L’adeguamento del Chelsea Proving Grounds, centro prove situato vicino a Detroit, sarà alla base dei progetti di sviluppo “self-driving” per Fiat-Chrysler Automobiles.
Apparentemente in ritardo; in realtà, ciò potrebbe essere soltanto conseguenza di un attento programma di graduale avvicinamento alle realtà “self-driving”, da tempo sui taccuini delle priorità da parte dei big player del comparto automotive e che, finora, hanno sempre visto FCA in una dimensione piuttosto lontana. “All’apparenza”, in ogni caso: perché se è vero che lo scorso 1 giugno, in occasione del Capital Markets Day, il numero uno Sergio Marchionne – in una delle sue ultime apparizioni in pubblico, prima della scomparsa avvenuta il 25 luglio – aveva confermato l’avanzamento dei programmi di ricerca nei confronti delle tecnologie di guida autonoma attuati insieme ad alcuni tech partner, è altrettanto chiaro che Fiat-Chrysler Automobiles avrebbe la necessità di colmare un certo ritardo rispetto alla concorrenza.
Ed ecco l’annuncio, che giunge in queste ore proprio alla vigilia della nomina ufficiale di Mike Manley ad amministratore delegato dell’”universo” FCA, che avverrà domani (venerdì 7 settembre) da parte del CdA dell’”asse Torino-Detroit” in assemblea ad Amsterdam, sede legale della società: Fiat-Chrysler Automobiles comunica lo stanziamento di una somma nell’ordine di 30 milioni di dollari da destinare ad interventi che interesseranno un complesso industriale nelle vicinanze di Detroit, in vista di un suo adeguamento alle necessità tecniche per lo sviluppo delle tecnologie di guida autonoma.
Più nel dettaglio, ciò riguarda il Chelsea Proving Grounds (regione sud orientale del Michigan), sito inaugurato nel 1954 e, nel tempo, periodicamente ampliato fino all’attuale superficie di oltre 16.000 metri quadri. L’insediamento, del resto, viene già utilizzato per gli sviluppi della partnership tecnica posta in essere tra la stessa Fca e Waymo, factory a capo del programma Google Car (rilevante, in questo senso, il rafforzamento della alleanza deciso lo scorso giugno per un progetto di fornitura di 62.000 minivan Chrysler Pacifica a propulsione ibrida e destinati al “via” di un nuovo servizio di ride hailing senza conducente).
La news di queste ore permette di farsi un’idea più precisa relativamente ai nuovi step di sviluppo nel settore della guida autonoma da parte di FCA, per i quali attualmente è stata posta in essere la realizzazione di un centro prove utile allo studio delle dinamiche nei veicoli “self-driving” senza l’ausilio del conducente ed a velocità equiparabili a quelle autostradali (potrebbero, queste, essere riferite ai limiti USA, un tempo generalmente di 55 miglia orarie – 80 km/h – e in aumento in molti Stati: nel Michigan, ad esempio, la velocità massima ammessa sulle Highway è di 75 miglia orarie, corrispondenti a circa 121 km/h); insieme all’apertura di un “hub” tecnologico destinato allo studio dei dispositivi di sicurezza a bordo, e ad un’area hi-tech per i controlli. Obiettivi delle nuove aree saranno, chiaramente, l’analisi e la sperimentazione dei sistemi di guida autonoma sui vari livelli impostati nel 2014 dalla SAE-Society of Automotive Engineers e, ai fini della futura produzione in serie, gli studi sugli standard di sicurezza richiesti dallo statunitense IIHS-Insurance Institute for Highway Safety e, in Europa, da EuroNcap.
Da parte di Mike Manley, di recentissima nomina quale “numero uno” di Fca, il ruolo della nuova area di sperimentazione sulla guida autonoma al Chelsea Proving Grounds sarà “Centrale nel sostegno e nello sviluppo fattivo del piano quinquennale presentato all’inizio di giugno”: ricordiamo, sulla base di quanto emerso nel Capital Markets Day che si era svolto a Balocco (qui l’approfondimento relativo), che la “tabella di marcia” nei programmi di guida autonoma prevede l’introduzione del livello “2+” dal 2020 (Jeep Grand Cherokee dovrebbe essere il primo modello della lineup FCA a beneficiarne), al quale faranno seguito il Livello 3 (atteso per il 2021) e in Livello 4 (2025). “La nostra capacità di testare veicoli autonomi e tecnologie avanzate di sicurezza permetterà ad FCA la possibilità di offrire ai suoi clienti le funzioni che desiderano su tutta la lineup di produzione”, osserva Manley. Bocche cucite, al momento, in merito a quali siano effettivamente i modelli che verranno a breve provati al Chelsea Proving Ground, struttura che ad oggi conta circa 900 dipendenti (quota che, con ogni probabilità, sarà destinata ad aumentare)
I riflettori, in questo senso, vengono puntati sui programmi avviati insieme ad alcuni big partner: uno dei quali, come accennato, è la collaborazione con Waymo, che a giugno era stata intensificata attraverso un agreement funzionale alla fornitura delle 62.000 Chrysler Pacifica da utilizzare per i nuovi progetti di ride-hailing e che, alla luce di quanto emerso, potrebbe ulteriormente intensificarsi attraverso l’impiego, a bordo della gamma di prossima generazione, di tecnologie di controllo nel frattempo sviluppate. Da segnalare, inoltre, la decisione, avanzata esattamente un anno fa dai vertici FCA, di aderire ad una alleanza strategica con Bmw, Intel e la controllata Mobileye (factory israeliana specializzata nello sviluppo di visual systems per impieghi nella guida assistita ed autonoma) finalizzato alla progettazione di “Autonomous Driving Platform”, un modulo “self-driving”, dal Livello 3 (codificato come condizione di “parziale autonomia”, nella quale il conducente mantiene il compito di controllare la strada e di decidere per una correzione dei comandi) al Livello 5 (totalmente autonomo, cioè senza alcun apporto umano), che potrebbe iniziare ad essere utilizzato già nel 2021 sotto forma di “pacchetto” a disposizione delle Case costruttrici che ne manifestino l’interesse ad adottarlo. In più, sempre a giugno di quest’anno, il responsabile tecnico FCA Harald Wester aveva annunciato una collaborazione con Aptiv per lo sviluppo della guida autonoma Livello 2+ attesa, come già accennato, a bordo della nuova generazione di Jeep Grand Cherokee già nel 2020.