700 CV “en plein air”: il biglietto da visita con cui Gaydon presenta la serie speciale (88 unità) della roadster biposto. Sarà su strada ad inizio 2021.
In perfetta corrispondenza con le anticipazioni rese note all’inizio di gennaio 2020, Aston Martin ufficializza il programma di lancio della “specialissima” V12 Speedster: 88 esemplari sviluppati dalla Divisione “Q by Aston Martin” e realizzati in collaborazione con lo staff tecnico della factory di Gaydon, e rivolti ad una ulteriore conferma del corposo patrimonio sportivo che deriva dalla lunghissima esperienza di Aston Martin nelle competizioni. Ciascuna delle unità del modello chiamato a rinnovare l’immagine racing per Aston Martin – attualmente l’azienda di oltremanica punta forte sulla “big news” DBX, premium-SUV che contrassegna l’esordio dell’azienda di Gaydon nella nicchia di mercato “a ruote alte di altissima gamma” – verrà prodotta interamente a mano. Già definita la timeline di debutto commerciale: Aston Martin V12 Speedster, disponibile alle ordinazioni online, viene messa in vendita ad un prezzo che parte da 765.000 sterline. Le prime consegne sono previste per l’inizio del 2021.
Corpo vettura: una eredità “di peso”
Realizzata sulla tecnologia di architettura ad elementi di alluminio incollato, Aston Martin V12 Speedster (idealmente “rivale” di una nuova generazione di “barchette” che ha in Ferrari SP1 ed SP2 Monza e in McLaren Elva le proprie punte di diamante: perché non organizzare una serie di competizioni dedicata? Giriamo la proposta ai vertici FIA) prende in prestito, “ovviamente” riveduti e corretti, parte dei componenti strutturali di Aston Martin DBS Superleggera e Vantage, pur facendo ricorso ad una tecnologia di telaio – in fibra di carbonio – specifica. Ispirazione concettuale, oltre alla storica DBR1 che con Carroll Shelby e Roy Salvadori trionfò alla 24 Ore di Le Mans 1959 ed alla concept CC100 Speedster del 2013, è il leggendario “caccia” Hornet F-18: lo evidenzia, in questo senso, la peculiare tinta carrozzeria.
C’è posto soltanto per due
Niente parabrezza, ovviamente del tettuccio non c’è neanche l’ombra; pilota e passeggero si “accomodano”, come nella migliore tradizione “roadster”, in un abitacolo volutamente essenziale e che si compone di dettagli in fibra di carbonio ad effetto satinato, accenti in alluminio e cromati, pelle e particolari in gomma a stampa 3D. uno stile snello e dall’efficienza funzionale al controllo della potenza sviluppata dall’unità motrice. La cura aerodinamica – “conditio sine qua non” nella realizzazione delle vetture di tipo roadster – consiste in un attento studio ai flussi di aria, a formare una “bolla” che protegge pilota e passeggero (si consiglia, in ogni caso, l’uso del casco!). Ad amplificare l’essenzialità di progetto, una “trousse” in pelle, collocata di fronte al passeggero e che sostituisce il convenzionale vano portaguanti. Qualche bagaglio trova posto all’interno di due “nicchie” sotto le due “gobbe” aerodinamiche dietro ciascuno dei sedili.
Il “cuore” è DBS
Sotto il (lunghissimo) cofano, Aston Martin V12 Speedster viene equipaggiata con l’unità motrice della supercoupé Aston Martin DBS: il poderoso 12 cilindri a V da 5,2 litri sovralimentato con due turbocompressori, collocato in posizione centrale ed abbinato al cambio automatico ZF ad otto rapporti. I valori tecnici e prestazionali espressi da Aston Martin V12 Speedster sono pienamente in linea con l’appeal del modello, dunque elevatissimi: la velocità massima (autolimitata) viene dichiarata in 300 km/h, ed il tempo di accelerazione da 0 a 100 km/h richiede appena 3”5. La trasmissione, di tipo transaxle per una ottimale distribuzione dei pesi, abbina al cambio ZF al retrotreno un differenziale a slittamento limitato.