Nel 2011 i team F1 potranno gestire con maggiore libertà i piloti nel “rispetto” delle regole sportive: meglio per le squadre, il pubblico o lo sport?
Nel 2011 i team F1 potranno gestire con maggiore libertà i piloti nel “rispetto” delle regole sportive: meglio per le squadre, il pubblico o lo sport?
In passato in questa stessa rubrica mi sono schierato contro il modo maldestro e imbarazzante con il quale, in violazione plateale di una norma del regolamento della F1 in vigore, a Massa è stato ordinato di lasciar passare Alonso.
La brutta figura in diretta planetaria della Ferrari, oltre alla multa comminata, non ha comunque consentito ad Alonso di fruire dei cinque punti di differenza tra il primo e il secondo posto per vincere il mondiale piloti del campionato di Formula 1 2010.
Vorrei anche ricordare che la Red Bull ha vinto entrambi i mondiali, piloti e marche, rifiutando pervicacemente, contro i suoi interessi di team, di adottare una logica di convenienza che le avrebbe consentito tranquillamente di stravincere con tre o quattro gare d’anticipo e piazzando i suoi piloti al primo e secondo posto.
La Red Bull ha probabilmente speso di più e fatto più fatica a mettere nel carniere i due risultati, ma nel film della F1 2010 Chris Orner fa la parte del “buono” che difende con orgoglio la libertà dei suoi piloti di esprimersi al loro massimo.
Alla fine di questa favola i buoni vincono e i “cattivi”, quelli della rossa, fino a ieri parte offesa e paladini della lealtà sportiva, complice anche una disastrosa e sfigatissima stagione di Massa, perdono un mondiale piloti quasi vinto per un clamoroso errore di strategia.
Il mio cuore ferrarista sanguina, Alonso avrebbe meritato il mondiale per la sua grinta nel credere sino alla fine di potercela fare, ma gli “ingenui” sportivi della Red Bull trionfano.
Lezione sportiva in F1
Voglio dire che se è vero che gli investimenti (altissimi) di un team di F1 comportano l’adozione di una logica di massimizzazione dei risultati, è anche vero che questa logica in uno sport da sola non basta, perché agiscono – per fortuna degli appassionati – altre variabili, come la sfida, la motivazione dei piloti, gli imprevisti, gli incidenti e per l’appunto gli errori di strategia.
La logica degli interessi della squadra ha la sua validità e le sue sacrosante motivazioni di ritorno dell’investimento, ma in uno “sport” deve convivere con tutte le variabili che non possono essere gestite unicamente con un criterio di convenienza.
Per questo motivo non sarà sfuggito a tutti coloro che oggi brindano alla “fine di un’ipocrisia”, il difficile equilibrio che l’annullamento del divieto degli ordini di scuderia impone con la frase finale della novità introdotta dal 2011, vale a dire che sono comunque sanzionate “condotte non sportive o che possano recare discredito allo sport”. Che vuol dire? Immagino che la federazione intenda che tutti i comportamenti in gara vietati, perché considerati antisportivi, vanno rispettati.[!BANNER]
Così ad esempio le due vetture di una squadra possono scambiarsi di posto, per motivi di classifica e punteggi, ma senza danneggiare volutamente gli avversari, impedirne illecitamente il sorpasso. Dunque tutto come prima, da questo punto di vista, salvo che lo scambio di posizione tra i due piloti di uno stesso team può essere disposto in maniera trasparente.
Tanto rumore per nulla, mi auguro solo che un campionato F1 già accusato di essere troppo noioso e poco combattuto, non lo diventi ancora di più. E’ uno sport, ricordiamoci, e il pubblico ha comunque il diritto di assistere ad una gara corretta, combattuta, emozionante. In caso contrario magari il team realizzerà il suo meglio, ma sempre più spettatori cambieranno canale, rinunceranno ad andare in autodromo o sposteranno la loro attenzione e passione su sport motoristici con maggiore agonismo, come la moto GP e la Superbike.