Accolto il ricorso di Saab contro il divieto di “riorganizzazione volontaria”. Il futuro spetterà ai giudici e al Governo cinese.
Accolto il ricorso di Saab contro il divieto di “riorganizzazione volontaria”. Il futuro spetterà ai giudici e al Governo cinese.
Saab ci spera: il futuro, per il salvataggio del marchio di Trollhattan, dipende dall’accordo di cessione ai cinesi. E dai giudici. Lo dimostra l’accoglimento da parte della Corte d’Appello di Goteborg del ricorso contro la decisione del tribunale distrettuale di negare la possibilità di avviare la procedura di riorganizzazione volontaria.
Questa opzione, contemplata dalla legge svedese, permette alle aziende in difficoltà di guadagnare tempo (da 3 a 12 mesi) nei confronti dei creditori. La dirigenza di Trollhattan aveva presentato domanda, in attesa che arrivino i 245 milioni di euro (pari al 53,9% delle quote capitale Saab) da parte dei nuovi partner cinesi PangDa Automobile Trade e Zhejiang Youngman Lotus Automobile.
Il ricorso presentato dalla dirigenza Swedish Automobile (questo l’attuale nome della società ex Spyker che controlla Saab) è la risposta al divieto di riorganizzazione volontaria, deciso nei giorni scorsi dalla Corte distrettuale di Vanesborg.
A questo punto, la palla torna al tribunale: spetta ai giudici, infatti, il “via libera” alla riorganizzazione volontaria; nello stesso tempo, si attende una risposta da Pechino: il Governo cinese è chiamato a pronunciarsi in merito all’accordo di parthership con PangDa e Zheijang.