24 esemplari, commissionati da Aston Martin Cambridge, su base DBS Superleggera; tinta carrozzeria e rivestimenti interni replicano le storiche DBR1.
Con la serie speciale DBS 59, confermata in queste ore, Aston Martin celebrerà, nelle prossime settimane, i sessant’anni dalla storica vittoria (con “doppietta” al traguardo) alla 24 Ore di le Mans 1959: l’”uno-due” conquistato dalle DBR1/300 “ufficiali” (portate in gara, cioè, dal David Brown Racing Department) ed affidate all’equipaggio vincitore formato da Roy Salvadori e Carroll Shelby, e dal duo franco-belga Maurice Trintignant-Paul Frère. Il successo delle biposto Sport di Newport Pagnell, che al termine della stagione si aggiudicarono la corona iridata interrompendo (momentaneamente) l’egemonia Ferrari nel Campionato del mondo per vetture Sport, rappresenta uno dei punti fermi nella lunghissima avventura agonistica Aston Martin, come del resto indicato da Stirling Moss che molto contribuì al titolo mondiale delle biposto in British Racing Green, secondo cui la DBR1 è stata “Il modello più importante mai prodotto da Aston Martin”; per non parlare della elevatissima quotazione ottenuta da una delle cinque unità prodotte fra il 1956 ed il 1959, che all’asta nell’ambito della Monterey Car Week del 2017 venne aggiudicata per la cifra di 22,5 milioni di dollari, attestandosi così come la più “costosa” vettura da competizione “made in Great Britain” di sempre.
Lo strepitoso pedigree di Aston Martin DBR1 riceve, adesso, il dovuto omaggio da parte del programma di personalizzazione “Q by Aston Martin”, che attraverso il progetto “Commission” mette in prima persona i clienti del nobile marchio di oltremanica, rendendoli protagonisti nell’allestimento “ad personam” delle proprie vetture.
Una “specialissima” su base DBS Superleggera
Nello specifico, ed a ribadire quanto annunciato nei mesi scorsi (qui il nostro approfondimento), il progetto Aston Martin DBS 59 è adesso in fase di realizzazione: dietro richiesta della concessionaria Aston Martin di Cambridge, gli artigiani della Divisione “Q” hanno provveduto alla delibera di un lotto di 24 unità (come le 24 ore della “Maratona della Sarthe”), allestite su base DBS Superleggera (qui la nostra presentazione), la supercoupé di Gaydon svelata – in qualità di “erede” di Vanquish S – all’inizio dell’estate 2018 come nuova definizione della lineup di altissima fascia per la factory di oltremanica, e che porta in dote, giustificato dalla denominazione “Superleggera” che campeggia sul lungo e sinuoso cofano motore, il brevetto del telaio a sottile traliccio di tubi e pannelli carrozzeria in alluminio esclusivo dell’atelier milanese fondato nel 1926 da Felice Bianchi Anderloni che con Aston Martin ha più volte collaborato negli anni, proponendo sul mercato modelli memorabili: dalle DB2/4 Mk II Spider, alla DB4, fino alle successive DB5 e DB6.
Bocche cucite sui prezzi
Ciascuna delle 24 Aston Martin DBS 59 può, a sua volta, essere personalizzata dal singolo acquirente. I prezzi, peraltro, non vengono indicati: ciò non è che un dettaglio, utile se mai a suscitare curiosità fra gli appassionati. I “piani alti” di Gaydon tengono la bocca cucita, tuttavia è possibile ipotizzare che le unità programmate per la nuova serie speciale dedicata alla doppietta a Le Mans 1959 abbiano trovato una collocazione; o, quanto meno, stiano per essere aggiudicate. A titolo di paragone, valga il fatto che l’importo di acquisto per accaparrarsi una Aston Martin DBS Superleggera parte da poco meno di 283.000 euro.
Corpo vettura: domina il tradizionale Aston Martin Racing Green
Immediatamente riconoscibile nell’impostazione estetica in virtù dell’esclusiva tinta carrozzeria in Aston Martin Racing Green, una nuance senza tempo che degnamente fa parte dei colori-simbolo per le più prestigiose Case costruttrici (non si fa alcun riferimento in particolare: gli appassionati avranno già capito a cosa ci si riferisce), la serie speciale DBS 59 mette in evidenza un utilizzo ancora più ampio – rispetto, cioè, alla DBS Superleggera “standard” – della fibra di carbonio a finitura lucida. In particolare, questa particolare scelta è individuabile sul tetto, sui montanti e sulle prese d’aria incorporate nel cofano anteriore. A questo, si aggiungono, quali elementi in comune fra tutti gli esemplari, un piccolo monogramma sui parafanghi anteriori (un cerchio bianco all’interno del quale viene indicata la numerazione progressiva di ciascun esemplare), la verniciatura in tinta bronzo per le pinze dei freni, le immancabili targhette di identificazione e, nell’abitacolo, le levette del cambio al volante a loro volta abbinate ad una combinazione dei rivestimenti in una inedita finitura bicolore (marrone e nero) con cuciture color bronzo, per i sedili: questi ultimi – insieme ai pannelli porta – vengono a loro volta impreziositi dal tessuto che riproduce alla perfezione il materiale, e le relative trame, utilizzato sessant’anni fa per i rivestimenti dei sedili.
C’è anche la replica del corredo “da corsa” di Carroll Shelby
Ulteriori accessori che sottolineano l’eredità sportiva della serie DBS 59 vengono rappresentati dal corredo “vintage” offerto insieme a ciascuna vettura: un paio di caschetti “a scodella”, due tute in tela azzurra ed i guanti da guida (tutti elementi che replicano l’abbigliamento di Carroll Shelby a Le Mans 1959), un set di due valigie in pelle realizzate su misura per adattarsi ai rivestimenti abitacolo, ed un telo copriauto personalizzato, ovvero in tinta Aston Martin Racing Green con numero di produzione inserito in un cerchio su fondo bianco.
Meccatronica e assetto: 725 CV e taratura sospensioni dedicata
Ciò che non cambia, nella definizione del progetto DBS 59, è l’impostazione tecnica: la “specialissima” di Gaydon creata dietro richiesta di Aston Martin Cambridge mantiene la struttura del modello DBS – derivata dal telaio di Aston Martin DB11 V12 -, formata da una scocca in leghe ultraleggere, rivista nelle carreggiate (15 e 20 mm in più all’avantreno ed al retrotreno) e nelle sospensioni a quadrilateri deformabili anteriormente e multilink al posteriore ed a controllo elettronico. Invariato anche l’accuratissimo studio aerodinamico che i tecnici Aston Martin hanno sviluppato per la progettazione delle appendici supplementari.
“Tutto come prima”, inoltre, riguardo alla raffinata meccatronica: sotto il cofano di Aston Martin DBS 59 trova posto l’unità motrice da 5,2 litri, dall’architettura a 12 cilindri a V, sovralimentata con doppio turbocompressore e dotata di due coppie di terminali di scarico con relative elettrovalvole, che eroga una potenza di 725 CV ed una forza motrice nell’ordine di 900 Nm di coppia massima disponibili fra 1.800 e 5.000 giri/min. La trasmissione viene affidata al cambio automatico ZF ad otto rapporti, di tipo Transaxle (in blocco con il posteriore e dotato di differenziale a slittamento limitato e sistemi Dynamic Stability Control e Dynamic Torque Vectoring) in modo da ripartire le masse per il 51% sull’anteriore e per il 49% sul posteriore.