Oltre 1.000 CV da due motori elettrici sotto una monoscocca in fibra di carbonio dalle linee ispirate alla storica H6C Xenia del 1938: la “nuova Hispano” si annuncia fra le meraviglie del Salone.
Sarà HS1 GTC o… Carmen la vettura titolata ad assumere la denominazione Hispano-Suiza? Ad ottant’anni dallo stop alla produzione di autoveicoli, e dopo alcuni timidi tentativi di riportarne in auge il marchio che risalgono all’alba del nuovo Millennio, sono ben due le Case che si contendono il diritto di inalberare le insegne della storica azienda catalana fondata nel 1904 a Barcellona dall’incontro fra Damià Mateu i Bisa ed il tecnico svizzero Marc Birkigt e che fino al 1938 produsse alcuni dei modelli di maggiore pregio nell’industria automobilistica mondiale. Una di esse, che nei giorni scorsi ha anticipato la propria partecipazione al Salone di Ginevra 2019 (qui la nostra panoramica sulle novità attese alla rassegna che aprirà al pubblico giovedì 7 marzo, per concludersi domenica 17) è Maguari HS1 GTC, “ultra-coupé” (e non potrebbe essere altrimenti…) sviluppata da “Hispano-Suiza Automobilmanufaktur AG” con telaio in alluminio, carrozzeria interamente in fibra di carbonio e unità motrice 5.2 V12 (il ben noto “motorone” di origine Audi) sovralimentata con due turbocompressori ed un compressore elettrico supplementare, per una potenza annunciata di ben 1.085 CV a 8.200 giri/min e 1.050 Nm di coppia massima a 6.650 giri/min.
La seconda, anticipata in prima battuta lo scorso autunno con una “dichiarazione di intenti” iniziale e, all’inizio di febbraio, rinnovata nelle notizie di anteprima con la diffusione di un’immagine che ne ritraeva la scocca “nuda” (ovviamente in fibra di carbonio), è il prototipo “Carmen”, hypercar 100% elettrica interamente realizzata a Barcellona sotto le insegne del Grup Peralada, holding attiva dal 1904 (lo stesso anno di fondazione di Hispano-Suiza) e da allora guidata dalla medesima famiglia Suqué Mateu, che fra Spagna ed America latina possiede ristoranti “stellati”, casino, vinerie di pregio, hotel e golf resorts, ed è particolarmente attiva nella promozione di eventi artistici e culturali. L’attuale presidente di Hispano-Suiza (che dopo la lunga avventura come Costruttore automobilistico proseguì la parallela attività di progettazione e realizzazione di motori per impieghi aeronautici), Miguel Suqué Mateu, è il pronipote del fondatore Damiàn Mateu. I galloni per rinnovare il prestigio del nobilissimo marchio catalano ci sono dunque tutti.
Soltanto 19 esemplari; prezzi stratosferici
A rafforzare gli obiettivi di ritorno per Hispano-Suiza “del Grup Peralada” fra i Costruttori, seppure giocoforza in piccolissima serie – come del resto avveniva nell’”Age d’Or” del motorismo -, alcune cifre di progetto relative alla hypercar elettrica Carmen (anche qui il nome è “di famiglia”: Carmen era la madre dello stesso Miguel Suqué Mateu): la vettura verrà “tirata” in 19 esemplari, con avvio di produzione previsto per la fine del 2019 e fine produzione stimato al 2021. I prezzi di vendita saranno, come è facile attendersi, alla portata di ben poche tasche: si parte da 1,5 milioni di euro (tasse escluse). Il capitolato di delibera prevede che le prime consegne abbiano luogo all’inizio dell’estate 2020.
Subito dopo il “vernissage” al Salone di Ginevra, per Hispano-Suiza Carmen “Proseguirà la fase di test e sviluppo, tanto presso l’Istituito di Ricerca ed applicazione tecnologie automotive IDIADA di Tarragona, quanto su circuiti, sui tortuosi percorsi di montagna dei Pirenei e sulle strade della Spagna meridionale – indica una nota diffusa in queste ore – Si stima che questo processo durerà all’incirca sei mesi”.
Soltanto nove mesi dall’idea al veicolo finito
Da rimarcare la notevole rapidità di esecuzione del progetto: la “elettro-hypercar” Carmen, dichiarano i vertici dell’azienda, non più della scorsa primavera apparteneva al mondo delle idee concettuali. Un primo abbozzo di definizione delle sue caratteristiche prese forma a luglio 2018, quando cioè venne impostato l’obiettivo di farsi trovare pronti per Ginevra 2019 con il prototipo eseguito. Alla stesura del progetto ha preso parte un piccolo staff di tecnici, stilisti ed esecutori dell’opera: appena 25 persone.
Stile: ricorda tanto la immaginifica H6C Xenia del 1938
L’analisi delle prime immagini di “Carmen” rivela una conferma dei propositi da parte del Grup Peralada: realizzare, cioè, una vettura che possa in tutto e per tutto essere considerata erede della “stirpe” Hispano-Suiza ambita dal “jet set” internazionale a cavallo fra le due Guerre mondiali.
Annunciata come “Hyperlux Grand-Tourer”, definizione che ne pone in risalto un deciso abbinamento fra stile, contenuti di altissimo livello e prestazioni anch’esse “da prima pagina” – a trovarne una competitor, “Carmen” può essere messa a confronto con Battista Pininfarina -, la hypercar elettrica catalana si mostra, sinuosa, a ricordare le linee della storica “esemplare unico” Hispano-Suiza H6C Dubonnet Xenia del 1938, uno degli ultimi prodotti della fabbrica di Barcellona prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale, che venne voluta e commissionata a Mateu e Birkigt dall’”asso” dell’aviazione francese André Dubonnet (pilota che ebbe il merito di portare in gara, a più riprese, la precedente H6B, e che gli appassionati di storia dell’automobile ricordano come co-fondatore del marchio Simca), il quale molto contribuì alla definizione dello stile ed allo studio delle sospensioni. In effetti, il particolare di “coda” del prototipo Carmen, caratterizzato da un andamento decisamente rastremato ed aerodinamico, il “taglio” del lunotto ed il vistoso disegno dei passaruota, riportano chiaramente alle forme “a goccia” che fecero furore nella seconda metà degli anni 30 (nota tecnica: le simulazioni al computer ne hanno fatto registrare un Cx pari a 0,325). La parte frontale, indicano i progettisti, viene dominata da una calandra “a trapezio” cromata, il cui disegno trae ispirazione a quelli delle Hispano-Suiza del periodo d’oro; al centro di essa, viene collocata la caratteristica scritta “Hispano-Suiza” in corsivo, mentre il monogramma (le due ali con al centro la doppia bandiera spagnola e svizzera) sarà una reinterpretazione di quello storico.
Abitacolo: lusso, tecnologia e reminiscenze rétro
Allo stesso modo, la commistione fra “moderno” ed “antico” si respira anche all’interno: l’abitacolo di “Carmen” (l’ingresso a bordo per pilota e passeggero – i posti sono soltanto due, proprio come nella storica H6C Dubonnet Xenia – avviene attraverso due porte ad apertura verticale) sottolinea elementi “vintage” – pannelli di legno e dettagli in alluminio per la plancia; interruttori “manuali” di tipo tradizionale; c’è persino un cronografo meccanico, ed il selettore del cambio “a triangolo” è anch’esso dichiaratamente “old style”: si ispira al pannellino in acciaio che veniva installato sui cruscotti delle Hispano-Suiza degli anni 20 e 30 -, e vi abbina soluzioni up-to-date: dal volante multifunzione al modulo infotainment con schermo touch da 10.1” a connettività compatibile con gli standard Apple CarPlay ed Android Auto, e che fra le varie funzionalità consentirà all’utente il controllo da remoto – attraverso una App specifica – dei parametri vettura, della carica residua, della climatizzazione.
Powertrain: oltre 1.000 CV dal motore elettrico
“Sotto il cofano”, o per meglio dire sotto… la monoscocca in fibra di carbonio (il peso “a vuoto” della vettura è di 1.690 kg), “Carmen” viene equipaggiata con un modulo powertrain, sviluppato da QEV Technologies – factory che mette a disposizione il proprio expertise nel motorsport (in qualità di partner Campos Racing e Mahindra in Formula E) e nella produzione (rappresenta la “sponda” europea per Ricerca e Sviluppo del colosso cinese Baic) – formato da due motori elettrici, collegati al retrotreno ed alimentati da batterie ai polimeri di litio a 700 celle e 750V di tensione da 80 kWh di capacità, per una potenza complessiva di 1.019 CV. I valori prestazionali annunciati sono “da urlo”: se la velocità massima è autolimitata a 250 km/h (ciò anche per in incidere pesantemente sull’autonomia, indicata nell’ordine di 400 km secondo il ciclo NEDC), l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede “Meno di 3 secondi”. Secondo i piani di sviluppo, più avanti potrebbero essere pronte nuove batterie ancora più potenti (105 kWh). L’assetto si avvale di sospensioni a doppi triangoli (soluzione mutuata dalle competizioni) ed ammortizzatori a controllo elettronico; l’impianto frenante carboceramico, a controllo drive-by-wire, viene fornito dallo specialista AP Racing. I cerchi, a diametro e sezione differenziati (19” all’avantreno e 20” al retrotreno) ospitano un set di pneumatici da, rispettivamente, 265/30 – 19 e 305/30 – 20.