L’ingegnere sudafricano, protagonista di 30 anni di evoluzione tecnica in F1 e “papà” di alcune delle monoposto più celebri, annuncia l’imminente debutto come costruttore di vetture sportive a tiratura limitata.
Era inevitabile che prima o poi facesse il grande passo, e da consulente e progettista si trasformasse in costruttore tout court. Gordon Murray, il tecnico sudafricano protagonista di un trentennio di Formula 1 e, successivamente, designer di due delle più celebrate supercar dell’ultimo quarto di secolo (McLaren F1 e Mercedes SLR McLaren), debutta nel “club” delle Case costruttrici, con un proprio marchio: Gordon Murray Automotive.
Obiettivo dichiarato dal 71enne ingegnere ex Brabham e McLaren e da diversi anni attivo nella consulenza con lo studio Gordon Murray Design, è la realizzazione di autoveicoli sportivi, “ovviamente” su quantitativi limitati.
Bocche cucite, anche da parte dello stesso tecnico sudafricano, relativamente ai progetti nel cassetto. Si può tuttavia ipotizzare che un “antipasto” dell’engineering impostato da Murray in una futura produzione con il proprio marchio potrebbe essere contenuto nella tecnologia telaistica sviluppata per la concept che Yamaha è in procinto di svelare in anteprima assoluta all’imminente Salone di Tokyo 2017: sul “misterioso” prototipo, probabilmente evoluto rispetto alle precedenti concept “Motiv” e Sport Ride Concept (o che, in rapporto alle quali, potrebbe costituire una sintesi tecnica), nei giorni scorsi era stato avanzato che potrebbe mantenere la tecnologia “iStream”, messa a punto proprio da Gordon Murray. Del resto, come era stato riportato di recente, anche la nuova produzione TVR porterà in dote la medesima tecnologia di telaio.
La tecnica “iStream”, a sua volta (2015) confluita nella realizzazione di un ulteriore procedimento – sviluppato da Gordon Murray con la partecipazione di Toray Industries, Innovate UK ed ELG – prevede l’impiego di resine polimeriche rinforzate con fibra di carbonio (CFRP), laddove alla base di tutto precedentemente c’era la fibra di vetro. Nella tecnica “iStream”, due fogli di CFRP vengono incollati fra loro mediante una struttura “a nido d’ape” e sovrapposti ad un telaietto in sottili tubi in acciaio, in modo da offrire una studiata leggerezza del telaio. I vantaggi di questa tecnica, spiega Gordon Murray, consistono nella possibilità di produrre telai hi-tech in materiali compositi, ottimizzandone tempi di assemblaggio e costi di produzione.
Nelle prossime settimane, in occasione dei suoi primi cinquant’anni nel design telaistico, Gordon Murray organizzerà un evento multimediale che illustrerà i modelli più importanti da lui progettati a partire dal 1967 (la IGM Ford che lui stesso portò in gara, nelle serie nazionali sudafricane, fra il 1967 e il 1968), per proseguire con la prolifica collaborazione con Brabham e, successivamente, con McLaren.
Tutti gli appassionati di motorsport, in effetti, conoscono bene il nome di Gordon Murray. Estroso tecnico, iniziò a farsi notare negli ambienti della massima Formula con la progettazione delle Brabham BT42, BT44, BT45 (la celebre Brabham-Alfa che montava l’unità 3.000 cc V12 della Alfa Romeo 33 campione del mondo Marche nel 1975 e, poi, nel 1977). Fu con la BT46B, soprannominata “Aspirapolvere” per il rivoluzionario sistema effetto-suolo mediante ventola posteriore che (pur essendo poi squalificata) si aggiudicò con Niki Lauda il GP di Svezia nel 1978, che il nome dell’ingegnere sudafricano assurse a fama mondiale. Due volte seconda nel titolo Costruttori in F1 (1975 e 1981) e due volte vincitrice Piloti (1981 e 1983) con Nelson Piquet, la Brabham si avvalse della collaborazione di Gordon Murray fino al 1986, stagione nella quale egli passò alla “rivale” McLaren, per firmare – sotto la direzione di Steve Nichols – le monoposto McLaren MP4/3 (1987) ed MP4/4 (1988), un altro capolavoro: il telaio ispirato alla precedente Brabham BT55 “sogliola” del 1986 permetteva una riduzione della sezione frontale del 30% e una impostazione aerodinamica piuttosto semplice e per questo efficace. Abbinata all’unità turbo Honda 1.5 V6 e con Alain Prost ed Aytron Senna, nella stagione 1988 di F1 portò in casa McLaren 15 vittorie su 16 gare (unica eccezione Monza, con la doppietta Ferrari Gerhard Berger-Michele Alboreto), 15 pole position e 10 giri più veloci in gara.