La Toyota TS050 Hybrid di Buemi Nakajima e Alonso trionfa nella gara di durata davanti alla gemella condotta da Conway Kobayashi e Lopez
Come era prevedibile, la Toyota vince la 24 Ore di Le Mans del 2019 e lo fa dominando la corsa, visto che le due uniche auto in lizza per la vittoria finale sono state le due velocissime TS050 Hybrid. Alla fine, ha trionfato la numero 8, quella che vede nell’equipaggio, a fianco di Buemi e Nakajima, anche Fernando Alonso.
Con questo successo lo spagnolo si aggiudica anche il titolo mondiale WEC, relativo alle corse di durata, e aggiunge un altro alloro iridato ai due mondiali conquistati con la Renault in F1. Una soddisfazione che riscatta, in parte, la debacle alla recente 500 miglia di Indianapolis.
Il risultato però è stato frutto di un inconveniente occorso alla vettura gemella, la Toyota numero 7, quella di Conway, Kobayashi e Lopez, che aveva dominato le qualifiche. Infatti, proprio Lopez è stato costretto a rallentare la sua cavalcata finale per via di una doppia foratura nell’ultima ora di gara, così è stato sopravanzato da Nakajima che è giunto primo sotto la bandiera a scacchi.
Al di là del risultato, la Toyota ha dimostrato di aver raggiunto un alto grado di affidabilità. Comunque, bisogna sottolineare che la terza vettura a podio, la BR Engineering BR1-AER, di Aleshin, Petrov e Vandoorne, non ha mai potuto impensierire lo squadrone della Casa giapponese, e ha lottato per l’unico gradino disponibile, il terzo, con le Rebellion.
La classe LMP2 ha visto il trionfo della Alpine A470 di Lapierre, Negrao e Thiret, mentre in GTE PRO è stata, a sorpresa, la Ferrari 488 GTE EVO di Pier Guidi, Calado e Serra ad avere la meglio sfruttando i guai tecnici e le penalità occorse alle 911 RSR, e le ingenuità in regime di safety car commesse dalla Corvette C7R al comando nel corso della mattinata. La “rossa”, in difficoltà in qualifica, ha così maturato un grande successo davanti alle sportive tedesche. La vittoria in classe GTE AM invece è andata alla Ford GT di Keating, Fraga e Bleekemolen.