Una lettera si Marchionne rassicura i lavoratori sulla bontà della decisione presa, intanto emergono alcune riflessioni su alcuni punti del piano.
Una lettera si Marchionne rassicura i lavoratori sulla bontà della decisione presa, intanto emergono alcune riflessioni su alcuni punti del piano.
La vittoria del “sì” al referendum indetto per l’approvazione del nuovo piano industriale per Mirafiori ha solo parzialmente chiuso il dibattito scatenatosi nelle scorse settimane riguardo al futuro dello stabilimento Fiat. Infatti, dopo la vittoria del “fronte Marchionne”, i dubbi e le discussioni rimangono, con esponenti del mondo politico e sindacale impegnati in queste ore a capire meglio e a mentre fredda la reale portata di quanto approvato dagli stessi lavoratori con il supporto di alcune sigle sindacali da cui è rimasta però fuori la Fiom.
La lettera ai lavoratori
L’amministratore delegato del Lingotto ha espresso tutta la sua soddisfazione in una lettera rivolta ai lavoratori di Mirafiori in cui si sottolinea la svolta quasi epocale che si è avuta con l’accordo, con Sergio Marchionne che oggi si dice “orgoglioso di quello che rappresenta per la Fiat Mirafiori”, sottolineando inoltre inoltre che si tratta di un passaggio “storico” soprattutto alla luce di una mentalità italiana definita troppo “legata al passato e riluttante ai cambiamenti“.
La risposta dei lavoratori è stata la migliore che si potesse dare, secondo Marchionne, a mesi di bugie e provocazioni, aprendo così la strada ad un futuro che l’AD vede in maniera positiva, accennando alla costituzione di una partnership tra Fiat e Chrysler per produrre nello stabilimento piemontese il SUV di grandi dimensioni che sarà distribuito con i marchi Jeep e Alfa Romeo in tutto il mondo, per un volume produttivo previsto di circa 280mila veicoli all’anno.
Marchionne passa infine a sottolineare alcuni dei punti del nuovo piano, forse i più controversi tra quelli introdotti, relativamente ai 18 turni comprensivi di quello del sabato e alla riduzione delle pause, che saranno adesso da 30 minuti.
Se le parole del numero uno di Fiat vogliono avere l’effetto di rassicurare i lavoratori, confermando loro che hanno fatto la scelta giusta riservando al “sì” il 54% dei consensi, una prima lettura a mente fredda del nuovo piano conferma essenzialmente come l’innovazione contrattuale sia stata in realtà molto modesta.
Obiettivo governabilità
Secondo alcuni esperti, infatti, tutto quanto ruota attorno alla volontà di Fiat di assicurarsi una migliore governabilità degli impianti rispetto al passato. Una necessità assolutamente comprensibile per un’azienda di grandi dimensioni come quella torinese, che ha evidentemente sentito l’obbligo di assicurarsi una certa autonomia nel poter disporre del grado di utilizzo dello stabilimento, riservandosi un certo margine di intervento per quanto riguarda la gestione dei turni e degli straordinari, che possono arrivare fino a 120 ore a seconda delle necessità stabilite dall’azienda.
L’uscita da Confindustria e dal contratto nazionale per quanto riguarda la questione Mirafiori dovrebbe servire alla Fiat come misura cautelativa prima di effettuare investimenti nello stabilimento, i quali saranno sicuramente meno impegnativi di quanto fatto, ad esempio, a Pomigliano d’Arco, ma che rimangono comunque un passo importante per un’azienda chiamata a tenere una certa competitività sul mercato ottimizzando la gestione delle risorse.[!BANNER]
In questo contesto, infine, è importante il divieto di scioperi che possano andare in “conflitto” con le clausole contrattuali, ovvero la norma che vieta ai sindacati di proclamare uno sciopero nei giorni in cui Fiat dovesse decidere di effettuare uno straordinario. Un modo di tutelarsi che, come abbiamo visto in queste settimane, non è stato apprezzato molto da diverse sigle sindacali e che, nonostante quanto assicurato dai vertici del gruppo, non sembra aver messo fine alle discussioni.