Progetto hi-tech in partnership fra Lamborghini e il MIT, la futuristica concept elettrica dal corpo vettura che immagazzina energia per mezzo di nanotubi al carbonio e si ripara da se è stata illustrata a Boston.
Superpotente. E talmente innovativa da potere risultare “unica”: un prodotto a se stante nel panorama della mobilità futura hi-tech. Un veicolo che porterà in dote nuove soluzioni di engineering rivolte ad una serie di punti-chiave per la tecnologia automotive del mondo che vivremo al volante delle nostre auto: questioni che vanno dalle modalità di stoccaggio dell’energia all’utilizzo di materiali di nuova generazione, a moduli powertrain sempre più efficienti e all’altezza delle esigenze di una particolarissima “nicchia” di mercato alla quale la vettura appartiene (e, dunque, anche altamente emozionale alla guida) e un design tutto nuovo ma, nello stesso tempo, in linea con l’immagine del marchio.
Ecco, in sintesi, i contenuti rivelati da Lamborghini Terzo Millennio, futuristica concept che, dopo le prime anticipazioni di ieri, è stata illustrata nelle scorse ore presso la sede del prestigioso MIT-Massachusetts Institute of Technology che, nello sviluppo tecnologico della “Lamborghini del futuro”, ha giocato un ruolo chiave sulla scorta della partnership tecnologica avviata esattamente un anno fa con l’azienda di Sant’Agata Bolognese.
Il nome scelto per la supercar di Lamborghini, “Terzo Millennio”, esprime in maniera chiara i concetti hi-tech che vengono espressi dal prototipo anticipato al MIT: ovvero, i primi passi verso un futuro che, come anticipa l’amministratore delegato di Lamborghini Automobili, Stefano Domenicali, “Vedrà Lamborghini riscrivere le regole del segmento supercar”.
Per questo, dichiara il numero uno di Sant’Agata Bolognese, la collaborazione con il MIT “Rappresenta una eccezionale opportunità: rappresentare, attraverso la concept di oggi, un veicolo entusiasmante e rivoluzionario, che ci consente di raccogliere la sfida di quanto attualmente viene visto come qualcosa di ‘impossibile’, e riscriverlo in una nuova realtà futura”.
Un po’ come avvenne, mezzo secolo fa, con la leggendaria e all’epoca rivoluzionaria Miura (non a caso, a lungo rimasta nell’immaginario collettivo come “La” Lamborghini, e da tutti gli appassionati di vetture sportive individuata come una vettura-simbolo), all’alba del 2018 Lamborghini si prepara a indicare un nuovo percorso tecnico per le supercar.
Tecnicamente, Lamborghini Terzo Millennio rappresenta dunque una prefigurazione di come potrebbero essere le future hypercar: non, tuttavia, nel 2022 (seppure alcune “voci di corridoio” dei giorni scorsi avessero indicato, entro quella data, lo sviluppo di una nuova lineup di propulsori a tecnologia ibrida plug-in da affiancare alla “tradizionale” gamma di motori V10 e V12 che tanto vengono apprezzati dagli enthusiast del “Toro”), quanto in un’ottica più ampia. Futura, appunto.
Il prototipo di supercar a trazione 100% elettrica – una unità a zero emissioni contenuta in ciascuna ruota – appare “nudo” ed essenziale nell’immagine del corpo vettura. E questa, spiegano i tecnici Lamborghini e i ricercatori del MIT coinvolti nel progetto, rappresenta una precisa scelta, oltre che la parte più interessante del “programma-Terzo Millennio”: non più esclusivamente “scatola di stile”, o espressione di design pura e semplice, la carrozzeria interamente in fibra di carbonio rappresenta una parte integrante del modulo di accumulo dell’energia.
Anziché fare affidamento al “tradizionale” sistema del pacco batterie contenuto all’interno del telaio, il prototipo Lamborghini Terzo Millennio prefigura una alimentazione con nanotubi al carbonio (tecnologia messa a punto alcuni anni fa proprio da un team di ricercatori del MIT), frutto di un metodo di fabbricazione “layer by layer” (strato su strato) che prevede l’immersione, alternativamente, di un materiale-base in soluzioni di nanotubi al carbonio per offrire a ciascuno strato carica positiva o negativa: secondo gli studi compiuti dai ricercatori del MIT, l’energia prodotta dai supercondensatori di nanotubi al carbonio può aumentare fino a 10 volte rispetto a quella prodotta dagli accumulatori agli ioni di litio.
Con questa peculiarità, verrebbe a risolversi anche una delle questioni più importanti relative all’impiego della tecnologia a zero emissioni nelle vetture più sportive, ovvero quella del peso.
L’obiezione, in questo senso, potrebbe arrivare da una considerazione tanto banale quanto importante: in caso di incidente, o di degrado dei materiali che compongono il corpo vettura, ci si potrebbe ritrovare con la vettura improvvisamente ammutolita perché… senza più energia per procedere. E qui starebbe la seconda grande novità: la stessa struttura portante delle vetture del futuro sarà in grado di ripararsi da sé. In poche parole: una serie di sensori avrà il compito di monitorare l’intero corpo vettura e, nel caso venissero rilevati crepe o altri danno strutturali, un sistema proattivo “guarirà le ferite” alla struttura del veicolo. Ciò, oltre a costituire una autentica innovazione fra le tecnologie automotive, permetterebbe anche un più ampio utilizzo della fibra di carbonio anche per i componenti “ad elevato stress da lavoro”, con evidente risparmio di peso nelle aree della vettura solitamente riservate a materiali più pesanti e resistenti.
Non resta che domandarsi in merito alla timeline: quando vedremo su strada una supercar a marchio Lamborghini dalla tecnologia “ereditata” dall’expertise del prototipo Terzo Millennio? Con tutta probabilità, in un programma a lunghissimo termine, evidenziano i vertici Lamborghini. E, per il fatto che alcuni componenti si trovano in fase di sviluppo maggiormente avanzata rispetto ad altri, può anche essere che vedremo le novità hi-tech portate in dote dalla concept Terzo Millennio non necessariamente tutte in un unico veicolo.