Il costruttore giapponese si è sempre distinto per le scelte controcorrente, dall’indipendenza industriale al celebre motore rotativo Wankel.
Nel mondo dell’auto si dice che sopravviveranno solo dieci costruttori al mondo, dieci enormi gruppi industriali che controlleranno molti marchi e potranno fare delle economie di scala il loro punto di forza. Negli ultimi dieci anni abbiamo visto diverse acquisizioni, fusioni ed alleanze, come ad esempio la nascita di Fiat-Chrysler, l’acquisto di Porsche e Ducati da parte di Volkswagen e l’ingresso di Mitsubishi nell’alleanza Renault-Nissan, che ha dato origine al più grande costruttore al mondo.
In questo scenario dominato da colossi, c’è un costruttore che ha deciso di andare controcorrente, sotto tutti i punti di vista. Stiamo parlando di Mazda, che è una Casa del tutto indipendente ed è celebre per le sue scelte progettuali anticonvenzionali nel campo della tecnica motoristica, del design e della produzione industriale.
Filosofia giapponese dal 1920
La compagnia nasce ad Hiroschima nel 1920 per volontà di Jujiro Matsuda e inizia la produzione di utensili con il nome di Toyo Kogyo Ltd. Il nome Mazda viene presto utilizzato per identificare il costruttore, sia per la somiglianza con il cognome del fondatore sia per il richiamo alla divinità zoroastriana Ahura Mazda, ma diventerà ufficiale solo nel 1984.
Per il primo veicolo – un motocarro a tre ruote battezzato Mazdago – bisogna attendere il 1931, mentre durante la seconda guerra mondiale l’azienda viene convertita in fabbrica di armi ed ha un ruolo fondamentale nel soccorso della popolazione devastata dall’attacco nucleare del 6 agosto 1945: lo stabilimento sopravvive all’esplosione e diventa uno dei principali punti logistici sia per i soccorsi che per la successiva ricostruzione.
La produzione automobilistica inizia a partire dagli anni 50, con il primo modello presentato al pubblico: si tratta della Mazda R360, una piccola utilitaria con carrozzeria tre volumi, a cui seguiranno la Carol 600 del 1962 e Familia del 1963.
Il motore rotativo: la scommessa di Mazda
Una delle scelte progettuali che ha reso celebre Mazda è il motore rotativo. La Casa giapponese è infatti l’unico costruttore ad aver investito in questa particolare architettura motoristica, tanto da portarla in produzione su auto di serie. La prima vettura ad essere commercializzata con motore Wankel è la Cosmo Sports 110S, a cui seguono la RX-7 (prodotta in tre generazioni dal 1978 al 2002) e la RX-8, in produzione fino al 2011. Le qualità del motore rotativo Mazda sono diventate evidenti a tutti durante la 24 Ore di Le Mans del 1991, quando la vettura sport prototipo 787B riuscì a vincere la competizione, entrando nella storia del motorsport.
Indipendente da sempre
Una caratteristica che ha sempre caratterizzato Mazda è la sua indipendenza rispetto ad altri costruttori e gruppi industriali. L’unica esperienza di partnership nella sua quasi centenaria storia è quella con la Ford, che è durata circa trent’anni a partire dal 1979. Il costruttore americano arrivò a detenere fino al 30% delle quote azionarie della Casa giapponese, ma questa partecipazione si è successivamente ridotta. Oggi Mazda rimane un piccolo costruttore indipendente, che riesce comunque ad imporsi nel panorama automobilistico tanto da risultare il 15esimo al mondo nel 2018 con 1,61 milioni di auto prodotte e una crescita del 3,1%. Insomma, piccolo nelle dimensioni, ma grande nei numeri, come testimonia il successo della MX-5, la spider più venduta di sempre.
Attualmente la strategia è quella di sviluppare in proprio i modelli, continuando sulla strada dell’individualizzazione. Ad esempio, negli ultimi anni la Mazda è stata l’unica Casa automobilistica a non avvalersi del “downsizing”, cioè della riduzione della cilindrata per diminuire i consumi. Invece, ha puntato sulla tecnologia SkyActiv che aumenta l’efficienza attraverso la variazione del rapporto di compressione, senza rinunciare alla potenza e al piacere di guida. Ancora, ad ispirare i modelli è la filosofia Jinba Ittai, ovvero la fusione tra il cavallo e il cavaliere o in questo caso tra l’auto e il guidatore, alla ricerca della massima intesa.
Per il futuro, la strategia prevede l’arrivo della tecnologia SkyActiv-X, la progressiva ibridazione leggera dei propulsori in produzione e una possibili applicazione del motore rotativo per le ibride plug-in. Quello che di sicuro non cambierà sarà l’approccio unico al modo di produrre automobili che i clienti hanno imparato ad apprezzare in questi primi cento anni.