Niente libertà su cauzione per il top manager detenuto da un mese nel carcere di Tokyo: l’accusa, ora, è di “abuso di fiducia” nei confronti del Gruppo automobilistico.
Nuovo mandato di arresto (il terzo in un mese esatto) per l’ex numero uno della “big alliance” Renault-Nissan-Mitsubishi Carlos Ghosn. In queste ore, riferiscono le agenzie stampa giapponesi, la Procura di Tokyo ha emesso un nuovo mandato di custodia cautelare per l’ormai ex top manager brasiliano di origini libanesi: l’accusa, adesso, è di “Abuso di fiducia nei confronti del Gruppo automobilistico”, formula dietro la quale si cela l’inchiesta per i beni aziendali da lui utilizzati per diverso tempo. Il terzo capo di imputazione consisterebbe nell’avere violato le disposizioni del Japan’s Companies Act, il diritto societario in vigore in Giappone: si sospetta che Ghosn abbia provveduto a coprire, con fondi Nissan, perdite per una cifra corrispondente a circa 16 milioni di dollari. La magistratura di Tokyo propende per il fatto che l’episodio risalga all’autunno 2008, quando cioè la crisi economica mondiale era all’apice.
Il terzo atto della vicenda giudiziaria che coinvolge Carlos Ghosn riguarda un soggetto ben concreto: il marchio Nissan, che già a tre giorni dal primo provvedimento di fermo decise all’unanimità, tramite il Board straordinario, di allontanare il top manager dalla poltrona di presidente dell’azienda (nonché di togliere l’incarico di representative director nei confronti di Greg Kelly, anch’egli coinvolto nella vicenda).
Sembra poter escludersi la possibilità che Ghosn, sottoposto a regime di fermo dallo scorso 19 novembre, possa uscire dietro cauzione dal carcere nel quale attualmente si trova, come al contrario la Corte distrettuale di Tokyo aveva disposto ieri.
I giudici giapponesi hanno, dunque, ricusato il rifiuto del Tribunale di Tokyo a procedere con un terzo mandato di arresto per ulteriori dieci giorni: una indicazione che faceva ipotizzare, per il manager accusato di illeciti finanziari nei confronti delle Autorità giapponesi di vigilanza sulle operazioni di Borsa, la possibilità che potesse trascorrere il Natale a casa. La terza accusa a carico del manager è più grave rispetto a quella già a suo carico, che riguarda una violazione al Financial Instrument and Exchange Act: il rischio è di una pena detentiva fino a dieci anni. Per le prossime quarantotto ore potrebbero esserci poche possibilità che Ghosn venga rilasciato su cauzione: il provvedimento di custodia può infatti essere esteso.
Il fermo nei confronti di Carlos Ghosn era scattato lo scorso 19 novembre; il 10 dicembre è arrivata formalmente l’incriminazione, con l’accusa di avere falsificato, riducendolo per ottenere vantaggi fiscali, l’effettivo ammontare del proprio stipendio Nissan relativamente al periodo 2010-2015; in più, il sospetto di avere manipolato le comunicazioni ufficiali alle Autorità di vigilanza si estenderebbe al successivo triennio (2015-2018). L’ex numero uno di Nissan, nei frequenti interrogatori, ha sempre respinto le accuse. Addirittura, il provvedimento di rifiuto del Tribunale di Tokyo alla richiesta del pubblico ministero di estendere l’arresto nei confronti di Ghosn – che faceva apparire la sua messa in libertà su cauzione come imminente – era stato dallo stesso accolto come una prima possibilità di ripristinare la propria reputazione.