I vertici Fiat-Chrysler Automobiles ammoniscono il Governo: se la paventata bonus-malus sulle nuove vetture in base alle emissioni venisse approvata senza modifiche, rischiano mercato e posti di lavoro.
Altro che manovra a favore delle nuove vetture meno inquinanti: la sbandierata “ecotassa bonus-malus” proposta nella Legge di bilancio, in attesa del parere da parte del Senato, oltre ad avere fatto nascere notevoli discussioni, riceve ora alcune riserve dai vertici FCA-Fiat Chrysler Automobiles. Per inciso, e soltanto a titolo di curiosità, il Gruppo che produce la bestseller Fiat Panda la cui versione 1.2 benzina sarebbe incidentalmente “penalizzata” dalla ecotassa (qui il nostro approfondimento). Un paradosso.
Ovviamente, ciò non rappresenta la chiave dell’uscita allo scoperto dei “piani alti” FCA, i quali hanno deciso di far sentire la propria voce nelle ore successive all’incontro organizzato a Roma, martedì scorso, dal ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Un meeting che non deve essere servito a placare le preoccupazioni, nonostante le recenti “aperture” dello stesso Di Maio a rivedere l’ecotassa: né per FCA e nemmeno per l’intero comparto automotive, rappresentato – nella levata di scudi contro l’ecotassa – dalle Associazioni delle Case costruttrici Anfia, FederAuto ed Unrae. Tutte, come anche FCA, puntano il dito contro il rischio che la “manovra” possa arrivare ad incidere in maniera negativa sui posti di lavoro.
Da parte di Fiat-Chrysler Automobiles, attualmente al centro di un sostanzioso programma industriale al 2021 (qui il nostro approfondimento) – che prevede un monte-stanziamenti nell’ordine di 5 miliardi complessivi per il riposizionamento industriale in Italia e, dal punto di vista operativo, il lancio di tredici nuovi modelli, il debutto di nuovi sistemi di propulsione ibrido ed elettrico e un aggiornamento di alcuni modelli di gamma – l’indicazione è, nella sostanza, chiara: se l’ecotassa non verrà modificata in maniera da evitare penalizzazioni, l’”asse Torino-Detroit” potrebbe mettere mano al proprio piano di investimenti per l’Italia. Rivedendolo, quindi; e con quali ripercussioni, il riferimento al futuro è piuttosto chiaro.
Nelle scorse ore, peraltro, era stata organizzata una seduta di Consiglio in Regione Piemonte incentrata sul comparto dell’auto ed aperta alla partecipazione delle rappresentanze sindacali: all’incontro, poi annullato, si attendeva la partecipazione di FCA. Tuttavia, a puntualizzare quali potrebbero essere i rischi per la filiera dell’auto all’indomani di un panorama di settore “ecotassato”, è stato il responsabile dell’area EMEA di FCA, Pietro Gorlier, in una lettera inviata, successivamente all’incontro del MISE, all’indirizzo del presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti.
Nel documento, il manager Fiat-Chrysler Automobiles fa esplicito riferimento non soltanto al progetto della multinazionale relativo al monte-investimenti di 5 miliardi per il 2019-2021, ma anche (in un’ottica più “territoriale”) al possibile effetto positivo per il Piemonte che potrebbe derivare dalla produzione della “Futura Fiat 500 elettrica, nonché del restyling per Maserati Levante, Quattroporte e Ghibli, che avverranno negli impianti di Mirafiori”. Come peraltro già messo in risalto in occasione della presentazione del programma, alla base del piano industriale 2019-2021 c’è non soltanto l’importante aggiornamento di una parte della gamma centrale per la holding multinazionale, ma anche la fiducia nei confronti di un “Progressivo raggiungimento della piena occupazione”.
Come riferisce una news pubblicata da La Stampa, Pietro Gorlier, nella lettera inviata alla presidenza del Consiglio regionale del Piemonte, agfferma come “Negli ultimi giorni lo scenario è stato modificato da interventi sul mercato dell’auto in discussione all’interno della Legge di Bilancio, che a nostro avviso alterano l’intero quadro d’azione all’interno del quale il piano per l’Italia era stato delineato”. Ed ecco l’ammonimento: “Se tale intervento fosse confermato fin dal 2019 si renderà necessario un esame approfondito dell’impatto della manovra e un relativo aggiornamento del piano”.
Da parte della sindaca di Torino, Chiara Appendino, prosegue La Stampa, arriva un invito ad FCA di “Continuare il confronto con il Governo, se il piano presentato ai sindacati è solido”. Per contro, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino esprime inquietudine riguardo alla “Non certezza delle politiche del governo in un settore strategico per il Piemonte e per l’Italia”. Annamaria Furlan, leader Cisl, chiede al Governo di “Non fare in modo che FCA si trovi in condizione di dovere rivedere il piano industriale”. Per Rocco Palombella (segretario Uilm), “I timori si stanno avverando”. Ferdinando Uliano (Fim Cisl) osserva che “Si arriverebbe alla grottesca situazione in cui il ministro Di Maio cancelli, per decreto, i posti di lavoro degli addetti agli impianti di Pomigliano d’Arco, suoi concittadini”. “Il programma FCA va implementato, non messo in discussione”, evidenzia Michele De Palma (Fiom). E se, nella serata di mercoledì, lo stesso Luigi Di Maio ha promesso che “sarà trovata una soluzione che non danneggi il settore né provochi chock nei programmi industriali”, il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo assicura che “Non si permetterà che venga messo in discussione un comparto che conta 200.000 addetti”.