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Arturo Merzario: "Salvai Lauda, non mi ha mai ringraziato personalmente"

Di Giuseppe Catino
Pubblicato il 1 ago 2016
Arturo Merzario:
Il racconto del pilota italiano che l'1 agosto 1976 praticò il massaggio cardiaco all'austriaco, consentendogli di sopravvivere all'incendio

Il racconto del pilota italiano che l’1 agosto 1976 praticò il massaggio cardiaco all’austriaco, consentendogli di sopravvivere all’incendio

Arturo Merzario salvò la vita a Niki Lauda l’1 agosto 1976, giorno del gran premio di Germania e dell’incidente che ha lasciato segni indelebili sul viso dell’ex pilota austriaco, vittima di un incidente con la sua Ferrari 312 T2 mentre stava affrontando la curva Bergwerk del Nurburgring. 40 anni dopo, l’allora pilota della March, racconta. “Gli praticai il massaggio cardiaco che gli consentì di sopravvivere durante l’attesa dell’arrivo del personale medico. Non mi ha mai detto grazie”.

“Non so cosa mi spinse a fermarmi. Di incidenti drammatici ne avevo visti. Ma i piloti, lo facevano e lo fanno tutt’ora, tendono a proseguire la propria corsa. Quel giorno andò diversamente. Ci fu qualcosa che mi impose di fermarmi. Fu un lampo”.

Nei pressi della Ferrari di Lauda in fiamme si fermarono anche altri due piloti, Gui Edwards e Harald Ertl. “Con l’estintore mi aprirono un varco. Estrassi Lauda dopo aver forzato la cintura di sicurezza, che Niki aveva bloccato nel tentativo di liberarsi. Furono attimi drammatici anche perché Lauda perse i sensi a causa delle esalazioni”.

“Riesco ad estrarlo dall’abitacolo. Gli praticai il massaggio cardiaco. Lo imparai durante il servizio militare pur di ottenere sette giorni di licenza”.

“Tre settimane dopo Lauda venne a Monza. Non mi disse nulla. Né un ciao, né un vaffanculo. Ci rimasi male. Qualche tempo dopo, mentre eravamo in Austria, mi si avvicinò. Fece per togliersi l’orologio, un Rolex. Me lo porse, io lo buttai. I meccanici Alfa si arrabbiarono per quel mio gesto”.

Ora però i rapporti tra Lauda e Merzario sono ritornati sereni. “Siamo amici e ci sentiamo spesso. A chi demmo l’orologio? Abbiamo promesso di non svelarlo”.

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