La Dakar 2020 sbarca ufficialmente in Medio Oriente, l’Arabia Saudita ospiterà il rally-raid più iconico di sempre. Inizia una nuova era dopo 11 edizioni in Sud America.
Finalmente arriva l’ufficializzazione dello scenario in cui si svolgerà la prossima edizione della Dakar, il rally-raid più iconico della storia. Infatti dopo il vaglio di varie ipotesi come Sud Africa e i suoi Paesi confinanti (Angola, Botswana e Namibia), o come Algeria e Mauritania, a spuntarla è stata l’Arabia Saudita. Nel Medio Oriente non è stato difficile trovare dei finanziatori interessati al progetto, in più è stata determinante la figura di un idolo locale come il pilota qatariota Nasser Al-Attiyah, che ha vinto nell’ultima edizione della Dakar a quattro ruote con la Toyota Hilux. Addio confermato al Continente Sudamericano dopo ben 11 anni di amore, adesso le dune del deserto mediorientale saranno il nuovo scenario per la Dakar 2020.
David Castera, direttore della Dakar dal marzo scorso, ha spiegato la scelta di buttarsi in un nuovo Continente: “E’ un vero piacere dover creare una nuova gara sfruttando una situazione geografica di questo tipo. Abbiamo una grande varietà di scenari in cui scegliere. Tutte le cose che sono richieste dai rally raid potranno essere sfruttate e amplificate grazie a questi territori”.
Il principe Khalid bin Siltan Abdullah al Faisal, presidente della Federazione Motoristica dell’Arabia Saudita, ha sempre guardato con ammirazione questa corsa, ed è orgoglioso di scrivere nelle sue terre un nuovo importante capitolo di questa storia motoristica: “Ho sempre voluto partecipare alla Dakar e, dato che non ho mai avuto l’opportunità di soddisfare questa ambizione, ora sono coinvolto in un sogno ancora più grande: avere la Dakar in Medio Oriente per la prima volta nella storia”.
Rimangono però alcune perplessità organizzative riguardanti la scelta dell’Arabia Saudita, perché il Paese deve gestire un gran numero di stranieri entro i propri confini, inoltre ci sarà una grande partecipazione femminile sia come parte attiva, quindi come concorrenti, sia come membri dei team, del personale dell’organizzazione e tra i giornalisti, e in questa nazione il ruolo della donna è tutt’ora limitato e discriminato.