Aci: troppe auto storiche senza valore
Il presidente Sticchi Damiani propone una lista chiusa annuale di modelli per l’Asi e incentivi specifici per la rottamazione.
L’Automotoclub storico italiano (Asi), il registro delle vetture storiche, sta vivendo un «aumento sproporzionato» delle iscrizioni negli ultimi anni, arrivando ai 130mila veicoli del 2013 rispetto alle poche migliaia di qualche anno fa. A sottolinearlo, durante un’audizione in commissione Finanze della Camera sul Ddl Capezzone di riforma delle tasse automobilistiche, il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani.
La tendenza è già stata rilevata da tempo dagli appassionati di veicoli storici, che hanno notato un aumento di auto d’epoca in circolazione che però sono solo macchine vecchie, non storiche, e non vengono curate come un pezzo d’antan meriterebbe, ma sono in strada ogni giorno, usate per il trasporto quotidiano, invece che nelle occasioni speciali e nei raduni a cui sarebbero destinate.
«Si tratta di un modo di muoversi con forti agevolazioni fiscali per bolli e assicurazioni ai danni dello Stato, che genera una perdita di gettito per l’erario valutabile in circa 200 milioni l’anno», spiega Sticchi Damiani. «Dei circa 4 milioni di auto storiche, solo 800mila avrebbero i requisiti mentre i restanti 3,2 milioni di veicoli non sono considerabili di interesse storico o collezionistico».
Il presidente dell’Aci ha proposto durante l’audizione due soluzioni che potrebbero risanare la situazione nata dal periodo di crisi dell’economia. Una prevede una lista chiusa annuale che contenga i modelli ritenuti meritevoli di essere classificati come storici, andando oltre i già necessari requisiti di fabbricazione. La seconda soluzione avalla incentivi specifici per la rottamazione dei veicoli storici (finanziamenti collegati all’acquisto di un’auto nuova) per le vetture già iscritte all’Asi che però «rappresentano un grosso pericolo per la sicurezza e la sostenibilità ambientale della circolazione stradale».
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