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Aumenti carburante: una soluzione ci sarebbe...

Di Francesco Giorgi
Pubblicato il 23 ott 2009
Aumenti carburante: una soluzione ci sarebbe...
Il carburante ha ripreso la sua impennata: costa sempre di più. Che fare? Proviamo a cercare le "pompe bianche"

Il carburante ha ripreso la sua impennata: costa sempre di più. Che fare? Proviamo a cercare le “pompe bianche”

Sarà il dollaro, che sui mercati valutari negli ultimi giorni sta conoscendo un nuovo momento di debolezza. Sarà che, come conseguenza (secondo gli indici della Borsa di New York e di Londra) il greggio al barile ha registrato una nuova impennata, stavolta di 25 centesimi arrivando a sfiorare gli 80 dollari.

Oppure sarà che il mercato dei carburanti è “isterico”, come lo ha definito il Codacons, l’Associazione dei Consumatori che, nelle ultime due settimane, ha rilevato un aumento del prezzo dei carburanti alla pompa pari a 3,3 euro di media per un “pieno” di benzina da 60 litri. Oppure sarà anche il fatto che la crisi dei mercati ha portato a un utilizzo più mirato dell’automobile (e questo vuol dire meno spese per i rifornimenti).

Sta di fatto che proprio in questi giorni il petrolio ha raggiunto, per la prima volta nel 2009, la soglia degli 80 dollari al barile; la conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è un rincaro diffuso dei prezzi al litro.

Aumenti: quanti e quali

Gli aumenti hanno portato Api – IP a rialzare di 2 centesimi il prezzo al litro di “verde” (1,313 euro) e gasolio (1,157); Agip non è da meno; Erg aumenta il prezzo al litro della benzina di 0,5 centesimi e del gasolio di 1 centesimo; Esso di 0,5 centesimi per benzina e gasolio e Q8 rialza il costo al litro di 1,2 centesimi per la benzina.

Il trend è in crescita, se si considera che la prima settimana di Ottobre aveva visto Shell aumentare la benzina, da un giorno all’altro, di 1,8 centesimi (portando il prezzo a 1,284 euro al litro) e il gasolio di 2 centesimi (prezzo alla pompa di 1,119); Esso aveva aumentato la benzina di 1 centesimo (1,284 euro / litro) e il gasolio di 1,2 centesimi (1,117 euro al litro), Q8 aveva aumentato di un centesimo benzina e gasolio, portando il prezzo a 1,260 euro al litro la benzina e 1,111 euro al litro il gasolio. Erg aveva rincarato di 60 centesimi il prezzo al litro del gasolio, che alla pompa costava 1,115 euro al litro.

A conti fatti, rispetto all’inizio di Ottobre un “pieno” di benzina costa, in media, 3,3 euro di più; poco meno (3,15 euro) per il gasolio.

Mister Prezzi aveva già detto: “La colpa è delle Compagnie”

Aumenta il costo al barile: occorre aumentare il prezzo al consumatore finale. E’ il ragionamento che, per l’automobilista, seguono le principali Compagnie, alla faccia delle recenti dichiarazioni di “Mister Prezzi” (non più vecchie di una decina di giorni fa), che necessita di una piccola premessa.

I primi giorni di Ottobre, il Garante dei prezzi additava proprio le Compagnie come le principali responsabili dell’aumento della forbice fra i prezzi praticati in Italia e quelli presenti nella media delle altre Nazioni europee: “Se nel 2008 il divario medio fra Italia ed Europa era di 0,9 millesimi al litro rispetto all’anno precedente, quest’anno la forbice è salita a ben 2 millesimi”, ha denunciato Roberto Sambuco, il Garante per i prezzi.

L’accusa di Sambuco è rivolta principalmente alla crescita della curva del margine lordo (differenza fra il prezzo industriale dei carburanti italiani e le quotazioni internazionali degli idrocarburi raffinati), ai margini di guadagno delle Compagnie e a una non sempre trasparente politica dell’esposizione dei prezzi al distributore: fra le sempre più numerose indicazioni di sconto, appare difficile per l’automobilista capire quale sia, in effetti, il prezzo del carburante al litro che dovrà pagare.

Dal canto suo, l’Unione petrolifera, che raggruppa le Compagnie nazionali, ha diffuso un comunicato per evidenziare che “Le rilevazioni di Mister Prezzi non tengono conto dell’inversione di tendenza che si è verificata in questi ultimi mesi”.

E pensare che in Svizzera…

Per gli italiani è una beffa sapere che, appena oltreconfine, la situazione è ben più favorevole. A seguito dell’impennata dei prezzi dei carburanti alla pompa, gli automobilisti di Como, Varese e Milano hanno ripreso a sopportare di buon grado le “code” per rifornirsi in Svizzera, dove i prezzi sono ben inferiori rispetto all’Italia: sotto la bandiera rossocrociata, infatti, il prezzo della benzina verde è di 1 euro e 5 centesimi al litro (in media), mentre per il gasolio il costo è di 1,08 euro.

A dire il vero, anche in Svizzera i carburanti per autotrazione hanno risentito dell’aumento: lo scorso 15 Ottobre i prezzi sono passati a 1,05 euro per la benzina dal precedente 1,03 e, per il gasolio, a 1,08 da 1,06. Si tratta di aumenti rilevanti (2 centesimi), ma il prezzo resta sensibilmente più basso rispetto all’Italia.

Viene anche da aggiungere che, forse, in Svizzera e nelle altre Nazioni europee gli automobilisti non sono costretti a subire passivamente certe voci di “peso fiscale” che più anacronistiche non potrebbero essere: ci si riferisce alle accise, i “balzelli” sui prezzi al litro. Dalla Guerra d’Abissinia alla crisi del canale di Suez, ai contributi per il l’alluvione di Firenze, Vajont, Friuli, Irpinia, Missione in Libano (del 1983), missione in Bosnia, fino al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri: sono tutte “tasse” che si pagano alla pompa.

Le associazioni: “Riduciamo i prezzi, e basta”

Realizziamo distributori nei centri commerciali, come avviene nel resto d’Europa, evitiamo l’obbligatorietà di vendere, assieme alla benzina, anche il GPL e il metano. In sostanza, troviamo (perché ci sono) delle soluzioni efficaci per un rapido ridimensionamento dei prezzi alla pompa”. E’, in estrema sintesi, il ragionamento formulato in questi giorni dalle Associazioni per la difesa dei consumatori. Federconsumatori, Adusbef e Codacons tuonano contro l’aumento indiscriminato del carburante. Addirittura, Carlo Rienzi, Presidente del Codacons, invita il Ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola a “Mandare la Guardia di Finanza presso i distributori, per verificare quanto i gestori hanno pagato la benzina che oggi vendono a prezzi rincarati”. Il dente, perciò, è più avvelenato che mai.

Meglio “senza marchio”, basta spendere meno

C’è poco da fare: nella ridda di dichiarazioni politiche e di “scaricabarile” (si perdoni il gioco di parole), chi ci rimette è il consumatore finale. L’automobilista che, oltre a dover subire, nel computo del peso fiscale al litro, accise delle quali non si capisce il senso e aumenti indiscriminati subisce anche, nel prezzo alla pompa, le bizzarrie di un mercato nel quale, come è già avvenuto, anche se il prezzo del greggio al barile non varia, il costo alla pompa sale ineluttabilmente.

Che fare? Non resta che sperare nel “mercato parallelo”: I distributori senza marchio (quelli che “tutti sanno che ci sono, ma nessuno sa dove sono”).

Le “pompe bianche” sono quasi 2.000 in tutta Italia, e occupano una quota di mercato del 7 per cento circa. Garantiscono un sensibile risparmio, che arriva anche a 7-8 centesimi al litro per benzina e gasolio.

Se si vuole dare un’occhiata, sul sito di Federconsumatori è possibile averne un elenco. In questo caso, la Rete è di grande aiuto: i forum pullulano di post su dove e come trovarli.

Motori.it non mancherà, nei prossimi giorni, di effettuare una inchiesta “sul campo” per verificare il risparmio offerto dalle “pompe bianche” rispetto ai distributori a marchio.

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