già programmato per DB4 GT Continuation, la costruzione di ogni singola vettura (ne verranno allestiti 25 esemplari) sarà a cura degli artigiani di Aston Martin Works, con sede nello storico stabilimento di Newport Pagnell. Ogni veicolo – se ne specifica, peraltro, la non omologazione per impieghi su strade aperte al traffico – si avvarrà della consulenza di Chris Corbould, il tecnico premio Oscar supervisore degli effetti speciali utilizzati nelle pellicole di James Bond: oltre alla specifica tinta carrozzeria in Silver Birch, proprio come l’esemplare del 1964, ogni “Goldfinger” verrà equipaggiata con alcuni dei “gadget” che hanno contribuito alla fama planetaria della vettura, successivamente utilizzata nei capitoli “Thunderball” (1965), “GoldenEye” (1995),”Il domani non muore mai” (1997), “Casino Royale” (2006), “Skyfall” (2012) e “Spectre” (2015). Oltre ai 25 esemplari programmati, Aston Martin DB5 Goldfinger verrà costruita in tre ulteriori unità: due andranno ad infoltire le collezioni “heritage” di Aston Martin ed EON, la terza verrà messa all’asta per beneficenza.