Uno studio dell’Università di Firenze ha evidenziato la funzionalità particolare della mente dei piloti.
Uno studio dell’Università di Firenze ha evidenziato la funzionalità particolare della mente dei piloti.
Un buon pilota di F1 deve avere talento, freddezza, un fisico allenato, ma soprattutto… il cervello! E’ quanto emerge da uno studio del Dott. Giulio Bernardi, medico nell’Unità operativa di Biochimica clinica del Dipartimento di Medicina e diagnostica molecolare dell’Università di Pisa, condotto in collaborazione con il Dipartimento di Medicina interna dell’Aoup e con Formula Medicine di Viareggio.
A quanto pare, i particolari allenamenti svolti dai piloti per essere sempre lucidi e reattivi nelle diverse condizioni di gara provocherebbero dei cambiamenti a livello celebrale rispetto alle persone comuni, poco avvezze alla pratica di questo sport motoristico.
In pratica, analizzando i processi di elaborazione dell’informazione visuo-motoria nel cervello dei piloti e in quello dei comuni automobilisti, è stata evidenziata una diversa connettività funzionale tra distinte regioni cerebrali.
Lo studio ha sottoposto a risonanza magnetica i piloti della Forumula 1 ed è stato chiesto loro di rispondere a precisi compiti di integrazione visuo-motoria. ”Abbiamo simulato una griglia di partenza – ha concluso Pietrini – e in presenza del semaforo rosso i piloti dovevano ripetutamente schiacciare un pulsante. Cio’ che si evidenzia e’ come l’addestramento dei piloti fornisca risultati assai diversi rispetto a quelli dei soggetti normali. In questo modo per la prima volta e’ stato possibile misurare come diversi gruppi di neuroni parlano tra di loro”.
L’addestramento dei piloti, la loro abitudine ad elevate prestazioni, ha un effetto plastico sul cervello, lo modifica in qualche modo e ciò dimostra che proprio l’addestramento può risultare molto utile in caso di terapie riabilitative conseguenti a danni cerebrali.
Insomma, per diventare un pilota di successo è necessario allenare la mente, che anche in questo sport ha ruolo fondamentale. D’altra parte i trionfi di driver come Schumacher e Prost, denominato il “Professore”, non sono stati un caso.